Monica Spadafora in Olanda. Giuseppe Arnone in Ecauador. Nicholas Granata a Sophia. Francesco Iaquinta in Irlanda del Nord. Marta Cannizzaro a Madrid. Silvio Sangineto in California. Dario Straface in Australia e Andrea Scarcelli ad Amsterdam. Alessia De Siena a Londra.
L’incubo, le paure, la speranza dei giovani calabresi nel mondo. Tante piccole grandi storie, vissute spesso in silenzio, sempre lontane dai riflettori, nel momento più tragico della nostra storia. Sono alcune delle storie raccontate direttamente dalla voce dei protagonisti, al tempo del coronavirus. Le ha “raccolte” ogni giorno in diretta live facebook, Franco Laratta, giornalista e già parlamentare, nell’appuntamento quotidiano che da due mesi anima nel suo “caffè online”, seguito da migliaia di navigatori dei social.
Dall’Ecuador la drammatica testimonianza del giovane Giuseppe Arnone: «I morti erano per strada, ovunque puzza di cadaveri. Noi rinchiusi in casa, senza poter far nulla. Il coronavirus ha messo in ginocchio il paese. Arnone, una Laurea in Economia e Finanza a Milano, Master in Finanza Aziendale sempre a Milano, Erasmus è stato in Estonia e poi in Russia. Analista Risk Management nel settore petrolifero – (Milano), dal 2018, per una multinazionale svizzera che produce cioccolato, ha lavorato a Zurigo, poi a Singapore ed ora è in Ecuador. Nonostante tutto, sa che dovrà rimanere, perché il suo percorso professionale è piuttosto avanzato».
E poi una dopo l’altra, tante testimonianze toccanti. Giulia Mazzilli, per 6 mesi in Erasmus a Madrid, nel momento in cui è scoppiata la pandemia si è rifugiata in Brasile dalla famiglia del suo ragazzo, dov’è rimasta tutt’ora bloccata.
Marta Cannizzaro, al 4º anno di giurisprudenza all’Università della Calabria, racconta il suo difficilissimo rientro da Madrid, con il papà costretto ad andare a prenderla in macchina all’aeroporto di Roma. «Nessuno ci ha mai fermato, nessuno ci ha controllato».
Francesco Iaquinta, prima impegnato a Londra ed ora a Belfast in Irlanda del Nord. Lavora nelle sue palestre, ma ora è fermo, bloccato. Il governo comunque gli ha fatto pervenire un sostegno economico per affrontare l’emergenza.
Più tranquilla, ma comunque con tutte le restrizioni previste, l’esperienza di Nicholas Granata, 20 anni studente di Scienze dell’Amministrazione all’Unical.
Era a Sofia (Bulgaria) per studio, nel momento dello scoppio della pandemia. Resterà fino a fine giugno.
Monica Spadafora è in Olanda da 5 anni. La sua è una famiglia che da almeno due secoli lavora l’oro in Calabria, ed conosciuta in tutta Italia e all’estero con il papà Giovambattista.
Per scelta ha deciso di lasciare la Calabria, per vive in Olanda con il marito e un bambino di 2 anni; si occupa di sviluppo immobiliare. La pandemia è stata meno dolorosa in Olanda, forti le raccomandazioni ma poche le restrizioni. Lì funziona molto bene la rete dei medici di famiglia. Monica ha tremato per le notizie che arrivavano dall’Italia. Ora è casa col bambino, non esce, ma spera di fare un salto appena possibile in Calabria: «Io adoro la mia terra, l’aria pulita della Sila e tutte le nostre bellezze naturali. Qui in Olanda ha colpito molto la litigiosità della classe politica italiana. Non ci si doveva dividere in questo periodo drammatico».
Silvio Sangineto, giovane calabrese, attualmente Principal User Experience Designer a Microsoft nel suo headquarter principale negli Stati Uniti. La sua è una bella storia di impegni, progetti, realizzazioni, successi, proprio nella Silicon Valley, nella San Francisco Bay Area. Si occupa di intelligenza artificiale per prodotti di business. E da questa sua importante esperienza in Microsoft, sa già come le nuove tecnologie possono aiutare l’uomo ad affrontare queste emergenze. E descrive un futuro prossimo con i robot a fianco a l’uomo, per contrastare insieme i pericoli e per realizzare un futuro decisamente migliore.
E poi Dario Straface dall’Australia e Andrea Scarcelli da Amsterdam, le voci e i volti di tanti ragazzi calabresi che la pandemia ha sorpreso nei vari paesi del mondo. Inizialmente paura e angoscia. Oggi un po’ di serenità in più. Ed un sogno: «Vogliamo tornare in Calabria, se si creassero le condizioni migliori per lavorare».
x
x