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“Spiaggia libera”, nuovi guai per Gianluca Callipo: indagato per corruzione con un imprenditore – NOMI

Operazione della Guardia di Finanza a carico dell’ex sindaco di Pizzo e di un noto operatore economico vibonese: l’accusa è quella di aver fatto pressioni per ottenere un’area demaniale da un altro…

Pubblicato il: 29/04/2020 – 8:59
“Spiaggia libera”, nuovi guai per Gianluca Callipo: indagato per corruzione con un imprenditore – NOMI

I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziato della Guardia di Finanza di Vibo Valentia hanno proceduto alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica, guidata dal procuratore Camillo Falvo, nei confronti di Gianluca Callipo, già sindaco di Pizzo, Vincenzo Renda, noto imprenditore vibonese, entrambi ancora ristretti, perché anche loro tratti in arresto nell’ambito della recente operazione “Rinascita -Scott” condotta dalla Dda di Catanzaro. Insieme a loro sono indagati Nicola Domenico Donato, dirigente tecnico dell’Area Urbanistica del comune di Pizzo Calabro, e Nicola Salvatore Vasta, responsabile del servizio Urbanistica, e Demanio Marittimo del Comune di Pizzo Calabro.
Callipo e Renda – informa la Guardia di Finanza – risultano indagati, a titolo di concorso, per il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Gianluca Callipo risulta altresì indagato per i reati di tentata concussione e abuso d’ufficio, quest’ultimo in concorso, in relazione a distinte e separate condotte, con gli architetti Nicola Domenico Donato e Nicola Salvatore Vasta, rispettivamente, all’epoca dei fatti, dirigente tecnico e responsabile del Servizio Urbanistica del Comune di Pizzo.

«L’atto notificato – spiegano le Fiamme Gialle rappresenta l’epilogo di complesse e articolate indagini di polizia giudiziaria, anche tecniche, effettuate dai finanzieri, dirette e coordinate dal sostituto procuratore Concettina Iannazzo. Le indagini hanno permesso di accertare gravi e ripetuti illeciti commessi nel tempo dall’ex primo cittadino di Pizzo, in concorso con l’imprenditore, socio e/o amministratore di importanti villaggi turistici della Costa degli Dei nonché di una nota impresa di trasporti». L’inchiesta – riferisce ancora la Guardia di Finanza – «scaturisce da una circostanziata denuncia presentata da un imprenditore di Pizzo, stanco dei continui soprusi dell’ex sindaco nel corso degli anni, che, attraverso pressioni psicologiche e altre azioni indebite (tra cui l’invio di una pattuglia di polizia locale), abusando della sua qualifica e dei suoi poteri, intendeva impedirgli il legittimo sfruttamento di una concessione demaniale relativa ad un’area di spiaggia situata in località Savelli. L’obiettivo finale che il pubblico ufficiale intendeva perseguire era quello di costringere l’imprenditore napitino a dare o promettere tale sfruttamento in favore dell’imprenditore vibonese, in ottimi rapporti con il primo, titolare di un lussuoso resort, in fase di costruzione, antistante l’area di spiaggia e quindi di assoluto interesse per la struttura ricettiva per consentire l’accesso al mare ai futuri clienti. Tale condotta dell’ex sindaco di Pizzo non è stata portata a termine grazie alla strenua resistenza del denunciante, che in ogni modo legittimo si è sempre opposto alle pressioni del pubblico ufficiale e dei suoi più stretti collaboratori, preferendo denunciare i fatti». Le investigazioni sviluppate dai finanzieri – hanno inoltre evidenziato, a carico dell’ex primo cittadino, «la commissione di ulteriori reati, tra cui l’abuso d’ufficio, in concorso con altro pubblico ufficiale, per il rilascio di una concessione demaniale in favore di un altro villaggio turistico dello stesso comune, in spregio dei principi di pubblica evidenza e di imparzialità dell’azione amministrativa, evidenziando la sua propensione a servirsi delle funzioni, del proprio ruolo rivestito e dei propri dirigenti, al solo fine di favorire alcuni imprenditori “amici” a discapito di altri, oltre che di assicurarsi vantaggi elettorali con metodi clientelari. Veniva infine appurata anche la capacità di Callipo di compiere in prima persona atti o di condizionare l’operato dell’ente locale, al fine di ricevere utilità oggettivamente apprezzabili, quali, ad esempio, l’assunzione di un parente presso la struttura ricettiva di Pizzo dell’imprenditore corruttore». L’inchiesta – spiega infine la Guardia di Fianza – «corrobora le risultanze investigative emerse a carico dello stesso Callipo, per fatti ancora più gravi, nell’ambito dell’operazione “Rinascita-Scott”. In relazione alle condotte accertate, infatti, la Procura di Vibo aveva avanzato richiesta di applicazione di misura cautelare dopo l’estate 2019. Richiesta non emessa in quanto, nelle more, sia Callipo – che per questa ragione si era dimesso dalla carica di primo cittadino – che Renda sono stati tratti in arresto proprio nel corso dell’esecuzione dell’operazione “Rinascita – Scott”. Proprio in seguito a questa operazione, infatti, Gianluca Callipo, subito dopo il suo arresto, rassegnava le dimissioni dalla carica di sindaco, che diventavano irrevocabili e successivamente con deliberazione del Consiglio dei ministri, in accoglimento della proposta avanzata dal Prefetto di Vibo Valentia e dal ministro dell’Interno, il consiglio comunale di Pizzo veniva dichiarato sciolto per accertate infiltrazioni della criminalità organizzata, con la conseguente nomina di una commissione di gestione straordinaria prefettizia, già insediata. Quella in questione rappresenta un esempio delle attività operative condotte dalla Guardia di Finanza, nella sua veste di polizia economico-finanziaria, nel settore del contrasto ai fenomeni di corruzione e concussione, che alterano le regole della sana competizione tra imprese a danno di chi opera onestamente. Attività che i militari della Guardia di Finanza – si legge infine – avevano già avviato sotto la direzione dei magistrati della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, ma che è stata implementata con l’arrivo del procuratore Falvo, con il quale sono stati avviati tutta una serie di protocolli investigativi tesi ad accertare condotte illecite nei vari settori, oltre che a valorizzare le denunce dei privati».
 

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