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Santelli al Consiglio: «Per la Regione lavorano 800 persone, ma non si sa a che titolo»

Secondo la governatrice «c’è tanto grigio che va stanato negli uffici dell’ente». Diversi i temi toccati nel suo intervento in occasione dell’approvazione del bilancio. Dalla sanità dove «abbiamo f…

Pubblicato il: 27/04/2020 – 20:29
Santelli al Consiglio: «Per la Regione lavorano 800 persone, ma non si sa a che titolo»

REGGIO CALABRIA «Ho condiviso con la Giunta la richiesta al presidente Tallini di distinguere l’ordine del giorno sul bilancio e linee programmatiche. C’è un motivo: i tempi, siamo arrivati all’ora X, non è bello fare i processi ma c’è un dato di fatto, c’è una Giunta che si è insediata senza trovare il bilancio, ed è un disagio, che oggi tutti insieme viviamo». Inizia così l’intervento della governatrice Jole Santelli in consiglio regionale. «Non è un bilancio tecnico perché ha fatto delle scelte, ha fatto dei tagli, certo è tecnico nel senso che doveva adempiere a un obbligo formale e quindi difficilmente poteva guardare al futuro. E veniamo al perché – continua Santelli – è un momento diverso per le linee programmatiche, non solo perché siamo all’inizio di una legislatura ma perché siamo all’inizio di una nuova era».
Secondo la presidente di Regione «il coronavirus cambia il sistema, quindi quello che abbiamo detto ieri e scritto ieri in campagna elettorale ha obbligo di coerenza ma va calato in una situazione diversa. Di questo futuro della Regione Calabria va discusso in maniera seria, progetti per progetti, situazione per situazione. C’è la necessità di un’assistenza di questa terra, a chi oggi potrebbe non avere più un lavoro: la sfida maggiore a cui saremo chiamati, tutti insieme, sarà costruire la Calabria di domani, investendo sugli asset davvero fondamentali per la Calabria. Il coronavirus ha cancellato definitivamente la politica degli aiuti a pioggia, noi li avevamo cancellati con le elezioni e i nostri intendimenti ma a prescindere da noi li cancella questa pandemia che supera anche la nostra peggiore fantasia. Quindi, nella linee programmatiche nel prossimo Consiglio mi aspetto delle dichiarazioni vere, dai colleghi di maggioranza e opposizione, su cosa, prima di tutto, l’Assemblea principale di questa Regione vuole fare della Calabria. Dobbiamo dare una risposta, segnare un sentiero, poi ci possiamo dividere ma l’obiettivo dev’essere unico: dare un futuro alla Calabria».
«C’E’ TANTO GRIGIO CHE VA STANATO» Santelli parla poi di questi primi mesi della sua Giunta corrispondenti all’emergenza in atto: «Non è stato facile gestire questi mesi, lavorando in dodici. Non abbiamo fatto quasi nulla, finora. Siamo contati e la maggior parte che lavora con me lo fa gratis, proprio perché essendo in dodici non potevamo fare i contratti. Certo che ci teniamo alla legalità – sottolinea la governatrice – e non è una cosa illegale, però siccome poteva essere equivocata e ci poteva essere un margine abbiamo evitato anche quel margine, in questo anche sta la politica».
«Lo dico in modo chiaro chi mi conosce sa che ho molti difetti ma che non sono ipocrita. C’è tanto di obliquo, c’è tanto di grigio che va stanato da quegli uffici, 800 persone che lavorano in Regione Calabria e non si sa a quale titolo, a fare cosa e soprattutto per arrivare a quali risultati, 800 persone che non lavorano per la Regione: proverò a poco a poco a capire perché non è facile comprendere progetti, strutture, aziende che lavorano lì, gente da fuori. Invito i colleghi di maggioranza ma anche di opposizione: chi ha voglia di scoprire la verità, a cominciare con sincerità al mio amico Callipo, aiutateci ad aprire i cassetti e scrosteremo molto».
SULL’APPROVAZIONE DEL BILANCIO «Con questo bilancio abbiamo fatto piccole cose, abbiamo tagliato, un taglio lineare, io sono sempre stata contraria ai tagli lineari, ho fatto una guerra contro Tremonti ma mi rendevo conto che non si poteva fare diversamente. Li abbiamo fatti, abbiamo fato tagli: si può intervenire in maniera decisamente maggiore, ci lavoreremo insieme. C’è soprattutto una sfida, di bilancio ma che riguarda la vita stessa della Regione, quella di tutti gli enti sub regionali: siamo l’unica Regione che ha enti in liquidazione e da 8 anni e che procedono ad assunzioni, è una contraddizione in sè: sugli enti sub regionali auspico un dibattito serio in Consiglio regionale per capire quali enti far funzionare, cosa devono risolvere perché non può essere una giustificazione della politica salvare un ente solo perché dobbiamo salvare un posto di lavoro. Certo, si possono salvare posti di lavoro magari spostandoli dove funzionano e non tenendoli dove non funzionano. Guardandoci in faccia e con lealtà posiamo chiederci quali enti far funzionare e quali mandare in liquidazione. E negli enti da mandare in liquidazione – lo dico consapevole che siamo noi oggi la maggioranza – non si nominano i politici ma commissari liquidatori, che devono essere esperti di commercio e non persone che vanno a sedersi su una sedia politica per non andarsene, perché avranno l’obiettivo di restare sulla sedia e non dio liquidare l’ente».
«ALLUCINANTE LA SITUAZIONE DEI PIGNORAMENTI» La governatrice si sofferma poi su questo ulteriore punto: «C’è tanta materia su cui lavorare per riassettare le cose e presentarci davanti agli organi di vigilanza come la Corte dei Conti, a schiena dritta, e a schiena dritta si può andare quando si sono fatti i compiti a casa. Dobbiamo rimettere mano seriamente – lo dice la Corte dei Conti – in questo momento bisogna dire come stanno le cose. Se mettiamo insieme il bilancio che abbiamo, il blocco della Corte dei Conti sui crediti verso i Comuni, quello che c’è sull’acqua e sui rifiuti e quello che potrebbe arrivare, allora andiamo in fallimento, non potendo andarci perché siamo una Regione e non un Comune le carte non stanno per nulla bene, e di questo tutti dobbiamo essere consapevoli. E’ un bilancio in evoluzione perché ci sono delle variabili, a cui dobbiamo mettere chiarezza. La Corte dei Conti sta verificando il bilancio della Regione con quelli di molti Comuni su acqua e rifiuti, ancora oggi Comuni ci chiedono fondi sui Comuni ma non possiamo darli: su questo dobbiamo avere voci uniche altrimenti rischiamo solo un gioco al massacro. Ci sono delle cose su cui non si può più intervenire».
CAPITOLO SANITA’ «Quanto alla sanità – continua Santelli – io mi trovo in una situazione comoda, in termini politici, perché ho contestato i commissariamenti e ho fatto una guerra al Decreto Calabria. Ma abbiamo ereditato una catena di comando non chiara: c’è un presidente della regione, un commissario della spesa, dirigenti delle aziende nominati dal commissario, dal ministero della Salute e altri ancora dal ministero dell’Interno. Viste le condizioni date, io credo che non io ma come Calabria abbiamo fatto un mezzo miracolo, poggiando non su dati di certezza giuridica ma poggiando sulla buona fede e sulla capacità di lavorare delle singole persone e si è riusciti a lavorare in rete. Noi a un certo punto aspettavamo una fornitura di tamponi che non ci arrivavano da Roma, erano bloccati a Genova, ho chiamato il Gom di Reggio Calabria e ho chiesto al commissario di mandarceli in prestito per restituirli e ce li hanno mandati: abbiamo lavorato con il buon senso del padre di famiglia, abbiamo un problema e risolviamolo, al di là dei ruoli e della burocrazia. Poi, ovviamente ci saranno da sistemare tante cose in sanità. Quanto al personale, abbiamo fatto manifestazioni di interesse e raccolte alle Asp per le assunzioni, perché sono convinta che la Regione sia un ente di programmazione non di gestione: la regione non assume, fa la manifestazione di interesse ma ad assumere sono le aziende, colloqui in Regione non se ne fanno. Anche da queste cose cambia la politica».
FONDI EUROPEI «Su 70 miliardi che il governo dice di mettere sul Covid, 10 miliardi vengono presi dalle Regioni meridionali. Ho posto la domanda: qual è la contropartita politica per le Regioni meridionali? Non mi è stato risposto, mi è stato detto che li avremo nella riprogrammazione successiva Io credo che il Sud abbiamo pieni i cassetti di cambiali scadute dallo governo italiano, abbiamo bisogno di cose ora, non di promesse futuribili. Ho preteso la territorialità, ottenendo che le tornino in Calabria, sta agli atti, abbiamo chiesto la programmazione e io chiedo di più. Chiedo che la stessa flessibilità che Roma chiede a Bruxelles sugli strumenti Roma la conceda a sua volta alle Regioni. Abbiamo bisogno di riprogrammare. La rimodulazione dei fondi comunitari la stiamo già facendo, tanto è vero che abbiamo fatto il ‘Riparti Calabria’ e destinato i fondi al sociale: la rimodulazione generale la faremo all’interno delle dichiarazioni programmatiche, vedendo quali obiettivi raggiungere. La nostra richiesta dev’essere poi quella dei fondi ma soprattutto delle procedure: abbiamo necessità di snellire le procedure, più sono snelle e trasparenti meno si annidano corruzione e criminalità, e su questo dobbiamo batterci. E stiamo facendo in modo tale che in fondi per la Calabria arrivino al più presto, perché uno dei miei più grandi timori non è solo la crisi economica di famiglie e imprese ma anche a chi, in questa fase di crisi, queste famiglie e imprese rischiamo di rivolgersi, e siccome dobbiamo evitare che anche il Covid diventi una per chi non ha un buon rapporto con la criminalità, intanto gli sbarriamo la strada fin quando arriviamo. Stiamo cercando di farlo, poi conoscete le procedure macchinose e dovete darci il tempo di trovare la strada più facile ma che sia anche la strada corretta». (ant.cant.)

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