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Sos del Centro Antiviolenza "Fabiana Luzzi": «Donne sole, la Calabria è bloccata»

L’associazione Mondiversi che gestisce la Casa Rifugio e l’ente dedicato alla giovane coriglianese, chiedono aiuto alla Regione, al sindaco Stasi ed ai ministeri. «Le autorizzazioni per le nuove Ca…

Pubblicato il: 27/04/2020 – 16:08
Sos del Centro Antiviolenza "Fabiana Luzzi": «Donne sole, la Calabria è bloccata»

CORIGLIANO ROSSANO Quello del Centro Antiviolenza “Fabiana Luzzi”, dell’associazione e della Casa Rifugio “Mondiversi” è un vero grido dall’allarme. Un vero bisogno di aiuto col nodo in gola, strozzato dal pianto, come quelli che accusano sulla loro pelle le tante donne che vi si rivolgono dopo l’ennesimo atto di violenza del partner. Dopo una notte passata in auto per paura di un altro raptus. Dopo non essere riuscite a trovare una soluzione.
Questo è l’humus in cui si muovono il centro dedicato alla compianta, giovanissima, Fabiana e l’associazione “Mondiversi”. I responsabili Luigia Rosito, per il Centro Antiviolenza, Antonio Gioiello per l’associazione e Sonia Leonino per la Casa Rifugio “Mondiversi”, hanno inviato, nelle scorse ore, una lettera alla presidente della Regione, Jole Santelli, al prefetto di Cosenza, Cinzia Guercio, al sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, ai ministri alle Pari opportunità e dell’Interno, Elena Bonetti e Luciana Lamorgese, per un’opera di sensibilizzazione e chiedere aiuto.
Nella missiva rammentano che in questi mesi gravati dalla pandemia causata dal virus Sars-Cov-2 i Centri Antiviolenza, nei limiti imposti, sono rimasti aperti ed anche quello gestito dalle associazioni locali, ha continuato a ricevere tante richieste di aiuto da parte di donne «costrette a convivere con il loro persecutore».
«A ciascuna – spiegano Luigia Rosito, Antonio Gioiello e Sonia Leonino – abbiamo cercato di offrire il sostegno possibile e le informazioni utili per affrontare le loro difficili situazioni, anche al fine di evitare che degenerassero verso il peggio. Abbiamo ricevuto anche tante richieste di accoglienza in Casa Rifugio. Alcune donne – è il quadro desolante – dopo litigi violenti con i loro partner sono andate via da casa, ma senza avere qualcuno che le ospitasse. Alcune hanno passato giorni e notti per strada, qualcuna è ancora per strada».
I tre responsabili nel tendere la mano, ricordano anche che «tra la ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, e la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, il 24 marzo è stato siglato un accordo che invita “i prefetti, con il coinvolgimento dei sindaci e delle associazioni che operano sul territorio, ad individuare, o a confermare laddove già esistenti, nuove soluzioni alloggiative, anche temporanee, nelle quali offrire ospitalità alle donne vittime di violenza che per motivi sanitari non possono trovare accoglienza negli esistenti Centri Anti Violenza e nelle Case Rifugio”. Ciò al fine di attuare eventuali inserimenti in sicurezza e per tutelare le operatrici e le ospiti delle strutture da possibili contagi esterni. Precauzioni e misure che saranno ancora necessarie per i prossimi mesi».
E seppur sulla carta vi siano tutte le condizioni per operare, «sono troppi gli ostacoli» che il Centro Antiviolenza, l’associazione e la Casa Rifugio stanno riscontrando. «A iniziare – spiegano – dalla disponibilità di alloggi di appoggio in attesa dei necessari accertamenti sanitari, mentre in Calabria le autorizzazioni per le nuove Case Rifugio sono bloccate ed i finanziamenti per i Centri Antiviolenza rimangono irrisori ed erogati con notevoli ritardo».
«“Non possiamo lasciare nessuna da sola”. È ciò che ci siamo detti e che ci diciamo in questi giorni. A maggior ragione non possiamo lasciare donne vittime di violenza per strada o in condizioni ad alto rischio. Il nostro è un allarme. Un Sos. È necessario che rapidamente si trovi una soluzione», concludono la missiva Rosito, Leonino e Gioiello, confidando in un intervento risolutivo. (lu.la.)

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