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L'ex capo dei vigili di Cosenza nella bufera per il commento «offensivo» su Silvia Romano

Decine di associazioni firmano una lettera nelle quale si annunciano azioni legali. L’assessore Matilde Spadafora Lanzino: «E se ironico questo post voleva essere, lo scrivente sappia che davvero i…

Pubblicato il: 11/05/2020 – 18:57
L'ex capo dei vigili di Cosenza nella bufera per il commento «offensivo» su Silvia Romano

COSENZA Il patatrac combinato da Giovanni De Rose su Facebook, con il suo post sulla liberazione di Silvia Romano ha attirato la curiosità delle firme di punta dei grandi giornali e le ire delle realtà sociali cosentine che alle parole usate dall’ex dirigente comunale nominato da Mario Occhiuto hanno risposto con parole a tono e tutte di condanna. Nessuna “isteria femminista”, le parole (che potete leggere in foto) battute da De Rose per inserirsi nel feed di Facebook alimentato da teorie complottiste circa i costi della scarcerazione, i presunti rapporti sessuali, la gravidanza e chi più ne ha più ne metta, sono riusciti ad oscurare il dramma umano di una ragazza appena 25enne “rea” di essere costata troppo agli italiani (non si sa in base a quale fattura) e macchiata dall’ignobile peccato della conversione all’Islamismo. Silvia Romano, nelle sue prigioni, ha avuto una sola possibilità: leggere il Corano. Se in quelle parole abbia trovato ristoro e conforto per andare avanti possiamo fargliene una colpa? Evidentemente per qualcuno sì, non per tutti e fortunatamente verrebbe da aggiungere. I primi a sollevare all’attenzione dell’opinione pubblica le parole utilizzate dall’ex responsabile dei Vigili Urbani di Cosenza, sono stati gli ex candidati per la lista “Cosenza in Comune” alle scorse elezioni comunali. Ne è scaturito un dibattito, parzialmente concluso con la rimozione del post incriminato con uno di scuse in cui De Rose ammetteva di aver fatto dell’ironia in stile «Charlie Ebdo». Ma c’è poco da scherzare per le realtà locali. «A nulla vale il tentativo dell’autore di far passare il tutto come facile satira alla Charlie Hebdo (scritto “Ebdo”). Pezza forse peggiore del buco, svelando un’azione di “testa” più che di “pancia”», scrivono tantissime associazioni cosentine. «Tutto questo è sconcertante se si pensa che l’autore è un avvocato per più tempo incaricato di ruoli dirigenziali nell’amministrazione comunale e provinciale di Cosenza.
Non possiamo restare inermi di fronte alla gravi dichiarazioni di cui sopra e ci riserviamo di valutare ogni azione legale idonea a censurare e sanzionare quanto dichiarato – scrive un gruppo di associazioni -. In quanto donne ci sentiamo certamente parte lesa in questa vicenda ed agiremo, con ogni mezzo, per la tutela dei diritti di cui ci sentiamo portatrici. Chiediamo inoltre, a gran voce, che il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Cosenza attivi ogni procedura necessaria a sanzionare la gravità di tali esternazioni confidando nella necessaria ed imprescindibile interazione tra tutti i soggetti coinvolti». A parlare è una rete fitta di associazioni che in città da sempre tutelano le ragioni dei più bisognosi e si prendono cura di chi subisce violenze, si tratta, oltre a Cosenza in Comune, hanno firmato: What Women Want_La Calabria vista dalle donne; Fimmina Tv ; Centro Women’s Studies Unical, Moci; Stella Cometa; Fondazione Lilli ; Nate a Sud; Centro Antiviolenza Lanzino, Casco, Eos Arcigay, Futura Calabria; AttivaRende; Verde Binario; Centro Antiviolenza di Paterno Calabro; Sardine Cosenza, la Terra di Piero, Controcorrente, Camera minorile “G. Mazzotta”, Mammachemamme.
L’ASSESSORE LANZINO PRENDE LE DISTANZE  «Benché io non frequenti Facebook – lo confesso con sincera umiltà –  di tanto in tanto gli amici mi informano, inviandomi post, di vario genere:  alcuni  interessanti, qualcuno solo simpatico, altri inopportuni o inutili. È quanto mi è accaduto stamattina, quando, dopo il clic tipico di Whatsapp, ho letto, davvero stupita e incredula, il testo di un post rivolto alla volontaria Silvia Romano. Un post infarcito di espressioni sgradevolissime, pesantemente sessiste,  offensive  della diretta destinataria,  pesantemente offensive della dignità della donne, offensive dell’intelligenza di ciascuno e ciascuna». Così Matilde Spadafora Lanzino, madre di Roberta Lanzino uccisa 31 anni fa, oggi assessore di giunta con la delega alla Scuola e alle Pari opportunità ha commentato le parole dell’ex dirigente. «Si stenta a credere che una mente qualunque possa averle concepite. E se ironico questo post voleva essere,  lo scrivente sappia che davvero il suo estro  ha fallito: non si riesce a trovare alcuna traccia di ironia nelle sue parole. E neppure si riesce  a trovare  una logica alla voglia di fare ironia su una  vicenda  così  dolorosa e difficile. Ci rendiamo conto che ancora il cammino dell’educazione al rispetto e alla parità di genere è lungo e tortuoso, se ancora siamo costretti a leggere una così cattiva “letteratura” da cui, tutti e tutte, senza dubbio alcuno, prendiamo le distanze». (mi.pr.)

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