di Giorgio Curcio
DIAMANTE Tornare in Calabria, ritrovare casa e familiari, e quella normalità che, in tempi di pandemia e “Fase 2”, appare sempre più vicina. Un’esperienza emozionante per tanti studenti e lavoratori che, dal 4 maggio scorso, hanno avuto la possibilità di rimettere piede nella propria terra, rispettando comunque tutte le misure previste per limitare al massimo il rischio contagio da coronavirus.
L’AVVIO DELLA FASE 2 Le storie che il Corriere della Calabria ha raccontato questa settimana dimostrano che alcune cose hanno funzionato bene, altre meno. Alcuni dei “calabresi di ritorno”, ad esempio, lo scorso 4 maggio alla stazione di Lamezia hanno rifiutato il tampone; altri, tornati in auto troppo presto o troppo tardi, non hanno trovato i sanitari agli svincoli autostradali così come stabilito. Ma c’è anche chi ha affrontato il viaggio di ritorno a casa nel migliore dei modi e ha scelto di raccontarlo come Martina Presta, giovane studentessa originaria di Diamante, dottoranda in Farmacologia a “La Sapienza” di Roma. «Il mio viaggio di ritorno in Calabria – ci racconta – è iniziato lo scorso 6 maggio quando sono partita nel pomeriggio dalla stazione con l’Intercity diretto a Reggio Calabria. E’ stata certamente un’esperienza forte, preoccupata com’ero inizialmente per le procedure da seguire, ma mi sono trovata subito a mio agio. Tutti avevano la mascherina, su ogni porta del vagone erano presenti i dosatori con il disinfettante per le mani e i passeggeri erano seduti a posti alternati. E poi durante il viaggio, nonostante il nostro timore, nel vagone ci siamo messi a chiacchierare come sempre».
L’ARRIVO IN CALABRIA Il viaggio di Martina prosegue senza intoppi, dunque, e fa tappa alla stazione di Scalea dove è arrivata in serata: «Sono stata accolta benissimo – ci racconta – dal personale medico e dalle forze dell’ordine. E’ qui che mi è stato fatto il tampone. Un po’ invasivo forse ma un test necessario per far stare sicura me e i miei familiari». «Ad aspettare me e altri miei concittadini – racconta – c’era un’auto medica che mi ha portato all’indirizzo che avevo comunicato come domicilio per l’autoisolamento».
UNA NOTA STONATA Eppure, come è già accaduto in queste settimane, un piccolo dettaglio che sfugge alla comprensione e alla logica, ha reso il ritorno in Calabria un po’ meno “tranquillo”. L’Asp di Cosenza, nelle scorse ore, ha infatti precisato ai sindaci del distretto Tirreno area Nord, che «l’esito negativo dei tamponi non comporta l’automatica interruzione della quarantena, ma la ratio di eseguire i tamponi in massa è esclusivamente a scopo profilattico». Circostanza che ha spiazzato la stessa Martina: «Già perché – ci spiega – sul sito della Regione Calabria c’era scritto che, a seguito della comunicazione dell’esito negativo del tampone dell’Asp di appartenenza, c’era la possibilità di interrompere l’isolamento. Il mio tampone è effettivamente negativo ma dovrò fare comunque altre due settimane di isolamento. Sono già stata in quarantena due mesi a Roma, cambia poco, ma è questione di chiarezza e organizzazione». «Tutto sommato è andata benissimo l’organizzazione di Trenitalia è stata impeccabile – ci tiene a precisare Martina – e ringrazio anche il sindaco Magorno per la grande disponibilità che ha dimostrato nei miei e nei confronti di tutti i cittadini». (redazione@corrierecal.it)
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