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«Quell’audio è scioccante. È normale che i tamponi giacciano per giorni?»

Cgil e Cisl poco convinte dalla smentita della Regione sul caso dei test congelati a Cosenza. «Strano che un’operatrice del 118 non conoscesse il percorso degli esami. La situazione non è quella ro…

Pubblicato il: 12/05/2020 – 18:19
«Quell’audio è scioccante. È normale che i tamponi giacciano per giorni?»

CATANZARO «Troppo brutto e amorale per essere vero! Questo abbiamo pensato quando, già dalle prime ore di questa mattina, circolava su tutti i social un messaggio audio di un’asserita operatrice del 118 che sosteneva di “aver fatto una scoperta veramente bruttissima”, grazie alle informazioni fornite fortuitamente da altri colleghi. E cioè, che i tamponi eseguiti sui calabresi di rientro dal Nord in questi giorni piuttosto che essere portati nei Centri di virologia per essere processati vengono accantonati nei frigoriferi ubicati in locali non meglio identificati siti a Serra Spiga. L’operatrice sanitaria afferma nel messaggio di aver visto migliaia di tamponi depositati in questi frigoriferi forniti dalla Regione Calabria». La premessa, riassunta in una nota di Cgil e Cisl (firmata dalle segretarie generali della Funzione pubblica Alessandra Baldari e Luciana Giordano) è il fatto del giorno: l’audio dell’operatrice del 118 ha fatto il giro della Calabria, è finito in un esposto del deputato M5S Francesco Sapia e ha sollevato dubbi sulla gestione dell’emergenza epidemiologica. La Regione ha smentito in maniera recisa, annunciando una denuncia per procurato allarme.
«NORMALE CHE I TAMPONI RESTINO IN ATTESA» Ma le spiegazioni hanno generato nelle sindacaliste più di un dubbio, affidato a una nota recapitata alle redazioni nel pomeriggio di martedì. «Dalle spiegazioni fornite dal direttore generale del dipartimento Salute della Regione Calabria – scrivono – sembrerebbe che la procedura sia regolare e che sia normale lasciare giacere oltre 1.500 tamponi in attesa di essere processati mentre i diretti soggetti coinvolti, assieme a tutta la catena di persone che sono a vario titolo entrate in contatto con loro, trattengono il fiato fino al giorno in cui avranno il temuto verdetto sull’esito del test: positivo o negativo». Un modus operandi che non convince Giordano e Baldari. Che mettono nel mirino Jole Santelli (e soprattutto le sue apparizioni televisive): «La Presidente della Regione Calabria afferma in tutte le trasmissioni televisive e nei vari talk show, a cui non si esime dal partecipare, che la “sua” Regione ha il più basso tasso di contagio d’Italia. Un dato non perfettamente aderente alla realtà, ci verrebbe da dire, visto che i risultati dei test non sono assicurati in tempi ragionevoli e visti i rischi legati alle condizioni di promiscuità ambientale di verifiche che meriterebbero, invece, un rigoroso Protocollo da seguire per evitare possibili errori. Troppi passaggi e troppa attesa prima di ottenere l’esito definitivo».
«RIAPRIRE I CENTRI DI MALATTIE INFETTIVE» Cgil e Cisl suggeriscono di riaprire «i Centri di malattie infettive e di virologia che hanno rappresentato nel tempo delle vere eccellenze per la Sanità calabrese, come quello del Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme». E poi sollevano dubbi sulla procedura: «Perché, se è regolare come afferma il dg del dipartimento Salute della Regione Calabria, gli operatori sanitari coinvolti nell’esecuzione dei tamponi non sono stati messi a conoscenza del percorso che stanno seguendo i test, evitando così reazioni di preoccupata incredulità di fronte a questa scoperta?».
«Forse – continuano – se il Comitato regionale con le Parti Sociali, istituito in applicazione del Protocollo del 24 marzo 2020, si fosse riunito settimanalmente come previsto e stabilito, oggi non saremmo qui a discutere della veridicità del contenuto di un messaggio audio, perché le informazioni fornite dal dl sarebbero state patrimonio di tutti e il messaggio “incriminato” non avrebbe suscitato scalpore».

«COME AVERE I RISULTATI DEI TEST IN 2 ORE»
Altro aspetto: «la situazione del servizio sanitario della Calabria, tuttora in Piano di rientro dal debito sanitario, non consente investimenti cospicui in sofisticate sale di rianimazione, con dotazioni per la respirazione tecnologicamente evolute e con alta densità di personale dedicato». Rimane, dunque, come «unico mezzo di difesa a queste latitudini, proprio la prevenzione, fra l’altro molto più economica, attraverso l’intensificazione e l’incremento del numero dei tamponi e l’aumento delle Strutture di microbiologia e virologia ben distribuite su tutto il territorio calabrese, in modo da garantire l’esito dei test in due ore, creando una banca dati che tracci costantemente la catena del contagio. Una siffatta organizzazione genererebbe ossigeno anche per la nostra economia locale, permettendo la libera circolazione delle persone e la ripresa delle attività produttive e dei flussi turistici».

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