di Gaetano Megna
CROTONE Protesta degli esercenti in piazza Della Resistenza, davanti al palazzo comunale a Crotone. E’ stata organizzata dal “Comitato apolitico dei pubblici esercenti e commercianti”, che si è costituito in queste ore per fronteggiare la crisi economica della categoria, prodotta dalla chiusura forzata degli esercizi commerciali dovuta alla pandemia in atto. Hanno deciso “simbolicamente” di consegnare le chiavi dei loro magazzini alla “politica”, che non li ha messi nelle condizioni di riprendere le loro attività chiuse ormai da due mesi. La consegna delle chiavi era già avvenuta lo scorso 1 maggio nel corso di un’altra manifestazione, che si è tenuta sempre davanti al palazzo comunale di Crotone. In piazza della Resistenza gridano la loro rabbia contro «i politici che si pagano senza subire la crisi». Gridano e chiedono aiuto. Vogliono che lo Stato e la Regione risarcisca le perdite subite per i due mesi di chiusura delle serrande e chiedono soldi “a fondo perduto”. Non vogliono prestiti e nuove rate da pagare. Come dicono non sono nelle condizioni di far fronte a nuove rate o balzelli. Anzi chiedono che i debiti pregressi con le banche sia rateizzate. Non rate a breve scadenza, ma dilatate in molti anni. Indicano anche il modo come calcolare i danni subiti per la chiusura di due mesi. Il danno si può calcolare facendo riferimento alle somme incassate con le attività in esercizio nei mesi di marzo e aprile del 2019. Tra le garanzie che la Regione e il Governo nazionale devono dare ci sono anche i fitti e le bollette da pagare per i magazzini. Gridano la loro rabbia perché non intravvedono, nelle scelte fatte “dalla politica”, una via d’uscita dalla crisi. L’apertura delle attività, quando sarà possibile, comporterà nuove spese per sanificare i locali e soldi non ce ne sono. Anche al momento dell’apertura la politica dovrà assumersi le proprie responsabilità nella massima chiarezza. In questi mesi la chiarezza è mancata del tutto, perché i rappresentanti della politica non hanno parlato lo stesso linguaggio. Governo nazionale e Regione non hanno avuto un comportamento univoco e, quindi, hanno aggiunto ulteriore confusione ad una situazione già di per sé poco chiara. La protesta non si esaurisce con la manifestazione di questa mattina e «la lotta andrà avanti sino a quando non saranno raggiunti i risultati sperati». (redazione@corrierecal.it)
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