Na’ tazzulella e’ cafè e mai niente cè fanno sapè
Nui cè puzzammo e famme, o sanno tutte quante
E invece e c’aiutà c’abboffano e’ cafè
Forse la risposta è scritta nella canzone di Pino Daniele che accompagna la conclusione di questa puntata di “U sapivi?”, il format d’inchiesta condotto da Michele Macrì con il supporto tecnico di Cosimo Siciliano. La domanda è diventata un classico della pandemia: «Viene prima la salute o il lavoro dei calabresi?».
Dopo lo stop del Tar all’ordinanza della presidente Santelli che riapriva bar, ristoranti e agriturismi, le telecamere del Corriere della Calabria sono andate a sondare il terreno. Su quale sia lo status quo la risposta è unanime: disastroso. «È una situazione triste, difficile. Non siamo pronti ad affrontare questa emergenza senza l’aiuto di nessuno e finora non abbiamo visto un centesimo».
In questo momento i titolari degli esercizi commerciali non riescono neppure «a coprire le spese». E si lamentano per la schizofrenia delle ordinanze contrapposte: «È difficile gestire la situazione quando si decide da un momento all’altro sulla pelle dei commercianti». Di certo «il servizio d’asporto non è conveniente», specie per chi sceglie «di mantenere gli stessi prezzi. L’incasso non basta neppure per pagare le bollette dell’elettricità».
E i 600 euro mensili? «Sono una goccia in un oceano – risponde il titolare di un bar –. Qui abbiamo cinque dipendenti: abbiamo fatto richiesta per la cassa integrazione, e di questa cassa integrazione non è arrivato ancora un centesimo. Ci sono padri di famiglia, gente in grave difficoltà. Non sappiamo cosa fare».
Troppo facile, dopo due mesi di lockdown, limitarsi agli appelli a restare a casa. «Sono roba da vip – spiega uno dei commercianti sentiti da Macrì –. Anche io resterei a casa con 20mila euro al mese».
E appaiono lontani anche i 2mila euro annunciati dalla Regione per il sostegno alle piccole imprese. «Sono ancora in fase di preiformazione…».
Il dualismo salute-lavoro divide anche i cittadini. Per alcuni è troppo presto per ripartire, per altri «se si rispettano regole e distanziamento, è giusto aiutare le attività commerciali».
La questione continuerà a tenere banco fino alle prossime decisioni del governo. «Ne discutiamo davanti a una tazza di caffè?», si chiede Macrì. «Meglio di no…».
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