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«Quarantena "finita" ma non abbiamo fatto il tampone». Il giallo dei controlli per chi è tornato dal Nord

Per alcuni sono saltati i controlli previsti alle stazioni di servizio. «Abbiamo seguito le indicazioni ma non abbiamo trovato nessuno. Ci è stato detto che è obbligatoria la quarantena, non il tes…

Pubblicato il: 13/05/2020 – 7:29
«Quarantena "finita" ma non abbiamo fatto il tampone». Il giallo dei controlli per chi è tornato dal Nord

di Francesco Donnici
SIDERNO «Siamo rientrati dalla Lombardia in Calabria da una settimana, tra altri sette giorni concluderemo il periodo di quarantena e non abbiamo avuto la possibilità di fare il tampone. Questa mancanza rischia, per noi e per altri, di pregiudicare mesi di duri sacrifici che potrebbero essere serviti a poco o nulla». A parlare è Andrea Carnì, ricercatore dell’Università di Milano originario del Reggino. E proprio a Milano, insieme alla sua ragazza, anche lei del Reggino, ha passato questo lungo periodo di quarantena fino al rientro in Calabria lo scorso 5 maggio. Ad attenderli – come racconta in questa testimonianza al Corriere della Calabria – l’amara sorpresa legata all’impossibilità di effettuare tamponi per accertare le loro condizioni prima della conclusione del periodo di «isolamento volontario» prescritto dalla Regione.
Tante sono le storie simili di persone che fanno appello alla comune necessità di avere riscontro delle loro situazione sanitaria. Tra queste c’è anche quella della dottoressa Emanuela Virardi, psicoterapeuta rientrata nel pomeriggio dell’11 maggio da Roma alla sua residenza di Cirò Marina dopo 5 mesi che attraverso una lettera inviata alla redazione ha voluto rimarcare il problema.
QUARANTENA E TAMPONI La governatrice Santelli fin dal primo momento, e a più riprese, ha sottolineato come fosse necessario contenere e monitorare i flussi «dal Nord» anche intervenendo, rispetto alle disposizioni del Governo, con l’apposita ordinanza n.38 dello scorso 30 aprile dove viene espressamente specificato che «a partire dal 4 maggio 2020, i cittadini calabresi possono fare rientro presso la propria residenza, manifestando almeno 48 ore prima tale volontà attraverso l’apposito portale della Regione». In sintesi, a partire dallo scorso 2 maggio, i residenti che si registravano sul portale, potevano «prenotare il loro rientro compilando l’apposito form». Al termine delle operazioni – continua l’ordinanza – «all’interessato viene rilasciato un documento recante l’attestazione dell’avvenuta comunicazione, che dovrà essere esibito insieme all’autocertificazione». Al rientro seguono in ogni caso, «l’isolamento volontario (domiciliare) di 14 giorni» e la valutazione da parte dell’Asp di effettuare il tampone rino-faringeo. Previsione, in entrambi i casi citati, come in molti altri, non corrispondente alla realtà dei fatti.
IL RIENTRO IN CALABRIA «Il nostro isolamento in Lombardia – racconta Andrea Carnì – è iniziato ancora prima rispetto ad altre regioni come la Calabria. Fin da subito abbiamo seguito alla lettera tutte le indicazioni ricevute».
A distanza di circa due mesi, la possibilità di rientrare: «Il 2 maggio ci siamo iscritti al portale della Regione. Abbiamo fatto richiesta del Pin, come da procedura, comunicando che saremmo rientrati a Siderno il 5 maggio. Dopo circa due ore dall’inoltro della richiesta ci è stato comunicato di essere ufficialmente iscritti nel registro». Tra i dati forniti e registrati ci sono nome, cognome, luogo di partenza, di arrivo e finanche mezzo di trasporto utilizzato. «Noi abbiamo optato per il noleggio auto per evitare mezzi pubblici quindi ridurre al minimo i contatti con altre persone».
Il 3 maggio viene inoltrata dalla Regione l’ulteriore comunicazione dove si sottolinea che «i residenti, in base alla provincia in cui intendono rientrare, sono invitati a sottoporsi al test con tampone rino-faringeo secondo le modalità elencate che variano a seconda del mezzo di trasporto utilizzato. Nei casi di rientro in auto – specifica la comunicazione – per i residenti nella province di Cosenza e Crotone, l’area di servizio designata per effettuare i test è quella di Frascineto Ovest; per i residenti nelle province di Catanzaro e Vibo Valentia, quella di Lamezia Ovest; per i residenti in provincia di Reggio Calabria, quella di Rosarno Ovest». I rientranti sostando nelle aree di servizio indicate, avrebbero quindi trovato delle unità mobili attrezzate per effettuare i tamponi.
AUTOCERTIFICAZIONE SÌ, TAMPONI NO «Il 5 maggio siamo partiti da Milano intorno alle 10 del mattino. Abbiamo incontrato pochissimo traffico – solo un incidente all’altezza di Firenze – e siamo arrivati alla prima area di servizio, quella di Frascineto Ovest, intorno alle otto e mezza di sera». Ad attenderli, però, non c’era nessuno: «Non abbiamo trovato la polizia, né unità mobili del servizio sanitario provinciale come ci era stato comunicato».
Il viaggio continua e la successiva area di servizio è quella di Lamezia Ovest. «Siamo arrivati circa un’ora dopo e ci siamo fermati per fare rifornimento, ma anche qui non c’era nessuno.
Abbiamo così proseguito fino al check point di Rosarno Ovest designato per i residenti della nostra provincia nonostante si trovasse oltre l’uscita di Rosarno, che ci avrebbe condotti a casa».
Nei pressi dell’area di Rosarno Ovest ci sono diverse pattuglie della Polizia e della stradale: «Ci è stata chiesta l’autocerticazione ed abbiamo fatto tutti i controlli del caso, eccetto quelli sanitari. Ci è stato detto – continua Andrea Carnì – che i tamponi erano finiti, ma che avremmo dovuto seguire la polizia fino all’area di servizio dove avremmo potuto effettuare i controlli». Ma una volta giunti nell’area di servizio, non viene effettuato nessun controllo: «Lì ci viene spiegato che i tamponi non erano finiti, ma che l’unica unità mobile disponibile in zona era stata spostata alla stazione di Rosarno per via dell’arrivo di un treno verso le 23 circa. Ci è stato detto di rientrare a casa, nonostante non avessimo effettuato nessun controllo».
Simile è la storia raccontata da Emanuela Virardi, residente nel Crotonese dove arriva addirittura senza passare nemmeno per un controllo di polizia: «Mi aspettavo di trovare all’uscita della stazione di servizio di Fascineto Ovest, qualche operatore al punto Covid allestito per i tamponi, ma cosi non è stato». Dopo una serie di telefonate, il presidio di Crotone comunica che «solo la quarantena è obbligatoria».
NEMMENO DOPO IL RIENTRO A CASA Prima del rientro a Siderno, allo svincolo di Marina di Gioiosa Ionica, Andrea Carnì e la compagna trovano un’altra pattuglia: «Siamo stati nuovamente controllati. Ancora una volta ci è stata chiesta l’autocertificazione». Ma niente controlli sanitari.
Dopo il rientro viene effettuata la comunicazione al medico curante che a sua volta, sempre secondo quanto prescritto dalla procedura, inoltra la comunicazione all’Asp. «Dopo abbiamo riceviamo l’ulteriore comunicazione dell’inizio della quarantena, ma nessun riferimento ai tamponi. Abbiamo così provato a contattare il numero per l’emergenza Covid messo a disposizione dalla Regione per capire il da farsi». Anche in questo caso nessun chiarimento sulla possibilità di effettuare tamponi: «L’unica risposta è stata piuttosto la constatazione che diverse persone erano nella nostra situazione ed avevano chiamato per capire cosa fare una volta arrivati e posti in quarantena pur non avendo effettuato alcun tampone». A distanza di una settimana dal rientro, l’unica novità è l’ulteriore comunicazione da parte della polizia municipale «di rimanere presso la propria residenza in quarantena per il periodo prescritto».
«SACRIFICI RESI VANI» Quelle di Andrea Carnì ed Emanuela Virardi, a nome anche delle persone rientrate in questi giorni da altre regioni, vuole essere «una richiesta d’attenzione. Io e le persone come me – sottolinea Carnì – da settimana prossima, esaurito il periodo di quarantena obbligatoria, potremo reinserirci nella normale quotidianità, magari stando a casa, a contatto coi nostri cari. Abbiamo affrontato un lungo periodo di sacrifici e vorremmo ora avere la certezza di non stare portando il virus insieme a noi».
Molti controlli sulle autocertificazioni, nessuno sullo stato di salute dei rientranti: «Al posto di blocco mi era stato detto di tornare l’indomani all’area di servizio. In altre parole mi è stato suggerito di violare la quarantena rispetto a quanto autocertificato. La Regione ha tutti i dati per poter inviare delle unità mobili presso le residenze dei soggetti iscritti che non hanno ancora effettuato il tampone. È una cosa semplice ma ad oggi non è stata fatta. Credo – conclude Carnì lanciando un appello – che la sicurezza delle persone debba essere garantita non con la chiusura dei confini, ma assicurandosi che dentro quei confini le cose vadano nel migliore dei modi. Soprattutto chi ha rispettato le regole fino ad ora ha il diritto di avere delle risposte sulla sua condizione. Io – come altri – vorrei sapere se, rientrando tra una settimana nelle case coi nostri genitori, rischiamo di espandere il contagio o siamo sani. Questi giorni di quarantena, se non accompagnati da un tampone non servono a niente». (redazione@corrierecal.it)

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