REGGIO CALABRIA «La sentenza del Tar testimonia quanto da noi più volte sostenuto, e cioè che la violazione dei principi di legalità sta diventando una costante, un modus operandi continuo di questa Giunta regionale. Ma l’arroganza istituzionale non paga: il giudice amministrativo ha messo termine oggi a uno scontro insensato avviato, con la sua ordinanza, dalla Presidente Santelli che si è mossa in maniera irragionevole, senza la necessaria responsabilità verso le comunità amministrate. Quelle stesse comunità che, sicuramente, saranno pronte a ripartire il prossimo 18 maggio in piena sicurezza e seguendo le linee guida che saranno emanate dal Governo nazionale». È quanto dichiara il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Domenico Bevacqua, il quale aggiunge: «Non si trattava, come si voleva far passare, di discutere su “quattro bar e tavolini”: si tratta, come ben si legge nella sentenza del Tar, dell’unità del nostro ordinamento giuridico, insieme alla salute dei lavoratori e dei cittadini. Ciò che maggiormente mi rammarica, però, è che l’applicazione di questa sentenza (che, peraltro, poteva forse arrivare più rapidamente), finirà per danneggiare proprio quei lavoratori che, a fatica, stavano cercando di riorganizzarsi e rimettere in moto le loro attività. La presidente Santelli non si è minimamente curata dei danni che poteva andare a creare e ha perseverato in nome di una malintesa e sterile visibilità mediatica».
TALLINI: «SOLCO PROFONDO TRA STATO E REGIONI» «Poteva essere semmai il Parlamento, nel quadro di una rivisitazione del Titolo V della Costituzione, a reintrodurre in Italia la ‘clausola di supremazia’ dello Stato sulle Regioni. Non poteva certo farlo il Tar della Calabria con le motivazioni contenute nella sua sentenza che ha annullato l’ordinanza della Presidente Santelli sulla riapertura in sicurezza di ristoranti e bar». Lo dichiara il presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini di Forza Italia, osservando: «Motivazioni che nei fatti annullano ogni margine di autodeterminazione delle Regioni italiane, soccombenti rispetto ad uno straripante potere centrale che riduce le istituzioni locali al ruolo di semplici esecutrici anche nelle materie concorrenti come la sanità».
«Lo dico – prosegue Tallini – con profondo rispetto nei confronti della magistratura amministrativa e senza alcuna intenzione polemica, ma ritengo che questa decisione scaverà inevitabilmente un solco molto profondo tra lo Stato centrale e le Regioni, a prescindere dal loro colore politico, poiché incide direttamente sul potere di autodeterminazione delle Istituzioni regionali».
Ancora il presidente dell’Assemblea regionale calabrese: «Tutto ciò avviene, paradossalmente, nel Cinquantesimo anniversario della nascita delle Regioni. Parliamo di nascita o di morte? La sentenza del Tar Calabria sarà inevitabilmente utilizzata dal Governo nei confronti di tutte le altre Regioni italiane che oseranno armonizzare in chiave locale le linee guida dell’Esecutivo che peraltro nessuno di noi contesta, così come nessuno contesta il ruolo di coordinamento centrale in tema di emergenza sanitaria. Avevo auspicato un passo indietro del ministro Boccia, chiedendo di avviare un dialogo proficuo e leale, ricercando una soluzione condivisa che evitasse il braccio di ferro giudiziario».
«Si è preferita – conclude Tallini – la strada dello scontro politico-istituzionale che non porterà da nessuna parte. Si badi bene, l’introduzione nei fatti della ‘clausola di supremazia’, contenuta nelle motivazioni della sentenza, è un problema che riguarda tutti. Non è più solo una questione calabrese. Ne prendano atto tutte le forze politiche nazionali, di ogni schieramento, di governo e di opposizione, se hanno davvero a cuore l’assetto regionalista della nostra Repubblica e vogliono evitare una curvatura centralistica del nostro sistema democratico».
ALTRE REAZIONI DAL CONSIGLIO «La decisione del Tar lascia una scia di rammarico e di delusione. La Presidente Santelli ha avuto il coraggio di mettere al centro le esigenze dei suoi cittadini e di imprese letteralmente affossati da una chiusura e da una crisi senza precedenti. Far ripartire la Calabria era la scelta più che legittima per il bassissimo numero di contagi presenti nella nostra terra e per il principio di differenziazione regionale che, in questa fase due segnata dalla necessità di dare messaggi di speranza, non può non essere una discriminante fondamentale nel contesto dell’emergenza codiv». E’ quanto afferma il capogruppo di Forza Italia, Giovanni Arruzzolo, che prosegue. «Il paradosso è che questa ordinanza – e dobbiamo ammettere che le conclusioni cui è giunto il Tar lasciano molte perplessità, dovendo investire, invece, una decisione così importante la Corte Costituzionale – è rimasta in vita ben undici giorni e coincide con quella che, a breve, sarà, comunque, la ripartenza stabilita. Una situazione che il Governo avrebbe potuto evitare in nome del buon senso che deve sempre contraddistinguere l’agire politico-istituzionale, al di là del colore politico. E ciò, soprattutto- conclude Arruzzolo- in situazioni drammatiche come questa che sta attraversando il nostro Paese e che richiedono, più che mai, unità e condivisione di fronte a decisioni supportate dall’essere la Calabria zona verde e finalizzate a dare una boccata di ossigeno al fragile tessuto economico e sociale della nostra regione».
«L’ordinanza della discordia ha consentito alla presidente Santelli di guadagnare la scena mediatica, ma ha trascinato la Regione in un inutile scontro con il Governo determinato da finalità politiche. Un superflop! La Giunta regionale – sostiene il consigliere regionale Francesco Pitaro, Gruppo misto in consiglio regionale – si concentri sulla crisi economica e sociale più grave dal dopoguerra. E lo faccia non più in solitudine, ma attivando la concertazione sociale e consentendo la partecipazione propositiva del Consiglio regionale che, dopo mesi dal voto, sta ancora attendendo di sapere qual è l’idea di Calabria dell’on. Santelli».
«La sentenza del Tar è superata dalla realtà che stiamo vivendo». Il consigliere regionale Pierluigi Caputo del gruppo “Santelli Presidente” difende le ragioni e le decisioni assunte nei giorni scorsi dalla regione Calabria che ha anticipato di qualche giorno le disposizioni contenute nel Decreto del presidente del consiglio dei Ministri circa la ripartenza e la piena attuazione della “Fase 2”. «Bar e ristoranti che hanno aperto in questa settimana lo hanno fatto adottando tutte le precauzioni prescritte nell’ordinanza del presidente Jole Santelli e indicate dal Governo. Adesso dovremo dire loro che ci sarà da pazientare ancora qualche giorno e il tutto perché si è innescata una guerra tra Regioni e Governo». Vietata la ristorazione e le consumazioni in tavoli all’aperto e opportunamente distanziati, dunque, circostanza che dilata ancora i tempi di una ripartenza difficile in una regione dove mancano le grandi industrie e il manifatturiero e le piccole e medie imprese rappresentano il motore trainante dell’economia. «Rispettiamo la decisione del Tar – spiega Caputo – ma è opportuno che si facciano delle differenze tra regioni che ancora oggi vivono l’incubo dell’infezione da Coronavirus e chi come la Calabria grazie all’impegno dei calabresi e alle misure di contenimento disposte dal presidente e dalla Giunta regionale è riuscita a contenere il propagarsi dell’epidemia. Molti governatori stanno predisponendo piani differenziati di ripresa. Se abbiamo anticipato il Governo lo abbiamo fatto nell’interesse esclusivo di chi vive in Calabria e di chi ha deciso di rimanere e investire qui proprie risorse. In questa direzione si inserisce “Riparti Calabria” ed in questa direzione si inseriranno anche tantissime iniziative alle quali stiamo lavorando per fare in modo per superare la crisi economica ed evitare che mieti più vittime della crisi sanitaria».
SPIRLI’: «TAR SCORAGGIA RIPARTENZA» Secondo il Vicepresidente della Giunta regionale, il leghista Nino Spirlì: «La decisione del TAR, di cui prendiamo atto, non incoraggia la ripartenza e la volontà di rinascere della Calabria. La Gente di Calabria ha saputo contenere la virulenza di una pandemia che sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale: la nostra regione appartiene a quei territori che sono riusciti a non soccombere. Dignitosamente, non abbiamo chiesto elemosine, ma il riconoscimento del diritto di poter decidere come iniziare a rimetterci in attività. Diritto che, al momento, sembra non poterci appartenere. A volte, alzare la testa pare essere una pretesa, piuttosto che una virtù».
ANCORA DALLA GIUNTA «Prendiamo atto del pronunciamento del Tar, ma non sfuggono più a nessuno le contraddizioni di un Governo che chiude la Calabria ma salvaguarda Regioni amiche».
Lo dice l’assessore regionale all’agricoltura, Gianluca Gallo, commentando la sentenza con cui il Tribunale amministrativo regionale ha cassato l’ordinanza adottata il 30 Aprile scorso dalla Regione Calabria, nel punto in cui si autorizzava la ripresa all’aperto delle attività di bar e ristoranti. «Un comma finalizzato a ridare ossigeno ad un’economia strozzata dalla crisi sanitaria – afferma Gallo – è stato trasformato in materia di duello istituzionale da un Governo che nel mentre si appresta a riaprire, da qui a qualche giorno, le stesse attività di cui ha ottenuto oggi la chiusura in Calabria, si muove con passo diverso nei riguardi di Regioni che hanno autorizzato attività ben più invasive. Si pensi che la Puglia, qualche giorno fa, ha emanato un’ordinanza per consentire, a nostro parere giustamente, la riapertura di estetisti e parrucchieri. Eppure, non una parola l’Esecutivo ha ritenuto di dover spendere al riguardo, a dimostrazione di una differenza di trattamento che spiega tante cose». Prosegue Gallo: «La Calabria, con la sua battaglia, ha impresso un’accelerazione al processo delle riaperture che da qui a poco riguarderà gran parte dell’Italia. Abbiamo inteso rappresentare, nel primario rispetto delle esigenze di carattere sanitario, la voce del popolo delle partite Iva, dei piccoli imprenditori, di quanti ogni giorno hanno la necessità di sbarcare il lunario perché non garantiti da un posto fisso o da rendite di posizione. Il Governo, però, ha preferito imboccare altra strada». Conclude l’assessore regionale all’agricoltura: «Dispiace constatare che il centrosinistra calabrese, invece di sostenere questo percorso o quantomeno di sollecitare il Governo al mantenimento degli impegni assunti con lavoratori e cittadini, strumentalizzi la sentenza ergendosi a paladini di etica, legalità e ed epidemiologia, con disciplina di partito al fianco di coloro i quali dopo aver dichiarato a Roma l’emergenza sanitaria il 31 Gennaio, a fine Febbraio correvano a bere aperitivi in Lombardia in favore di telecamera, al grido di “Milano non si ferma”. Oggi festeggiano per aver chiuso la Calabria, invece di aiutarla a ripartire».
«L’autoritarismo uccide la democrazia e il diritto all’autodeterminazione. Il popolo si ama, non si domina. E’ solo oppressione». Così su Twitter il colonnello Sergio De Caprio, attuale assessore regionale all’Ambiente della Calabria, «a commento della scelta “politica” del governo nazionale di impugnare l’ordinanza del governatore Jole Santelli ricorrendo al Tar, il cui pronunciamento – si legge sempre in una nota – ha portato oggi a una grave lesione dell’autonomia decisionale del popolo calabrese, del suo coraggio, della sua determinazione ad andare avanti ben saldo sulle proprie gambe. Ma il Sud ha imparato da tempo a parlare con voce propria e continuerà a farlo, la Calabria continuerà a farlo, nella cornice della legge, certo, rispettando le istituzioni, ma non dimenticando il suono della sua voce libera», conclude.
«La sentenza del Tar non può di certo fare gioire un Governo nazionale che fin qui ha commesso tantissimi errori, esasperando i rapporti con le Regioni». Commenta così il provvedimento del giudice amministrativo l’assessore regionale al bilancio Francesco Talarico che ribadisce il sostegno alla linea politica adottata dal presidente della giunta Jole Santelli. «La Calabria – dice ancora Talarico – grazie anche alle scelte della governatrice Jole Santelli è riuscita a contenere il contagio da Covid-19 ed è pronta alla ripartenza già da qualche tempo, così come lo sono altre Regioni italiane, soprattutto nel Mezzogiorno. Da qui la necessità di accelerare alcune aperture per non compromettere il futuro dell’economia regionale già molto fragile. Il Governo, dunque, avrebbe dovuto elaborare una fase due non univoca sul tutto il territorio nazionale ma diversificata, consentendo alle Regioni, in relazione al numero dei contagi, di poter adottare provvedimenti in base alla situazione reale. Un chiaro errore del Governo Conte, che con tali decisioni calpesta le autonomie regionali ignorando le esigenze dei territori imponendo le proprie decisioni per ragioni meramente politiche, vista la preannunciata riapertura nei prossimi giorni. Nel merito poi – prosegue l’assessore al bilancio – l’ordinanza del presidente della giunta non ha fatto altro che concedere qualche spiraglio in più ai piccoli imprenditori calabresi, titolari di bar e ristoranti, per ricominciare a lavorare e non compromettere ulteriormente le proprie attività. Dei piccoli segnali di apertura, pienamente giustificati dal numero basso di contagiati in Calabria, rispondenti alle richieste provenienti dalle categorie produttive e che ben contemperava la tutela della salute pubblica con il diritto al lavoro. Un provvedimento – conclude l’assessore Talarico – che ben si era inserito nelle misure adottate dalla giunta e contenute nel bilancio regionale, approvato sul finire del mese di aprile, per dare sostegno alle imprese, ai professionisti e alle famiglie calabresi. Un percorso che in ogni caso, aldilà della sentenza del Tar, dovrà proseguire con impegno nelle prossime settimane».
«FERMATA EVIDENTE STRATEGIA POLITICA» «Il nostro obiettivo è quello di superare questa emergenza e ripartire subito, gradualmente e in sicurezza. L’ordinanza regionale, illegittima illogica e irresponsabile, rischiava di mandare all’aria tutto ciò che i Calabresi sono riusciti a fare fino ad oggi, rispettando le regole con grande senso di resposabilità e consentendo alla nostra regione di rimanere tra le meno colpite in Italia dall’emergenza sanitaria». E’ quanto dichiara il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, commentando la decisione del Tar di sospendere l’ordinanza regionale emanata dalla Governatrice Jole Santelli. “Oggi la sentenza del Tar di fatto certifica l’illegittimità e l’inopportunità dell’assurdo provvedimento adottato dalla Regione Calabria. Un’ordinanza – aggiunge Falcomatà – alla quale negli ultimi giorni si erano opposti l’ordine dei medici, la task force degli esperti medici nominati dalla stessa Regione, l’Anci territoriale e nazionale insieme alla stragrande maggioranza dei sindaci calabresi, il Governo che aveva chiesto che venisse modificata ricevendo il benservito dalla Governatrice, ma soprattutto gli stessi operatori economici e i cittadini cui il provvedimento era diretto».
DA ROMA, «BULLISMO ISTITUZIONALE DEL GOVERNO» Di simile tenore le reazioni dei parlamentari del centrodestra calabrese. Tra questi il senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori: «Siamo in presenza di una delle peggiori forme di statalismo mai esistite. Il governo Conte uccide le autonomie e accentra su di sé tutti i poteri, con le conseguenze che gli italiani stanno vivendo sulla loro pelle. L’ordinanza Santelli – spiega il parlamentare – aveva avuto il merito di riaccendere i motori dell’economia calabrese e rappresentava la voglia di ripartire di una regione in cui l’emergenza sanitaria è stata meno grave rispetto ad altre zone del Paese. Il governo Conte, invece, con una mossa dalla dubbia legittimità costituzionale, ha preferito imporre il suo potere piuttosto che permettere alla Calabria di entrare davvero nella sua fase 2».
«I CALABRESI PAGHERANNO IL PREZZO DELLA DECISIONE» «Il Tar ha bocciato, con una decisione davvero discutibile, l’ordinanza della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, sulla riapertura di bar e ristoranti. Il governo, ancora una volta, dimostra la sua incultura istituzionale e decide di ricorrere ad un tribunale amministrativo per contestare le decisioni di una Regione». Lo afferma Roberto Occhiuto, vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera, che poi aggiunge: «La via da seguire sarebbe stata quella di appellarsi alla Corte Costituzionale, ma anche in questo caso l’esecutivo dimostra la sua rozzezza, e causa un pericoloso precedente. Palazzo Chigi ancora una volta si rende protagonista di uno scontro con le Regioni, non tenendo conto del dibattito sul federalismo che c’è stato nel Paese, delle specificità di ogni territorio nell’affrontare questa emergenza e soprattutto della sensibilità dei governatori, più vicini alle reali esigenze delle popolazioni locali. Saranno i cittadini, gli imprenditori, i commercianti calabresi, purtroppo, a pagare il prezzo di questa inspiegabile miopia».
E così anche il capogruppo di Fi al senato, Licia Ronzulli che parla di «bullismo istituzionale contro la Calabria» sottolineando come «anche di fronte ad una emergenza prima sanitaria ed oggi economica, al timore che la criminalità organizzata sia più veloce dello Stato ad “aiutare” gli esercenti in crisi, il governo usa il Tar come una clava per rivendicare le competenze statali sulle ordinanze regionali. Il ricorso del governo che ha annullato – per quanto? – l’ordinanza della Regione Calabria è una vittoria di Pirro: riafferma un principio scontato, che nessuno ha messo mai in discussione, e allo stesso tempo crea un danno all’economia di una Regione che oggi, stando agli indici di contagio, può dirsi sicura. Contenti loro… Una cosa è certa: con il bullismo istituzionale non si va da nessuna parte».
«RIPARTENZA NON PUO’ ESSERE DISORDINATA» Anche Federica Dieni del Movimento 5 stelle si esprime sul tema: «La pronuncia del Tar della Calabria rimette ordine nel rapporto tra governo centrale e Regioni e assicura un riferimento giuridico ineludibile da cui si devono trarre interpretazioni politiche. La più importante delle quali è che la ripartenza dopo il lockdown non può avvenire in ordine sparso, ma deve essere frutto di un accordo istituzionale e seguire delle precise linee guida, in modo tale da non vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti in questi ultimi due mesi dagli italiani».
«Com’era ampiamente prevedibile – dice Francesco Forciniti, portavoce 5 stelle alla Camera – questa mattina la scure del Tar della Calabria si è abbattuta sull’ordinanza regionale della governatrice Jole Santelli, e il provvedimento è stato annullato nella parte che riguardava l’apertura di bar e ristoranti. Senza entrare troppo nel merito delle motivazioni tecniche che hanno portato all’annullamento della tanto discussa ordinanza, c’è un passaggio molto importante della sentenza che merita di essere attenzionato, che fa riferimento al principio di prevenzione. Il Tar sostiene infatti che, di fronte ad un rischio sanitario potenzialmente elevato derivante dal coronavirus, “ogni iniziativa volta a modificare le misure di contrasto all’epidemia non può che essere frutto di un’istruttoria articolata, che nel caso di specie non sussiste”. Ciò tenuto anche conto del livello di efficienza del sistema sanitario regionale. In questa seconda fase, insomma, le misure devono essere “rimosse gradualmente, in modo che si possa misurare, di volta in volta, la curvatura assunta dall’epidemia in conseguenza delle variazioni nella misura delle interazioni sociali».
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