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«La Calabria ricordi quanto vale il suo ambiente»

di Michele Sapia*

Pubblicato il: 28/04/2020 – 18:56
«La Calabria ricordi quanto vale il suo ambiente»

Lo scorso 22 aprile si è celebrato il 50° anniversario della Giornata mondiale della Terra, un evento che nella nostra regione, salvo sporadiche eccezioni legate agli ambienti scolastici, universitari e culturali, non ha provocato alcun dibattito, è passato pressoché inosservato.
In una regione come la Calabria tanto ricca di risorse ambientali e bellezze paesaggistiche quanto fragile, ciò desta qualche preoccupazione e riflessione.
Nessuna considerazione su quei temi legati all’ambiente che la gran parte della comunità scientifica considera la sfida più importante per l’umanità da oggi ai prossimi decenni; lo stesso Papa Francesco, nell’Enciclica del 2015 Laudato Si’, ha indicato l’ambiente come «il bene principale dell’umanità, una risorsa da valorizzare ma anche da tutelare e difendere».
A tal proposito riordiamo anche un interessante passaggio di Sua Eccellenza Mons. Vincenzo Bertolone durante un seminario della Fai Cisl Calabria sulle politiche forestali e ambientali: «La tutela e la salvaguardia del nostro territorio sono di primaria importanza in questa regione, il cui territorio può rappresentare il volano per il rilancio economico. Per queste ragioni ogni cittadino deve difendere e salvaguardare l’ambiente, perché, in questi ultimi anni, di scempi ambientali ne stiamo scoprendo tantissimi, e non ce li possiamo più permettere».
Oggi riproponiamo l’idea che in Calabria rafforzare il confronto sociale sul tema dell’ambiente diviene strategico e che la vera soluzione si chiama “programmare la prevenzione” per evitare di affrontare, puntualmente, le emergenze ambientali con ingente spreco di risorse economiche e chiedere lo stato di calamità naturale, ciechi davanti alla certezza che i danni sono tanto maggiori quanto maggiore è la nostra incuria.
La Calabria: zone montane e collinari che occupano il 91% dell’intero territorio, oltre 610.000 ettari di superficie boschiva, con un indice di boscosità superiore al 40%, 30.000 sorgenti censite e 1.000 percorsi di acqua, tre parchi regionali ed uno nazionale (una dotazione di parchi per la quale è la prima regione in Italia). Questi dati bastano a dare un’idea dell’immenso tesoro ambientale e paesaggistico in cui viviamo e di cui dobbiamo essere non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi.
Una terra meravigliosa eppure tremendamente fragile, in cui, con drammatica frequenza, si manifestano eventi atmosferici come frane, incendi, esondazioni, alluvioni. Eventi naturali che si sono verificati anche in passato, ma che oggi, a causa dell’incuria e di una sempre meno efficace e capillare tutela del territorio, provocano ulteriori e più gravi disagi e danni alle comunità. Su quasi 2 milioni di abitanti, è stimato che in Calabria più di 400.000 vivano in aree a rischio frane e alluvioni, risultato di decenni di irrazionale utilizzazione e manutenzione dei terreni montani e collinari e di sporadica e discontinua azione di prevenzione a contrastare i fenomeni del dissesto idrogeologico.
A queste cause si aggiunge l’esodo decennale che ha interessato le aree interne: quel presidio umano fatto di famiglie contadine e della pastorizia che nel tempo hanno svolto un importante e amorevole lavoro per la natura, è andato man mano diminuendo.
Il contrasto allo spopolamento delle aree interne è un punto decisivo, da cui passa il futuro della nostra regione. Dal 1981 al 2011, data dell’ultimo censimento nazionale, i comuni di queste zone (che rappresentano il 78% del totale e in cui vive il 58% dei calabresi) hanno perso almeno il 20% dei residenti, con l’Istat che stima nel 2020 in 1.200.000 il totale della popolazione regionale. Lo spopolamento è un processo molto lento, non ha picchi, non viene percepito, ma è come un virus silenzioso che colpisce luoghi, chiude servizi, annienta il quotidiano presidio umano sul territorio.
Siamo alle soglie dell’estate, e tra poco, tra le varie difficoltà a causa dell’attuale emergenza epidemiologica, si avvierà il servizio antincendio boschivo che è indispensabile per affrontare emergenze e difficoltà. Nella scorsa stagione estiva, infatti, sono stati gestiti ben 6.883 incendi per un totale di 7.250 interventi, in gran parte condotti dagli Enti gestori del settore forestale calabrese.
Ma sarà necessario affiancare a questo servizio, già in sofferenza per la carenza di personale, mirate azioni di prevenzione, assolutamente urgenti insieme alle opere di risanamento, anche in considerazione del cambiamento climatico in atto, con aspetti che non possono essere ignorati ma necessitano di attente valutazioni in termini sia di investimenti finanziari sia occupazionali. Temi cruciali, inspiegabilmente rimasti ai margini del dibattito politico e sociale regionale.
È necessario far sì che eventi come quelli degli ultimi anni non si trasformino in una drammatica ed ennesima conta dei danni per le famiglie calabresi, il sistema produttivo e per quello ambientale della regione.
Mai come in questo periodo, abbiamo chiara l’immagine di cosa significhi abbandonare senza un ricambio generazionale settori strategici come la sanità: l’emergenza Covid-19 ci ha messi con le spalle al muro, ponendoci davanti alle nostre responsabilità.
Allo stesso modo, il costante esodo pensionistico e le decurtazione di risorse finanziarie degli ultimi anni al sistema ambientale-forestale calabrese determinano incertezze per un settore che ha svolto un ruolo importante nel limitare, grazie alle attività forestali, danni a cose e persone, alle infrastrutture, agli edifici, alle attività produttive e alle comunità, a quella popolazione che oggi diminuisce sempre più.
Purtroppo, il Governo nazionale, dopo quelli dei governi precedenti, nell’ultima manovra di stabilità ha previsto ulteriori tagli al settore forestale calabrese per 40 milioni di euro.
Una scelta che, come sindacato unitario regionale di categoria, abbiamo fortemente osteggiato, considerando il rischio per le attività di salvaguardia ambientale e di lotta al dissesto idrogeologico in tutto il territorio calabrese e per il mantenimento di un comparto in forte crisi.
Ribadiamo le nostre preoccupazioni e confidiamo nella responsabilità e sensibilità della politica, ai vari livelli, affinché si raggiunga quella necessaria e indifferibile stabilità finanziaria e occupazionale del sistema ambientale-forestale regionale.
Il settore forestale calabrese sta divenendo un contenitore ad esaurimento, con una forza lavoro in continua riduzione.
A preoccupare molto è infatti anche la carenza di personale addetto ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria, che si sta sempre più decimando per pensionamenti e a causa delle normative che disciplinano l’impiego di lavoratori idraulici e forestali in Calabria.
Oggi sono meno di 6.500 i lavoratori forestali calabresi, con un’età media di 56-58 anni: tra pochissimi anni, a difendere il patrimonio forestale calabrese e, dunque, anche l’incolumità delle popolazioni calabresi, resteranno in poche centinaia.
Nei banchi di scuola ci hanno insegnato che l’albero incrementa l’assorbimento dell’anidride carbonica, tutela le biodiversità, stabilizza l’assetto idrogeologico e tanto altro… Da adulti rischiamo di dimenticare e lasciare spazio al piccolo interesse e alla frammentarietà che sono i veri ostacoli della montagna e il vero degrado ambientale.
Allora, basta con la demagogia e dismettiamo i panni della polemica e i luoghi comuni, assumiamo l’onere delle proposte e delle soluzioni.
Se l’ambiente è tutelato e valorizzato nelle giuste dimensioni, tutta l’economia regionale ne trae vantaggi.
Non si può parlare di foreste, tutela ambientale e del territorio, di assetto idrogeologico e di sviluppo delle aree interne della Calabria senza pensare al ruolo determinante svolto, in passato e oggi, dai lavoratori idraulico forestali.
La mancanza di un’informazione corretta e la carenza di formazione strutturata e riconosciuta sono elementi che limitano la qualificazione del sistema ambientale, con la grave conseguenza che le attività svolte in questo ambito soffrono, proprio in una regione prevalentemente montuosa e ricca di risorse naturali, di scarsa considerazione e insufficiente valorizzazione sul piano economico e sociale.
Il settore forestale, che storicamente ha svolto un ruolo strategico, ma poco considerato, per la montagna e il bosco, è vittima di scelte scellerate, oltre a pagare anche il prezzo di una “propaganda” culturale che, negli anni, lo ha dipinto con tratti grotteschi.
Il sistema ambientale-forestale è cruciale per mettere in sicurezza il territorio e la comunità calabrese, ma oggi è ormai ridotto ai minimi termini.
A questo grigio scenario, dobbiamo reagire con ottimismo e opporre una visione lungimirante, fatta di azioni, programmazione e progetti condivisi che garantiscano formazione e aggiornamento, continuità lavorativa, redditi dignitosi e giusti, lavoro ben retribuito e qualificato, rafforzamento del presidio umano sul territorio e ricambio generazionale.
Il sistema ambientale può rappresentare la vera industria calabrese per tutto quello che ad esso è collegato: l’insieme delle attività di produzione agricola, la filiera legno-energia, le tradizioni e produzioni alimentari, le bellezze paesaggistiche, le singole filiere produttive.
Dobbiamo esserne consapevoli, i nostri territori sono feriti dall’abbandono e dal dissesto idrogeologico, dalla eccessiva cementificazione e dall’inquinamento, ma siamo convinti che se la montagna è tutelata anche le zone rurali e pianeggianti saranno protette.
Ecco perché il sistema ambientale-forestale in Calabria assume un’importanza strategica sociale ed economica, un servizio essenziale per la difesa del suolo, la sicurezza del territorio e le attività economiche. Esso può rappresentare una carta vincente anche per sostenere altri comparti come il turismo e l’agroalimentare, considerate l’enorme patrimonio di biodiversità agraria e animale, le molte produzioni d’eccellenza delle aree interne e poi le bellezze paesaggistiche con alberi monumentali e secolari.
Pertanto, considerata la geologia del territorio calabrese, estremamente complessa e fragile, con una rilevante variabilità paesaggistica, strutturale, idro-morfologica ed ambientale, è essenziale promuovere il ruolo multifunzionale dell’ambiente anche con nuove azioni progettuali a sostegno del turismo montano ed enogastronomico.
Riteniamo, perciò, necessario un cambio di passo per il sistema ambientale-forestale regionale, facendo rete e sostenendo il confronto per individuare azioni chiare che favoriscano politiche di green-economy a partire dalle potenzialità esistenti, riscoprendo l’importanza del presidio umano per la salvaguardia del territorio e delle comunità tramite un necessario ricambio generazionale.
Per il settore ambientale-forestale, la nostra proposta si concentra nella necessità di sostenere, tramite il confronto costruttivo, il valore del lavoro forestale strettamente collegato con l’importanza del bosco e quindi dell’albero, condividendo scelte finalizzate a una straordinaria attività di prevenzione, manutenzione del territorio e difesa dell’equilibrio idrogeologico.
Una strategia comune capace di definire, con il coinvolgimento anche del mondo dell’università e della ricerca e di tutti coloro che direttamente e indirettamente svolgono attività nell’ambito ambientale, un capillare ammodernamento e una riorganizzazione delle specifiche attività forestali quali rinaturalizzazione dei rimboschimenti e gestione dei ripopolamenti per prevenire frane e incendi, pulizia del bosco, recupero dei terreni dismessi dall’agricoltura per raggiungere gli obiettivi di mitigazione dell’aumento di anidride carbonica e lotta alla desertificazione, recupero delle opere idraulico-forestali e di conservazione del suolo e sostegno a robuste campagne di sensibilizzazione ambientale.
Sono passati molti decenni, montagna e foreste sono cambiate. Frane e incendi hanno modificato parte del territorio montano e collinare di questa regione…
Oggi è necessario “programmare la prevenzione” per il lavoro e il territorio, convinti che la funzione partecipativa, attraverso momenti di confronto regionale su un tema quale il ricambio generazionale per il sistema ambientale-forestale calabrese, finalizzato a sostenere interventi e attività ulteriori e più capillari, non possa essere più rinviata.
Per tutti questi motivi, in linea con l’importante attività svolta dalla Fai Cisl Nazionale a tutela dell’ambiente e per lo sviluppo sostenibile, abbiamo da tempo avviato varie iniziative e azioni sindacali sul territorio finalizzate a sostenere il valore socio-occupazionale del sistema ambientale-forestale calabrese che coincide tout court con il bene comune.
Ma servono strategie condivise… input, azioni, programmazione, idee ed esempi virtuosi per il lavoro e per il territorio.
Di questo hanno bisogno ora e domani i giovani calabresi, che oggi da regioni lontane o da altre nazioni, per lavoro o studio, vivono questo momento di emergenza sanitaria, già surreale e difficile, con ulteriore tristezza e rammarico, lontani dalla loro terra che li ha visti crescere, lontani dalle famiglie che li hanno visti partire.
La pandemia virale che stiamo affrontando ci insegni a cambiare passo, ci prepari ad affrontare con piglio deciso i temi legati all’ambiente, al territorio, alle tradizioni, alle bellezze paesaggistiche, alle risorse naturali, al valore del bosco e della montagna: un nuovo approccio che veda al centro il “presidio umano” inteso come ripartenza e rinascita per un territorio come quello calabrese che non ci stancheremo mai di definire: “una montagna di opportunità”.

*Segretario Generale Fai Cisl Calabria

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