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C'è chi rinuncia alle cure per paura del Covid. «Non ci sentiamo sicuri»

Sono centinaia i casi segnalati di pazienti che rinunciano a recarsi al “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. Celia (Tdm): «Riaprano gli ambulatori con tutte le precauzioni dovute, i cittadini hanno bis…

Pubblicato il: 04/05/2020 – 13:33
C'è chi rinuncia alle cure per paura del Covid. «Non ci sentiamo sicuri»

di Giorgio Curcio
CATANZARO Ci sono problemi sanitari che in questo momento sembrano di poco conto ma che presto potrebbero trasformarsi in una vera emergenza. Questo l’allarme diffuso in tutta la regione ma che si fa più acuto a Catanzaro, centro nevralgico della gestione dell’emergenza coronavirus in Calabria da quando, proprio la Regione, ha scelto il “Pugliese-Ciaccio” come presidio di riferimento per tamponi e ricoveri. Una scelta strategica doverosa, certo, ma che di fatto ha portato al sacrificio di tanti e importanti servizi sanitari offerti ai cittadini e ai pazienti.
PAURA E PREVENZIONE E in una regione come la Calabria dove i numeri legati alla prevenzione sono già tra i più bassi del Paese, trascurare visite e possibili diagnosi precoci può rappresentare, oltre che un grave danno per la salute dei degenti, anche un enorme costo per le casse, già vuote, della nostra sanità. La paura e la mancata informazione rappresentano, allo stato attuale, un combinato disposto difficile da superare neanche dopo l’avvio avvenuto proprio oggi della “Fase 2”, tutt’altro. «I cittadini anche se non stanno bene e hanno necessità di recarsi in ospedale non lo fanno perché hanno paura di contrarre il virus – racconta al Corriere della Calabria Emilia Celia, coordinatrice dell’assemblea territoriale di CittadinanzattivaTdM di Catanzaro – e questo purtroppo non può e non deve accadere». «In queste settimane – racconta – abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni da parte di altrettanti cittadini al punto che abbiamo deciso di scrivere una lettera indirizzata al presidente Jole Santelli».
IL CENTRO COVID Una preoccupazione che si inserisce nella discussione che, da giorni, sta animando la sanità calabrese e anche il mondo politico, con i riflettori puntati sull’individuazione di un nuovo centro Covid regionale. L’idea che accontenterebbe molti (ma non proprio tutti) è l’utilizzo dell’ex Villa Bianca, struttura di proprietà dell’Azienda e non dell’Università, già sede delle attività di ricovero ma poi abbandonata da circa 14 anni. «Ma – sottolinea proprio Emilia Celia – non si può scegliere un posto a caso perché i pazienti affetti da coronavirus richiedono molteplici cure fornite da diversi specialisti. A nostro avviso la proposta migliore è il “Padiglione C” di Germaneto, aperto da poco, con una Rianimazione dedicata. E se anche fosse necessario chiamare alcune equipe dal Pugliese non sarebbe un problema. E’ importante capire che ai malati in fondo importa poco il posto, conta che siano curati al meglio e che tornino a casa sani e salvi». Bisogna riaprire gli ambulatori, con tutte le precauzioni del caso ovviamente, ma i pazienti chiedono la libertà di recarsi al Pugliese senza paura ma per ora mancano certezze e rassicurazioni.
I SINDACATI Una preoccupazione condivisa anche da Cisl Medici e dal Segretario Regionale Nino Accorinti: «Se l’obiettivo è a breve termine occorre individuare una struttura già efficiente con le necessarie caratteristiche per ospitare i malati Covid nei prossimi mesi, considerando le attuali condizioni strutturali dell’ex Villa Bianca, priva peraltro della rianimazione e della radiologia. Se l’obiettivo è invece a medio-lungo termine con la creazione di un centro regionale di malattie infettive o Covid regionale esclusivamente dedicato anche per altre future epidemie è necessaria una seria programmazione dei posti letto, delle discipline necessarie e l’individuazione della sede più idonea nel quadro anche della futura integrazione».
I CITTADINI Insomma, un quadro ancora tutt’altro che definito, con lo scontro politico e istituzionale che rischia (anche in questo caso) di incidere su tempistiche e scelte ponderate. Il prezzo è però altissimo e a pagare potrebbero essere ancora una volta i calabresi. (redazione@corrierecal.it)

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