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Cosenza, baruffa con la polizia alla manifestazione sulla crisi economica – VIDEO

Il tentativo di irruzione negli uffici della Prefettura di Cosenza viene fermato dagli agenti. Le cassette vuote sono il simbolo delle famiglie che non riescono più a riempirle di alimenti. «Il mio…

Pubblicato il: 11/05/2020 – 12:44
Cosenza, baruffa con la polizia alla manifestazione sulla crisi economica – VIDEO

di Michele Presta
COSENZA
Dovevano essere il simbolo della nuova rivolta le cassette messe ai piedi della prefettura di Cosenza vuote come le tasche di molti cosentini che non possono più riempirle di generi alimentari. Si sono trasformate nel sassolino tirato nell’occhio di Golia per innescare una baruffa con gli agenti di polizia. Il tentativo di un bliz simbolico nell’androne del palazzo di Governo è andato a male. Fioccheranno le denunce, gli agenti della Digos hanno passato la mattinata a riempire verbali. Le manifestazioni non sono previste nelle attività consentite nella “Fase 2” e il tentativo di mantenere delle distanze sociali è svanito dopo appena pochi minuti dalla sistemazione dello striscione con cui i manifestanti chiedevano risposte a Governo, Regione e Comune su come pagare gli affitti in scadenza o avere in tasca i soldi per poter fare la spesa. A Piazza 11 settembre c’era chi in questi anni ha tenuto alta l’attenzione sulle politiche del welfare e del sociale, altri che mai prima d’ora si erano trovati in questa situazione osservano da lontano. Annuivano alle parole che si rincorrevano quando, ristabilito l’ordine, al microfono si sono alternate le storie di chi messe da parte le paure della pandemia affronta gli incubi della crisi economica. Come quelle di Giovanna (nome di fantasia) con un fitto da pagare, le bocche dei figli da sfamare ed il reddito del marito idraulico azzerato in appena un mese. «La mia paura più grande è quella di accendere il gas perché non so che cosa mettere sui fornelli». Bussano alla porta i proprietari delle case in affitto. «Ripetono che questa è una guerra, ma vorremmo sapere con quali strumenti vogliono sconfiggerla. Abbiamo sentito solo annunci, ci avevano promesso un reddito d’emergenza. Ma non abbiamo visto nulla». A Cosenza quello della casa è un problema vecchio quanto la leggenda di Alarico, Re dei Visigoti. A Palazzo dei Bruzi è l’argomento segnato con la penna rossa da gennaio. Le interlocuzioni con il Comune che in virtù del dissesto aveva deciso di ridurre la quota da destinare al fitto casa si sono interrotte dopo lo scoppio dell’emergenza sanitaria ma i problemi si trascinano dietro. «Ci avevano detto che ci avrebbero pagato l’emergenza abitativa ma non abbiamo visto una lira – spiega la voce di una manifestante al microfono -. I padroni bussano alla porta, non è possibile. Io non prendo neanche il reddito di cittadinanza. Questo problema deve essere risolto. Se siamo in piazza è perché rivendichiamo diritti e chiediamo aiuto, non certo perché vogliamo prendere multe da pagare con soldi che non abbiamo».

A Palazzo dei Bruzi sanno bene che quella dell’emergenza abitativa è una grana di non poco contro. Occhiuto nel suo ultimo rimpasto di giunta ha affidato ad Alessandra De Rosa una delega specifica ma per chi si occupa del tema da tantissimi anni come Ferdinando Gentile il puzzle da comporre è fatto da pezzi che devono essere incastrati e che ad oggi mancano, per esempio? Il parere dei revisori dei conti per fare una variazione di bilancio che favorisca le famiglie in difficoltà. «Rimarchiamo la questione ancora una volta. Ci sono delle situazioni che si stanno incancrenendo e tante famiglie si trovano in difficoltà – spiega Ferdinando Gentile -. Ci deve essere un intervento forte da parte delle istituzioni. I buoni spesa sono ancora in consegna, ma ci sono anche i piccoli negozianti stremati dalla crisi. In tutto questo stiamo assistendo solo ad un balletto di responsabilità: dell’amministrazione comunale trincerata dietro posizioni che non condividiamo e della Regione che dichiara guerra al Governo». In città crescono i nuovi poveri, persone che con lo stipendio arrivavano in modo dignitoso a fine mese. «Tante persone per vergogna non si mettono in prima linea ma la povertà si è allargata a fasce inaspettate. Oggi c’è tutto il bisogno di avere qualcosa di concreto da parte delle istituzioni – conclude Gentile».(m.presta@corrierecal.it)

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