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«Normalità nociva»

di Laboratorio territoriale permanente di San Lorenzo e Condofuri

Pubblicato il: 11/05/2020 – 21:30
«Normalità nociva»

La normalità esiziale sospesa per due mesi bussa alle porte con la solita tracotanza, pretende di ricominciare a distruggere ecosistemi, incrementare il caos climatico, lo spreco e l’ingiusta distribuzione delle risorse. Ci tiene insomma, agitando lo spettro della crisi economica, a non abbandonare mai più le condizioni che hanno tra l’altro reso possibile la diffusione del coronavirus, precipitando l’umanità in una tragedia di cui l’attuale pandemia è solo una minima manifestazione.
In questi pur difficili giorni di tregua, che a persone con la testa sulle spalle potevano servire da monito e da lezione, si sono levate le voci di alcune sentinelle della civiltà e del buon senso, allarmate proprio perché nei discorsi pubblici i segnali di resipiscenza erano autorevoli ma minoritari e soffocati da un chiacchiericcio poco incline a ricercare i nessi tra le cause e gli effetti.
Tra i fautori di un superamento della normalità nociva pre – virus citiamo l’urbanista Vezio De Lucia che ha ricordato, ai cittadini di un paese afflitto dal dissesto idrogeologico e dallo scempio delle sue coste, il problema principale da affrontare in Italia: il consumo di suolo spaventoso, la cui lugubre ascesa segue il ritmo di due – tre metri quadrati al secondo (14 ettari al giorno) e può contare ancora sulla mancanza di quell’intervento legislativo generale in materia che i meno incoscienti attendono da anni. L’illuminato De Lucia ha espresso il timore di un rilancio senza freni dell’edilizia propiziato dai lamenti per la sofferenza economica, visto che il consumo di suolo, lo ripetiamo facendo eco ai rapporti annuali dell’Ispra, è un danno ambientale e di conseguenza un enorme esborso monetario (gli italiani devono pagare 2 miliardi ogni anno soltanto per le cementificazioni dell’ultimo lustro), e il contribuente oggi preferirebbe l’impiego dei suoi soldi nell’ambito del sistema sanitario nazionale.
De Lucia si pronunciava agli inizi della fase uno; un altro saggio come Salvatore Settis gli ha fatto il controcanto entrando nella fase due con un articolo in cui si evidenzia, richiamando anche Rem Koolhaas, la necessità di mettere in discussione “l’inevitabilità dell’Urbanizzazione Totale, difendendo l’ambiente e il paesaggio storico “come pegno vivente di una vita urbana che non intenda divorziare dalla natura”. L’intervallo tra i due interventi è stato colmato da ulteriori accorati inviti (necessari perché l’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco è rimasta dal 2015 lettera morta e non è stato ancora “ridefinito il progresso “ come lui auspicava) a non perseguire più l’aggravamento a ogni costo della pericolosa situazione in cui si dibatte l’uomo del ventunesimo secolo sottomesso agli imperativi economici: ricordiamo, in ordine cronologico, le analisi di Marco Bersani e di Piero Bevilacqua sul Manifesto, il testo di Gaël Giraud ospitato da Civiltà Cattolica, l’opportuno appello, firmato da tanti intellettuali e tante associazioni, per la salvezza della Terra “Una preghiera civile: mai più come prima”, l’articolo di Susanna Tamaro poggiato sugli “Otto peccati capitali della nostra civiltà” di Konrad Lorenz e pubblicato dall’inserto “Pianeta 2020” del Corriere della sera.
A questo punto dobbiamo evitare il rischio di rivolgere la critica o l’indignazione contro circostanze impersonali (il progresso, la società globale) e continuare a fare i conti con gli autori delle nocività che più direttamente conosciamo, con i responsabili di aspetti particolari del disastro generale. Chi ha seguito su questa testata, da tre anni a questa parte, la denuncia, formulata o sottoscritta da numerosi e qualificati soggetti, dell’arcaico e fuorilegge progetto di “completamento” del lungomare di San Lorenzo sa ormai che il sindaco Russo aveva in animo di gestire la fascia costiera del territorio da lui amministrato applicandole, in linea con le prassi distruttive degli anni precedenti ma contro gli insegnamenti della storia e le attuali disposizioni normative, un ettaro abbondante di orrendo asfalto impermeabile. La realizzazione del progetto era stata sospesa a febbraio, molti mesi dopo la dichiarazione da parte degli uffici regionali competenti della necessità di una Valutazione di incidenza: l’opera contestatissima era collocata all’interno (o ai margini, per la legge poco importa in questo caso) della Zona Speciale di Conservazione “Fiumara Amendolea”, uno dei siti della Rete Natura 2000 prevista dalla Direttiva europea Habitat e dalle disposizioni nazionali connesse.
Al momento si attendono le indicazioni dell’Ufficio Via della Regione Calabria ma si può prevedere che il disegno deturpante e invasivo sarà ridimensionato, dato che il rispetto delle norme (e in omaggio alla legalità il sindaco Russo ha intitolato il lungomare al giudice Scopelliti), prescrive una fruizione umana delle Zsc compatibile con la tutela degli habitat protetti. Se non ci saranno colpi di scena, se l’ Ufficio Via non manifesterà orientamenti meramente conservativi del procedimento per lo “stato avanzato dei lavori” (avanzato forsennatamente nella piena e spregiudicata consapevolezza che si stava procedendo contra legem per poter poi usare, a lavori bloccati, il classico argomento dello stato avanzato dei lavori), questa decisione potrebbe inaugurare davvero una fase due della storia umana, non del contenimento del Covid -19. Una fase più sensata che ci faccia uscire dalla buia preistoria sviluppista in cui ci eravamo cacciati, e ci porti in un contesto più felice, capace di superare le pulsioni di morte in nome delle ragioni della vita. Una realtà non più raccapricciante, nella quale l’uomo smetterà di essere schiavo dell’economia e l’economia sarà al servizio dell’uomo, e la costa di San Lorenzo, invece di soffrire l’isola di calore e l’incremento dell’erosione garantiti dall’asfalto, potrà godere di un polmone verde, di un’infrastruttura di salute pubblica creata con l’impianto capillare di tamerici, attrattiva sicura per i turisti che non possono per ora andare alle Maldive.

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