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Scarcerazioni ‘ndranghetisti, il governo prova a mettere un freno

Il Consiglio dei ministri approva un decreto che prevede una stretta alla possibilità di “liberare” capimafia per l’emergenza coronavirus. Bonafede: chiuso il cerchio. Morra: è la prova dell’impegn…

Pubblicato il: 10/05/2020 – 8:40
Scarcerazioni ‘ndranghetisti, il governo prova a mettere un freno

La “stretta”, o almeno un tentativo di “stretta”, dopo le “maglie larghe” delle scorse settimane. Il governo prova a mettere una pezza al “pasticcio” delle scarcerazioni di capi mafia e capi ‘ndrangheta per il Covid-19 approvando ieri in tarda serata il cosiddetto “decreto boss”. Per porre un freno alle scarcerazioni “facili” (sarebbero una 40 quelle di esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese), l’ultimo decreto governativo prevede una prima valutazione del tribunale di sorveglianza dopo quindici giorni dal provvedimento di scarcerazione legato al Coronavirus. Dopo la prima valutazione, il tribunale di sorveglianza, sentito il parere della Procuratore distrettuale antimafia e del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, verificherà con cadenza mensile se persistono le condizioni per la scarcerazione. «La valutazione è effettuata immediatamente, anche prima della decorrenza dei termini sopra indicati, nel caso in cui il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria comunica la disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta adeguati alle condizioni di salute del detenuto o dell’internato ammesso alla detenzione domiciliare o ad usufruire del differimento della pena», si legge nel testo. E prima di provvedere alla scarcerazione «l’autorità giudiziaria sente l’autorità sanitaria regionale, in persona del presidente della giunta della Regione, sulla situazione sanitaria locale e acquisisce dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria informazioni in ordine all’eventuale disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta in cui il condannato o l’internato ammesso alla detenzione domiciliare o ad usufruire del differimento della pena può riprendere la detenzione o l’internamento senza pregiudizio per le sue condizioni di salute». Si tratterà ora di capire quali effetti questa normativa produrrà, e se basterà a placare le polemiche e le critiche all’indirizzo del governo e del Guardasigilli Bonafede.
L’INTERVENTO DEL MINISTRO «Nessuno può pensare di approfittare dell’emergenza sanitaria determinata dal Coronavirus per uscire dal carcere». Comincia così il post del Guardasigilli Alfonso Bonafede che oggi apre il Blog delle Stelle per spiegare il decreto varato in nottata dal Cdm. «È un insulto alle vittime, ai loro familiari e a tutti i cittadini, che in questo momento – prosegue il ministro – stanno anche vivendo le tante difficoltà della pandemia. I magistrati applicano le leggi e come sempre io rispetto la loro autonomia e indipendenza. Da ieri sera c’è una nuova norma che mette ordine alla situazione. In un momento così straordinario si stava andando avanti con vecchi strumenti. Ma in momenti straordinari, servono provvedimenti straordinari. La settimana scorsa abbiamo approvato un decreto che rende obbligatoria la richiesta del parere della direzione nazionale e delle direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo, prima di assegnare la detenzione domiciliare, e, stando ai dati di questa prima settimana, sta già dando i suoi frutti: abbiamo fermato l’emorragia. Oggi chiudiamo il cerchio», sottolinea Bonafede.
IL COMMENTO DI MORRA «Se qualcuno ha avuto dei dubbi sulla volontà del M5s e del governo Conte di contrastare con la massima determinazione possibile le mafie, bene ieri sera è stato aiutato a capire da che parte sia il M5s». A sottolinearlo in un post su Facebook è Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, ricordando che «Il Cdm ha approvato un decreto legge che, senza ledere l’autonomia, sacra, della magistratura, irrobustisce i criteri che sovrintendono alle scarcerazioni per differimento pena causa pandemia da coronavirus, prevedibilmente facendo terminare questa fase eccezionale in cui si è registrato un fenomeno abnorme e non voluto. Con questo decreto legge – continua Morra – si fronteggia l’emergenza scarcerazioni prodotta dalla pandemia e dal concorso di altri fattori (fra cui alcuni ritardi nella precedente gestione del Dap) e si da’ una risposta forte ed efficace a mafie e scettici dell’azione antimafiosa del governo e del ministro di Giustizia».
 

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