Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

«Sanità, gestione unica in tutto il Paese»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 26/04/2020 – 11:03
«Sanità, gestione unica in tutto il Paese»

Quanto è strano il nostro Paese! Si protesta per ogni cosa, tutto è motivo di discussione anche per cose banali. Ma si rimane amorfi quando c’è da intervenire su iniziative importanti come quelle di coloro che chiedono la riapertura delle attività produttive: delle industrie, delle fabbriche, del commercio (anche quello al dettaglio) nonostante il buon senso e le vicende attuali determinate dalla pandemia da “Covid – 19” che mette a rischio il bene più prezioso: la vita, imporrebbero una attenta riflessione. Una parte delle Regioni (soprattutto del Nord) chiede che siano tolti i divieti e che si riprenda il lavoro nelle industrie per evitare di far crollare l’economia. Sarebbe un tentativo lodevole se il Paese non fosse flagellato dal “Coronavirus” così da determinare ancora decessi da Nord a Sud, senza distinzione di censo, di “timocrazia” che stabiliva i diritti e i doveri secondo classi censitorie, e persino del “chapart” che distingueva tra il signorile e coloro che non lo erano. Insomma, difronte al pericolo di morte non esiste chi è più uguale degli uguali.
Ma la “lezione” subita, a quanto pare, non serve o è servita a poco. Si fa poressione perché si vogliono far prevalere determinati interessi; perché il denaro ritorni, tout court, ad essere l’elemento principale rispetto a qualsiasi altro profitto, anche rispetto all’uomo!
Tutto può essere compreso e tutto attiene al grado di civiltà raggiunto, sicché può anche accadere che ciascuno possa tentare di far quadrato intorno all’interesse personale mascherandolo da collettivo. E’ quanto, peraltro, sta accadendo in alcune regioni del Nord da quando il Paese è stato costretto a chiudere le porte per tentare di fermare l’epidemia del secolo, il “coronavirus”. Oggi che secondo le statistiche i decessi sarebbero diminuiti, ma non finiti, la parola d’ordine che influenza anche il Parlamento e il Governo, sembra essere univoca: riaprire le industrie! Il guadagno, dunque, prima di tutto! Prima anche delle migliaia di decessi avvenuti nel Paese. Non una parola, invece, per far capire, dentro e fuori del palazzo, a quali conseguenze si espongono gli italiani. L’ obiettivo non può essere solo la ripartenza delle imprese, la ripresa della produzione per fare soldi. E invece, sembra essere il motivo portante.
La Lega, secondo il principio della “captatio benevolentiae”, tenta di distogliere l’attenzione dalla discussione sui tempi della ripresa e lo fa presentando una mozione di sfiducia per il ministro Gualtieri con la scusa del DEF. L’obiettivo sembra chiaro: fare da stampella ai fautori della ripresa rapida delle attività produttive, ma senza considerare i rischi possibili connessi con l’eventuale esplosione dell’infezione. E dire che la cronaca riferisce di una crescita del numero di contagi soprattutto a Milano. E che dire del Sud del Paese dove uno screening serio non è stato mai fatto.
È giusto pensare all’economia, è giustificato interessarsi del MES, vanno bene gli Eurobond, ma, di grazia, si vuole dire a quali conseguenze si rischia di andare incontro se ci dovessimo trovare in presenza di una ripresa della pandemia? Se una ipotesi del genere è stata sufficientemente valutata dallo staff tecnico ed i possibili effetti a causa delle differenze esistenti tra l’offerta delle strutture sanitarie del Sud rispetto a quelle del profondo Nord? Forse che si possa ritenere, come potrebbe dire provocatoriamente Feltri, che una vita in Calabria vale meno di una lombarda?
Si chiede che si metta un argine alla crisi economica. Giusto! Il pensiero dell’economia e del guadagno vanno sicuramente compresi e condivisi, ma senza fretta, senza rischiare con valutazioni approssimative per quanto riguarda la possibile fase due del “Covid-19”; perché una forzatura potrebbe risultare fatale se prima non si valuta l’offerta sanitaria presente nelle regioni del Mezzogiorno; se cioè esistono uguali condizioni ospedaliere e mezzi di cura rispetto a quelli che la sanità pubblica garantisce al Veneto, alla Lombardia o all’Emilia Romagna. Le istituzioni debbono garantire un piano pandemico serio. È una esigenza che non può essere sottovalutata e che, in ogni caso, suggerisce, il più in fretta possibile, il ritorno alla gestione unica nazionale della Sanità.

*giornalista

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x