ROMA «Il Senato ha pubblicato oggi una mia interrogazione, rivolta ai Ministri per la Pubblica Amministrazione e per gli Affari Regionali, che viene incontro ad un’accorata richiesta di aiuto della Presidente della Regione Calabria». È quanto dichiara Margherita Corrado senatrice M5s in Commissione Cultura, che prosegue: «Avendo dichiarato ai media, un paio di settimane fa, a proposito di 800 dipendenti dell’Ente, di ignorare “a quale titolo e per fare cosa” siano stati assunti, l’on. Santelli si è rivolta a maggioranza e opposizione per essere aiutata ad “aprire i cassetti”, assumendo l’impegno: “scrosteremo molto”. Ebbene – sottolinea Corrado – uno dei cassetti chiusi da anni a doppia mandata che la Presidente, in coerenza con quanto dichiarato, deve ora riaprire e sanificare, è relativo alla dichiarata illegittimità costituzionale degli articoli della Legge regionale 8/2010 che dieci anni fa permisero alla Giunta Scopelliti di trasferire nei ruoli regionali tre unità dirigenziali dipendenti a tempo indeterminato di altre pubbliche amministrazioni. Trascorso un decennio, due su tre soggetti sono ancora dirigenti regionali, mentre il terzo ha raggiunto il traguardo della messa a riposo».
«Questa anomalia tutta calabrese, che non mancò di richiamare l’attenzione della stampa nazionale, contribuisce – continua la senatrice Corrado – a fare oggettivamente della Calabria una Repubblica a parte, come si dice spesso con un’iperbole che evidentemente non è più tale. All’atto della pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale (2011), infatti, quei tre inquadramenti sono diventati nulli di diritto e la norma prevedeva che fosse immediatamente ripristinata la situazione preesistente. Non è accaduto».
«Pur certa che la presidente Santelli non esiterà ad affrontare e finalmente risolvere l’annoso illecito amministrativo, ho chiesto ai due Ministri destinatari dell’interrogazione se, “stanti la nullità e l’insanabilità degli atti dichiarati incostituzionali, non reputino opportuno e necessario – conclude Corrado – adottare le opportune iniziative per verificare gli atti sopra descritti e accertare le ragioni per le quali la suddetta Regione non abbia dato attuazione a quanto previsto dalla normativa vigente, né si sia curata del grave nocumento così arrecato alla propria immagine agli occhi dell’intero Paese».
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