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Reddito di cittadinanza al boss, Ferro: «Andavano ascoltate le nostre proposte»

Il segretario della commissione parlamentare antimafia dura contro il Governo dopo l’ultima operazione della Guardia di Finanza di Vibo Valentia. «Conte lo spieghi alle partite iva che aspettano an…

Pubblicato il: 06/05/2020 – 11:04
Reddito di cittadinanza al boss, Ferro: «Andavano ascoltate le nostre proposte»

CATANZARO «Per i boss mafiosi questo governo si è rivelato una vera e propria manna dal cielo. C’è chi lascia il carcere e se ne torna a casa con la scusa del coronavirus, c’è chi invece riceve direttamente sul conto corrente i soldi del reddito di cittadinanza. La “coccola” del governo è andata stavolta a Vincenzo Barba, alias “u Musichiere”, condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuto figura apicale e contabile del clan “Lo Bianco-Barba” di Vibo Valentia, che ha nel suo curriculum precedenti penali come estorsione, sequestro di persona, ricettazione, truffa e usura». E’ quanto afferma il segretario della Commissione parlamentare antimafia Wanda Ferro, di Fratelli d’Italia. «In cinque mesi, senza far nulla, Vincenzo Barba si è visto accreditare l’importo di 4.500 euro. Una pacchia. La spieghi, il presidente Conte, alle partite iva che non hanno ancora ricevuto il bonus da 600 euro e ai lavoratori in attesa del pagamento della cassa integrazione. Se il Governo avesse accolto le proposte di Fratelli d’Italia volte ad evitare che il reddito di cittadinanza finisse nelle tasche di mafiosi, spacciatori e uesdelinquenti di ogni risma, oggi non ci troveremmo di fronte alla situazione aberrante di uno Stato che finanzia l’anti-Stato». «Rivolgo le mie congratulazioni al procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo e ai militari della Guardia di Finanza  per l’indagine che ha portato al sequestro delle somme percepite da Barba, e per l’attività di verifica messa in campo in materia di Reddito di Cittadinanza, per evitare che il sussidio possa andare a beneficio di boss mafiosi o altri appartenenti alle cosche, e per verificare anche eventuali connivenze o mancati controlli da parte di soggetti che dovevano evitare che ciò potesse accadere».

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