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Tamponi spediti in Campania. E a Lamezia i macchinari restano inutilizzati

Il paradosso della sanità calabrese: 1.700 tamponi “in coda” sono stati mandati fuori regione dall’Asp di Cosenza mentre nel reparto di Microbiologia (chiuso dal 2017) si spreca la strumentazione a…

Pubblicato il: 08/05/2020 – 11:57
Tamponi spediti in Campania. E a Lamezia i macchinari restano inutilizzati

di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME
La “Fase 2” in Calabria è ormai entrata nel vivo da alcuni giorni, così come testimoniano le migliaia di prenotazioni sul portale della Regione (quasi 8mila) di cittadini residenti pronti a rientrare. Numeri che però preoccupano e non poco i calabresi che, finora, fra le mura di casa, hanno rispettato le restrizioni imposte dal governo per contenere i rischi di contagio da Covid.
TAMPONI IN CODA Oltre ai rientri, a far tenere per così dire con il fiato sospeso un’intera regione sono i tamponi effettuati. E se da una parte c’è chi ha addirittura rifiutato di sottoporsi al brevissimo test, dall’altra ci sono invece i 1.700 tamponi il cui esito è ancora sconosciuto. Ieri, infatti, l’Asp di Cosenza ha annunciato di averli spediti in Campania dopo il «blocco dei sistemi a causa dei troppi tamponi eseguiti». Circostanza che non ha lasciato indifferenti quanti da tempo chiedono che in Calabria vengano riaperte e messe a regime tutte quelle strutture idonee a sostenere il sistema sanitario calabrese in questa fase cruciale per la lotta al coronavirus.
MICROBIOLOGIA CHIUSA DA TRE ANNI E tra queste c’è l’ospedale di Lamezia Terme e il suo reparto di Microbiologia, ufficialmente chiuso dal 2017 insieme a quello di Malattie Infettive. Al suo interno sono presenti macchinari all’avanguardia, pronti ad essere utilizzati e messi al servizio della comunità, fermi invece in attesa che la burocrazia faccia i passi decisivi. Nel frattempo, però, ci si chiede: perché spedire 1.700 tamponi fuori regione quando la soluzione la si potrebbe trovare già in Calabria? E mentre la politica discute da settimane e a vuoto sull’individuazione di un Centro Covid regionale, la sanità calabrese continua a perdersi nel classico bicchiere d’acqua.
RICHIESTE INASCOLTATE Il coro unanime del sindaco di Lamezia Paolo Mascaro e dei consiglieri di maggioranza è caduto nel vuoto, così come le richieste dei cittadini e l’ultimo (solo in ordine di tempo) appello dell’Associazione Senza Nodi. «La strumentazione – scrivono – fornita e “fittata” all’ospedale dalle ditte Roche  e  Biomerieux, ha sempre fatto della Microbiologia lametina, oggi chiusa, una delle migliori strutture della Calabria, per farla ripartire subito basterebbero i tecnici ed i reattivi. Pare che si stia provvedendo ad ordinare qualche reattivo, magari fosse così! Ma è sempre tutto sulle spalle dei dirigenti dell’ospedale che spesso trovano un muro in Regione. Resta comunque l’enigma su quali reattivi, per quanti tamponi e per quale macchinario? E poi i tecnici? Il personale  era già stato chiesto prima del Corona Virus e come tutto l’altro personale richiesto dall’ospedale non è mai arrivato, ancora oggi è tutto sulle spalle e sulla volontà dell’ospedale, la Regione tace e non ascolta».
SITUAZIONE KAFKIANA Burocrazia, impedimenti concreti o una strategia politica ben definita? Avere risposte certe è impossibile. Appare invece più chiaro quanto, in Calabria e a Lamezia, ci si ritrovi di fronte alla “solita” situazione kafkiana. Nonostante i pericoli e rischi elevati di una pandemia e una crisi internazionale senza precedenti. (redazione@corrierecal.it)

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