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«Dieci riflessioni sulla pandemia, tra sanità, politica e sociologia»

di Francesco Bevilacqua*

Pubblicato il: 01/05/2020 – 8:50
«Dieci riflessioni sulla pandemia, tra sanità, politica e sociologia»

1- Non sono terrapiattista: so che la terra è sferica. Non sono novax: ho fatto tutti i vaccini prescritti, compresi l’antitetanica e quello per l’influenza stagionale e farò quello contro il Covid-19. Non sono complottista: non penso sia in atto una congiura internazionale di qualsiasi tipo. Non ho mai votato Lega, Fratelli d’Italia e nemmeno Cinque Stelle. Non sono un anti-governativo: le misure assunte erano inevitabili. Non sono fra coloro che pensano che si tratti di “una semplice influenza”. Faccio queste premesse perché, normalmente, chi non si allinea al pensiero dominante viene sommerso da una valanga di contumelie esattamente di questo tipo.
2- La gestione della crisi ha accelerato in me la consapevolezza che viviamo, ormai, in una vera e propria tecnocrazia. Come in uno dei tanti romanzi distopici alla Huxley ed alla Orwell. La politica è ridotta al ruolo di ancella di una certa scienza, che è divenuta la vera, nuova religione, dogmatica, integralista, intollerante più di qualunque altra. Stessa sensazione ebbi durante la crisi economico-finanziaria dei “Subprime”, del 2006/2008. In quel caso i tecnocrati al potere erano gli economisti.
3- Il flusso di informazioni ufficiali fa acqua da tutte le parti e tende a non far capire nulla su quanto sta accadendo. Così da convincere la gente che nessuno possa farsi una propria opinione, perché è solo “roba da specialisti”, alle cui verità occorre aderire acriticamente.
4- La politica (maggioranza e opposizione) non è stata né migliore né peggiore di altri momenti. La sensazione è che conti ben poco, annaspi, si contraddica, si preoccupi di dimostrarsi obbediente ai diktat degli scienziati plenipotenziari.
5- Sul piano sanitario vige, sin dall’inizio, la paura di mettere a nudo il disastro di un sistema ospedaliero decostruito negli anni da quella stessa élite che ora pretende di farlo funzionare. È paradossale che a medici e paramedici siano mancati i presidi sanitari più elementari e che proprio loro stati fra i primi ad infettarsi. Nonostante il piano pandemico nazionale, nulla era stato effettivamente predisposto per un evento simile, neppure le misure più elementari.
6- È altamente probabile che, a livello medico, si trovi a breve una cura efficace della malattia (i risultati sono incoraggianti), attenuando o addirittura evitando il ricorso alla ventilazione assistita ed alla terapia intensiva: straordinario e generalmente inascoltato il lavoro dei medici in prima linea. Inevitabile, per una quantità di motivi, il ricorso alla vaccinazione di massa, quando sarà disponibile.
7- Viviamo una vita totalmente condizionata dalla bulimia, vitalistica ed ansiogena, delle informazioni. Cosicché, paradossalmente, la realtà non è più quella “reale” ma quella “virtuale”, ossia quella che appare attraverso i media. I quali danno pochissimo spazio agli avanzamenti nella cura alla malattia, aggredendoci, invece, psicologicamente, con il terrore del contagio, i morti, le bare, la conflittualità politica, l’incertezza economica.
8- Nella gente comune è stato seminato il panico. Ora sta subentrando anche una forma di insofferenza-ira generalizzata che rischia di trasformarsi in protesta sociale e anche nell’ennesima infatuazione popolare verso il primo “uomo forte” che sarà a portata di mano.
9- Sul piano economico si prepara una durissima prova, che, quasi certamente, metterà a nudo i lati peggiori del sistema capitalistico-finanziario che ci domina, senza che vi sia alcuna differenza fra le politiche di destra e quelle di sinistra.
10- Sul piano sociale e culturale, infine, la consapevolezza che questa crisi è dovuta a comportamenti della specie umana (distruzione degli habitat naturali, abitudini alimentari errate, smodato consumo di carne, esplosione demografica, eccessivo inurbamento, smantellamento sistematico dei sistemi sanitari etc.) mi dà la vaga speranza che una parte dell’umanità possa battersi per propugnare un diverso modo di rapportarsi dell’uomo con il proprio prossimo e con tutto ciò che è ritenuto materia bruta ed inanimata. Ma è solo una speranza, che, temo molto, si trasformerà in pia illusione.
*Avvocato e scrittore

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