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Regione, la pesante “zavorra” dei Consorzi di bonifica

Nel Def vengono evidenziate le criticità nella gestione degli 11 enti, tra cui un disavanzo complessivo di 40 milioni: da qui la necessità di una riforma, anche attraverso una loro riduzione

Pubblicato il: 25/04/2020 – 19:31
Regione, la pesante “zavorra” dei Consorzi di bonifica

di Antonio Cantisani
«Problematiche di notevole entità con effetti negativi sulla stabilità finanziaria degli enti». Un po’ a sorpresa, anche perché «non ricompresi nel perimetro» degli enti para e sub-regionali. Il Def, il Documento di economia e finanza della Regione, approvato il 9 aprile in Giunta e in via di approvazione lunedì in Consiglio, ritiene «opportuno effettuare un “focus” sui Consorzi di bonifica».
IL “FOCUS” DELLA REGIONE E il “focus” non è propriamente positivo. Nel Def anzitutto si ricorda i Consorzi di bonifica «attualmente operanti sul territorio della Regione Calabria!, in totale 11 (Tirreno catanzarese, Ionio crotonese, Ionio catanzarese, Ionio cosentino, bacini meridionali del cosentino, bacini settentrionali del cosentino, alto Ionio reggino, Tirreno reggino, basso Ionio reggino, Tirreno vibonese, Tirreno cosentino), su di loro la legge regionale 11 del 2003 pone il controllo di apposita struttura cui fa parte anche un rappresentante del Dipartimento Bilancio. E questo controllo ha reso un quadro fatto di tantissime ombre. «A seguito dell’esame dei documenti consuntivi e previsionali degli enti in questione – si legge nel Def – sono emerse delle problematiche di notevole entità con effetti negativi sulla stabilità finanziaria dei consorzi».
LE CRITICITA’ DEI CONSORZI DI BONIFICA Nello specifico – sottolinea il Def della Giunta – «le criticità rilevate sono le seguenti: 1) mancata analisi dei rapporti creditori e debitori tra i Consorzi di bonifica e la Regione, 2) mancanza di un sistema di contabilità̀ in linea con le regole e gli schemi di bilancio adottati dalla Regione Calabria; 3) notevoli disavanzi di amministrazione, 4) mancata o inadeguata copertura dei disavanzi e disequilibri di bilancio». Scendendo ancora più nel dettaglio, nel Def si rileva che «sulla base delle verifiche effettuate dalla struttura di controllo, il disavanzo complessivo riportato dagli 11 Consorzi attualmente in attività supera il ragguardevole importo di 40 milioni di euro, cifra destinata sicuramente ad aumentare se si considera che gli enti in questione, nella maggioranza dei casi, hanno contabilizzato nei propri bilanci delle posizioni di credito nei confronti dell’amministrazione regionale, di dubbia esigibilità. Orbene – prosegue il Documento di economia e finanza della Giunta – tale situazione è̀ da ricondurre principalmente alle profonde carenze organizzative che da sempre hanno contraddistinto il settore della forestazione con particolare riferimento alla gestione del personale». Da qui la considerazione per cui «risulta del tutto evidente come nel corso del tempo a causa di scelte discutibili in tema di gestione delle risorse umane si è arrivato ad avere un costo di personale che via via è̀ risultato insostenibile rispetto alle reali risorse di cui tali enti potevano effettivamente disporre. Lo squilibrio – specifica il Def – si è̀ aggravato nel corso degli anni se si considera la scarsa capacità di riscossione di tali enti rispetto ai propri ruoli di contribuenza, con un conseguente ammanco di risorse che ha comportato un peggioramento dei già precari equilibri di bilancio».
AZIONI PER IL FUTURO Cosa fare quindi dei Consorzi di bonifica. Il Def ipotizza qualche strada, quasi obbligata peraltro. «Alla luce delle criticità sopra evidenziate risulta imprescindibile negli anni a venire attuare una radicale azione di riforma della forestazione regionale al fine di assicurare le importanti attività che tali enti garantiscono in termini di costruzione, gestione e manutenzione delle opere di bonifica». Il futuro in sostanza richiede – scrive infine la Giunta nel Def – «l’adozione di politiche atte a determinare una riduzione dei costi di gestione dei Consorzi di bonifica in un’ottica non di taglio lineare, ma di massimizzazione delle sempre più scarse risorse disponibili, attraverso anche una rivisitazione dei territori di competenza degli attuali Consorzi in termini di riduzione del numero degli stessi».

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