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20.20 | L’Abbate: «Regolarizzare chi ha voglia di lavorare e competenze in agricoltura»

Il sottosegretario all’Agricoltura ospite del talk in onda sull’Altro Corriere ha annunciato le misure per sostenere l’ingresso di lavoratori nel settore. E gli interventi per aiutare le imprese en…

Pubblicato il: 08/05/2020 – 13:36
20.20 | L’Abbate: «Regolarizzare chi ha voglia di lavorare e competenze in agricoltura»

LAMEZIA TERME «Credo che si sia innescato un grande equivoco. Noi dobbiamo rispondere all’esigenza degli imprenditori che è quella della mancanza di manodopera in agricoltura. Una situazione che si è creata a seguito della mancanza di lavoratori provenienti da fuori Italia che sono rimasti bloccati per l’emergenza del coronavirus». Così il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate, intervenendo nella trasmissione 20.20 in onda questa sera alle 21 sull’Altro Corriere Tv (canale 211) – gli altri ospiti del talk sono Giuseppe Greco, direttore regionale dell’Inps, Silvano Barbalace, segretario regionale di Confartigianato, Demetrio Metallo, presidente della Sezione Turismo di Unindustria Calabria, e Giuseppe Ranuccio, sindaco di Palmi – ha motivato la necessità di introdurre un meccanismo per facilitare l’incrocio tra domanda ed offerta del mondo del lavoro nel settore primario. Un meccanismo che ha scatenato reazioni perché nella bozza si parla anche di regolarizzazione dei migranti che lavorano stabilmente in Italia per portare avanti l’agricoltura italiana. Anche quella calabrese. Un tema quello del problema della mancanza di manodopera sul quale il sottosegretario ha voluto fare dei distinguo: da un lato l’incentivazione a lavorare per quanti già operano o vogliono lavorare nel settore e dall’altro la regolarizzazione “tout court” dei migranti. «Sono venuti a mancare – ha spiegato nel dettaglio L’Abbate – circa 350mila braccianti che annualmente venivano in Italia da altri Paesi soprattutto dalla Romania, dall’Est Europa ma anche Marocco, Tunisia. Alcuni hanno preferito rimanere quest’anno nel loro Paese per via della pandemia e altri non sono riusciti a raggiugere l’Italia per il blocco dei mezzi di trasporto». Da qui la necessità di facilitare un nuovo sistema di “reclutamento” dei lavoratori in agricoltura. «Ogni anno dalla banca dati dell’Inps – ha raccontato L’Abbate – si evince che all’incirca 350mila braccianti non raggiungono le 51 giornate di lavoro. Ciò significa che non possono accedere all’assegno di disoccupazione dato che manca il requisito minimo».
Una platea che secondo il sottosegretario sarà disponibile a coprire le esigenze del settore. A cui si sommano altri soggetti: «Ci sono i percettori del reddito di cittadinanza – ha elencato L’Abbate – a cui si aggiungono quanti sono in Cassaintegrazione in settori come il turismo, che vedranno riprendere l’attività più lentamente, e che oggi potrebbero trovare impiego nelle imprese agricole». Per i primi, il sottosegretario ha anche annunciato un sistema per non far perdere il diritto di usufruire del reddito di cittadinanza «limitando ad un massimo l’utilizzo di questi soggetti». E sul fronte della regolarizzazione degli immigrati già in Italia il sottosegretario si è detto contrario ad un provvedimento onnicomprensivo. «Fare una regolarizzazione “tout court” di tutti gli immigrati presenti sul suolo italiano – precisa L’Abbate – non credo sia la soluzione al problema. Anzi». Secondo il sottosegretario, questo «riverserebbe sul settore agricolo una massa di persone che magari non ha nessun interesse a lavorare nel settore, ma sfrutterebbe l’opportunità di trovare un imprenditore agricolo che gli garantirebbe uno o due giornate di lavoro per ottenere il permesso di lavoro stagionale» . Inoltre per L’Abbate, «un’eventuale regolarizzazione avrebbe tempi lunghi ed arriverebbe magari solo ad ottobre o novembre quando la fase di raccolta nei campi è già stata superata». Per andare incontro agli immigrati “clandestini” che vengono sfruttati in aree come quella di Gioia Tauro e che in tutta Italia, si stima, siano 50mila, il sottosegretario individua una strada: «Queste persone già note allo Stato perché schedate in quanto hanno usufruito di permessi precedenti, potrebbero lavorare in agricoltura, perché hanno già operato nel settore, rivolgendosi ai centri di immigrazione con una promessa di lavoro da parte dell’impresa agricola e ricevere così un permesso stagionale. Noi avremmo ulteriore personale “qualificato” da utilizzare per far fronte all’emergenza della manodopera in agricoltura sfruttando un sistema più rapido».
LA CRISI DEL SETTORE AGRICOLO Ma il sottosegretario ha affrontato nel corso della sua partecipazione alla trasmissione condotta da Danilo Monteleone e Ugo Floro i problemi dell’intero comparto. Un settore che come ha evidenziato L’Abbate si è rivelato ancor più strategico per il Paese. «Con questa emergenza legata all’epidemia da Coronavirus – ha detto – è emerso ancora più chiaramente quanto sia strategico per il Paese il comparto agroalimentare. Non solo perché le esportazioni pesano in termini positivi sul bilancio dello Stato, ma perché il settore ha garantito l’approvvigionamento delle scorte alimentari a tutti gli italiani». Nonostante questo, però alcuni settori sono entrati in «sofferenza». «Il calo della domanda – ha spiegato – a causa della chiusura dell’intero settore horeca (ristorazione, mense, bar e turismo) ha comportato un’importante flessione delle richieste di una serie di prodotti mettendo così in crisi quelle imprese agricole che avevano costruito la loro filiera per questo settore». In crisi anche il settore del florovivaismo causato ha spiegato il sottosegretario «dalla circostanza che la fase del lockdown è coincisa con il periodo in cui queste imprese realizzano circa il 70% della loro produzione annuale». Per queste imprese ha ricordato L’Abbate «il governo è già intervenuto in un primo momento con il decreto “Cura Italia” mettendo in piedi una serie di interventi a favore di queste realtà» e presto annuncia «prevedremo per questi settori nel prossimo decreto in programma nei prossimi giorni, altri strumenti che andranno incontro alle aziende». Anticipando le misure che saranno contenute nel decreto “Maggio”, il sottosegretario ha annunciato «una misura di finanziamento a fondo perduto per il settore florovivaistico perché è stato il settore più colpito dal blocco». Ma non solo. «Vogliamo incrementare il fondo indigenti per garantire così l’incremento di derrate alimentari a favore di quanti in questo momento non sono in grado di fare la spesa. Questo favorisce nel contempo la produzione agroalimentare». E poi «incentivi per il sistema degli strumenti finanziari come quelli previsti da Ismea garantendo ulteriori risorse al fondo». Ed ancora «interventi a favore del fondo per le filiere il cui decreto è già andato in conferenza Stato-Regioni». Ma altri interventi sono stati annunciati dal sottosegretario al settore del vino, «per il calo delle vendite per il fermo della filiera della ristorazione». «Sarà un pacchetto di misure – ha spiegato – da affiancare ad altri interventi diretti alla semplificazione per cercare di far ripartire al meglio il nostro settore». Ma anche nel segmento degli Agriturismi, il sottosegretario ha annunciato un’ importante novità: «Nelle prossime ore – ha detto – verrà pubblicato un provvedimento che consentirà la riapertura delle strutture. Potranno usufruire degli agriturismi – ha chiarito – le persone a cui è già consentita la mobilità per come previsto nell’ultimo Dpcm». E poi sono in programma specifiche misure «di concerto con il ministero del Turismo che ha la specifica delega in materia» per aiutare quelle aziende che sono entrate in sofferenza. (rds)

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