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20.20 | «Io, bloccata a Trento, voglio tornare dai miei figli in Calabria»

La storia di Alessandra Monci raccontata a “20.20”, in onda questa sera a partire dalle 21 su L’altro Corriere Tv (canale 211)

Pubblicato il: 11/05/2020 – 17:57
20.20 | «Io, bloccata a Trento, voglio tornare dai miei figli in Calabria»

LAMEZIA TERME «Mi trovo a Trento e da poco risiedo qui per motivi di lavoro, ma la mia famiglia composta da mio marito e due figli minori è rimasta in Calabria e ancora, dopo due mesi di quarantena, non posso tornare a casa dai miei cari». E’ la storia di una mamma, Alessandra Monci, raccontata a L’altro Corriere Tv nel corso della trasmissione “20.20”, condotta da Danilo Monteleone e Ugo Floro, in onda questa sera sul canale 211 a partire dalle 21.
 LA VOGLIA DI TORNARE Quella di Alessandra è una storia simile a molte altre, ma che pongono l’accento sull’attuale situazione che tanti calabresi stanno vivendo in questi giorni, tra la voglia di tornare a casa e l’impossibilità di farlo ancora per le restrizioni imposte dal governo e dalla Regione: «Mi trovo qui da febbraio – racconta – qui per necessità ho spostato la mia residente ma poi è scoppiata la pandemia. Anche prima delle restrizioni e dei vari Dpcm del governo ho preferito restare qui ed attendere, sperando di ricevere disposizioni e la possibilità di raggiungere la mia famiglia. Ci speravo dopo l’ultimo Dpcm presentato da Conte, ma le mie speranze sono tramontate con il decreto 38 della Regione Calabria».
MISURE SPROPORZIONATE? Dal 4 maggio, infatti, è possibile rientrare in Calabria ma solo per esigenze sanitarie e lavorative oppure se residente nella nostra regione. Variabile che, in questo caso, esclude proprio Alessandra: «Io chiederei di valutare caso per caso perché raggiungere la Calabria per la gran parte delle persone fuori regione è una necessità, un bisogno e non un divertimento. Chiedo una visione un po’ più aperta da parte della Regione anche perché va considerato che queste erano misure necessarie all’inizio dell’emergenza ma nel frattempo io ho vissuto in quarantena per due mesi, uscendo solo in rarissime occasioni e per fare la spesa». «C’è una netta sproporzione – conclude – tra il pericolo che una persona come me può portare alla comunità e alla mia famiglia e le libertà che in questo caso vengono violate».

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