NOCERA TERINESE «Credo che la musica sia parte della mia vita sin da quando andavo alle scuole elementari, credo che senza non potrei vivere». Filippo Arlia, direttore del conservatorio di musica Tchaikovsky, si presenta così a Tg2 Storie, che utilizza l’esperienza dell’Istituto di studi musicali di Nocera Terinese per raccontare la didattica a distanza in un settore nel quale la mancanza di contatto diretto tra insegnante e alunno si fa sentire di più.
In questo momento, il conservatorio svolge online parte dei proprio corsi impartiti; non si tratta di video lezioni ma dell’utilizzo di una piattaforma che permette agli studenti di seguire il corso, scaricare il materiale di studio e inviare i diversi compiti.
Sono sospese, invece, le classi di strumento, legata a un elemento che non potrà mai essere sostituito: il rapporto con gli allievi. «Il problema – spiega Arlia, che è il più giovane direttore di conservatorio d’Italia e guida l’Istituto dal 2014, quando aveva 25 anni – è che il nostro è un settore che ha peculiarità tutte sue. Per fare lezione di strumento il contatto con il maestro è imprescindibile. È impossibile spiegare a uno studente qual è la giusta posizione sullo strumento senza avere un contatto con l’allievo».
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«I metodi che stiamo utilizzando – continua – sono insufficienti, abbiamo chiesto al ministero modalità più precise e stiamo aspettando una risposta. Il mondo dei conservatori vive un momento di confusione».
La realtà dell’Istituto di Nocera Terinese è legata alla scelta del “suo” maestro, che non ha mai voluto abbandonare la Calabria. E ha costruito nel tempo, «coniugando la volontà dei giovani con l’esperienza dei più anziani» una struttura capace di offrire una formazione «eterogenea», che spazia dai corsi classici a sezioni riservate a storia della musica, semiografia, paleografia. Ci sono anche cinque corsi di musica, popolare, con strumenti tradizionali. E anche un corso di lira calabrese, primo del suo genere.
Per Arlia, la musica è anche occasione di riscatto per tanti: «In Calabria 5mila giovani studiano la musica classica e penso che la musica possa essere un’occasione di riscatto sociale, perché anche un buon ascoltatore, un giovane che acquista un disco di Brahms, difficilmente sarà un giovane che andrà a rubare». Il sogno del maestro è quello di veder nascere «un’orchestra stabile nella mia regione perché è l’unica a non avere un’orchestra né un teatro stabile e questo è un problema che costringe spesso i giovani artisti a emigrare».
In questi tempi difficili, dice, «la discografia può essere una soluzione per curare anche lo spirito. Facciamo arrivare nelle nostre case dischi di musica classica, ma anche di soul e di jazz. Ci aiuterà a sentirci meglio».
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