COSENZA Si chiama “spesa circondariale” e nasce nel cuore della Cosenza solidale per offrire un segno di vicinanza ai 237 detenuti della città calabrese che ieri si sono visti recapitare biscotti, latte, zucchero, caffé, spazzolino, dentifrici e igienizzante grazie all’associazione di volontariato “La Terra di Piero” che da anni è in prima linea a Cosenza per aiutare i più deboli. Una «promessa mantenuta», scrivono in un post su Facebook i volontari, che dall’inizio dell’emergenza hanno portato instancabilmente, casa per casa, spesa e pasti caldi, arrivando ad assistere circa 600 famiglie in difficoltà di Cosenza città e dell’hinterland, grazie a donazioni e contributi volontari confluiti nel progetto Spesa Solidale.
«Abbiamo pensato: perché non farlo per i detenuti? – racconta all’agenzia di stampa Dire Sergio Crocco, presidente de “La Terra
di Piero” -. Ieri abbiamo portato questa spesa al carcere con due furgoncini, è stato scaricato tutto in magazzino e poi portato nelle celle. Abbiamo avuto dalla direttrice tutta la comprensione possibile».
Un gesto simbolico pensato e voluto «per esprimere cio’ che pensiamo: che al di là degli errori che si possono fare chi entra in carcere perde la libertà, non la dignità».
Un segnale «di vicinanza – continua Crocco – a questa popolazione che per molto tempo è stata ghettizzata e dimenticata e che ora soffre molto, perché i colloqui sono diminuiti». Accolto dai detenuti con graditudine. «Da una psicologa che lavora nel carcere e collabora con noi ci è arrivato questo messaggio: “In carcere è appena finita la distribuzione dei pacchi spesa. In tutto 237 detenuti. I 13 pacchi in più (erano 250 in tutto, ndr) sono stati spacchettati e distribuiti al piano dei detenuti migranti, con meno risorse personali e più disagio e difficoltà in questo momento in cui i volontari non possono accedere in carcere dall’esterno. I musulmani in Ramadan hanno ricevuto porzioni maggiori dei loro prodotti che comunque sono stati distribuiti anche agli altri musulmani. Tutti vi ringraziano e mi hanno chiesto di farlo per loro”»
A sostenere l’iniziativa de “La Terra di Piero” anche “Cosenza Mmishkata, i collettivi Prendo Casa e Fem.In, i volontari del Soccorso Speranza, e due gruppi di ultras cosentini, Anni 80 e Cosenza Vecchia”, la stessa rete di Spesa Solidale, iniziativa partita «dall’11 marzo per aiutare una trentina di famiglie bisognose» e arrivata in poco più di un mese a coprire le esigenze di «600 famiglie, a cui ogni sera due cuochi nella nostra sede preparano primo, secondo e contorno, quando riusciamo anche frutta e dolce, che consegniamo dalle 19 alle 21,15. Circa 25 persone, in modo totalmente volontario – precisa Crocco – danno una mano a cucinare e a distribuire i pasti, che variano ogni giorno» e cercano di rispondere anche a quelle che a Cosenza vengono chiamate le “gulie”, gli sfizi, come il pasto del giovedì: la Pizza Solidale. Una volta a settimana, poi, «consegniamo circa mille spese molto sostanziose. Dalla scorsa settimana, che è saltata, a questa ne abbiamo circa 85 in più prenotate – sottolinea – il territorio in cui consegniamo va da Cosenza a Rende, Montalto, Castrolibero, Mendicino e tutto l’hinterland».
Lo scenario descritto dal volontario è quello di una vera e propria emergenza sociale. «Ogni giorno ci contattano dalle 10 alle 15 famiglie in più che si prenotano per la cena, persone che ci chiamano piangendo per chiederci di aiutarle».
Si tratta soprattutto «di precari e lavoratori in nero» che abitano nelle zone più popolari della città, a partire dal centro storico, «anche se abbiamo cominciato ad aiutare anche persone che abitano a Corso Mazzini, in centro, che magari hanno lavori piu’ borghesi, come rappresentanti o agenti commercio. Sappiamo che la situazione e’ difficile – osserva Crocco – ma quello che sta facendo il Governo e’ totalmente insufficiente, lo tocchiamo con mano tutti i giorni. L’emergenza non è solo sanitaria, è soprattutto sociale, nei quartieri più popolari c’è una disperazione assurda, le persone non riescono a comprare nemmeno pannolini e pannoloni. Ho paura che così non possa durare».
A preoccupare gli attivisti è la tenuta sociale in città: «La gente non ce la farà più e, se la situazione non si risolve, andrà a finire male». Cio’ che serve, per Crocco, «è una maggiore presenza sul territorio da parte dei Comuni, che hanno sicuramente più risorse di noi. Anche il Comune ha distribuito i buoni spesa, poi ci sono gli aiuti della Croce Rossa e della Protezione Civile, ma noi siamo molto più radicati perché conosciamo bene i quartieri. Cosenza è una città molto solidale – si rincuora il volontario – appena faccio un appello su Facebook centinaia di persone si offrono per dare una mano, dalle aziende ai privati».
Una tradizione solidale che a Cosenza viene da lontano, dalla prima mensa dei poveri non cattolica creata in città nel 1985 da Piero Romeo, leader degli ultrà cosentini e “uomo solidale” nel cui nome, alla sua morte nel 2011, è nata l’associazione, che ha la missione di portare avanti le sue opere, soprattutto progetti solidali in Africa.
Ma a Cosenza porta il nome di Romeo anche «il più grande parco cittadino inclusivo d’Italia dove possono giocare anche i bambini con disabilità, inaugurato il 15 luglio del 2016 e oggetto, purtroppo, di sette atti vandalici», racconta Crocco. Pozzi, asili e parchi inclusivi portati dai volontari cosentini nella Repubblica centrafricana, ma anche in Madagascar, Tanzania, Namibia, perché «l’Africa è il nostro pallino e io – conclude il presidente de La Terra di Piero – non vedo l’ora di poter partire per il Senegal. Sarà il mio 17esimo viaggio».
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