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Scoppia il (triplo) bubbone dei rifiuti

L’intervento di Santelli contro l’ampliamento del sito di Crotone “approvato” da due suoi assessori. Il caos, la raccolta ferma e i sindaci sul piede di guerra: la Cittadella pensa di portare l’imm…

Pubblicato il: 15/05/2020 – 7:25
Scoppia il (triplo) bubbone dei rifiuti

di Pablo Petrasso
CATANZARO
Il bubbone dei rifiuti è uno e trino. La dimensione gestionale del problema è conclamata: i Comuni hanno milioni di debiti nei confronti della Regione, il sistema si blocca di continuo, le strade sono invase dall’immondizia. Negli ultimi tre giorni, con lo stop della raccolta, è stata un’escalation: i primi cittadini della Città metropolitana di Reggio Calabria chiedono un intervento risolutivo, Mario Occhiuto ha chiesto a Procura e Prefettura di vigilare, ogni sindaco “titolare” di una discarica pubblica è (più o meno) pronto alla guerra civile. Un tale campo minato che la Regione sta pensando, dopo i primi propositi bellicosi, a un grande classico: portare l’immondizia fuori dai propri confini.
Il secondo aspetto è politico e interessa in maniera sottile la neonata giunta regionale. Colpa di una riunione che risale allo scorso 28 aprile. La location è la Cittadella e, tra i partecipanti ci sono gli assessori (rispettivamente all’Ambiente e al Bilancio) Sergio De Caprio (Capitano Ultimo) e Francesco Talarico. Compaiono assieme a presidenti degli Ato e dirigenti regionali. Stando al verbale, anche De Caprio e Talarico condividono la necessità di un nuovo allargamento della discarica privata di Crotone. Lo stesso ampliamento contro il quale tuona la presidente della Regione Jole Santelli, rivolgendosi per l’occasione a due procuratori della Repubblica. E fornendo, così, una terza dimensione al tema: quella giudiziaria. La storia è appena iniziata e si sovrappone alle altre emergenze calabresi. Questa è una delle più datate, conta su decine di tentativi di soluzione e più di un miliardo speso senza che il sistema mostrasse una qualche efficienza. Un disastro necessita di un intervento risolutivo. Il primo di Jole Santelli è a gamba tesa contro la dirigenza regionale e, utilizzando il verbale di quella riunione come base per una valutazione, i “suoi” assessori.

Il capitano Ultimo e Jole Santelli

DUE ASSESSORI D’ACCORDO CON L’AMPLIAMENTO DI CROTONE… Tutti i partecipanti (tranne uno) sono concordi. «Una riesamina delle discariche pubbliche esistenti registra tempi non compatibili con l’attuale situazione della discarica di Crotone, il cui gestore ha già comunicato che difficilmente si potrà scaricare oltre il 30 aprile», si legge nella sintesi dell’incontro. Il punto è che alcune delle discariche pubbliche che potrebbero “aiutare” il sistema offrono volumi residui molto piccoli (Cassano allo Jonio e San Giovanni in Fiore) mentre altre sono «in fieri» (Lamezia Terme, Melicuccà e Motta San Giovanni). La conseguenza è «una determinazione condivisa circa la possibilità di intervenire presso quest’ultima discarica (quella privata di Crotone, ndr) autorizzando, con specifica ordinanza, un ulteriore e limitato sovralzo (80mila metri cubi circa). Questa soluzione deve essere condivisa e proposta dagli Ato. Si oppone a detta soluzione il commissario prefettizio di Crotone anche nella qualità di presidente dell’Ato di Crotone». Se il verbale dice il vero, è arrivato soltanto un “no” rispetto alla scelta di ampliare la volumetria dell’impianto di Crotone. Tutti gli altri presenti, inclusi gli assessori della giunta regionale guidata da Jole Santelli, vanno inclusi in quella «determinazione condivisa», che è poi l’idea di allargare l’impianto di proprietà della famiglia Vrenna. Un sito privato, più flessibile (certamente anche per questioni economiche), offre una soluzione rapida rispetto alle lungaggini delle discariche pubbliche.

… MA SANTELLI EVOCA LE PROCURE Santelli ha sollevato una serie di problemi rispetto all’ipotesi di abbancare ulteriori rifiuti nella discarica di Crotone. Il punto, per la presidente della giunta regionale, è che il quadro offerto dagli uffici è immutato rispetto agli ultimi otto mesi e questo, per la presidente, è “sospetto”. Non si riesce a muovere un dito per gli impianti pubblici e la governatrice non è pronta a giustificare con questa impasse l’ulteriore ampliamento della discarica dei Vrenna. Chiede, in sostanza, «prima di procedere all’autorizzazione di misure straordinarie (…) le reali motivazioni che impediscono di mettere in campo le iniziative finalizzate ad accelerare la realizzazione degli interventi pubblici in itinere e di dare impulso alle procedure amministrative precedentemente attivate». Il ragionamento è semplice: gli interventi pubblici sono stati pianificati da mesi e sono ancora bloccati, mentre il sito privato è già pronto per essere ampliato. Osservazione legittima, che è sfuggita agli assessori della giunta Santelli nella riunione del 28 aprile scorso in Cittadella. Ciò che ha fatto più rumore è l’elenco dei destinatari della nota firmata dalla governatrice, nel quale compaiono i procuratori di Catanzaro e Cosenza Nicola Gratteri e Mario Spagnuolo. È questa la terza dimensione attribuita al caso da Santelli: l’evocazione della magistratura in una nota fortemente critica sulla situazione di stallo nel settore dei rifiuti.

LA VECCHIA SOLUZIONE DEI RIFIUTI FUORI REGIONE Manca un solo aspetto del bubbone, quello più evidente: il sistema è (di nuovo) al collasso, i conferimenti sono bloccati. Mentre i sindaci della Città metropolitana chiedono una soluzione definitiva al problema dello smaltimento, il primo cittadino di Castrolibero (uno degli impianti pubblici per i quali si è parlato di riattivazione) chiarisce che «la discarica non riaprirà mai» e a San Giovanni in Fiore l’amministrazione è da settimane pronta alle barricate. Le discariche pubbliche sono davvero un terreno minato. E pare che Santelli – pur confermando tendenzialmente il “no” al ricorso ai privati – ne abbia preso in qualche modo coscienza nel pomeriggio di giovedì. È (ri)apparsa così, secondo fonti della Cittadella, una “nuova” soluzione, in realtà già tentata senza fortuna negli ultimi due anni: quella di cercare uno sbocco alla crisi che porti, temporaneamente, i rifiuti fuori dalla Calabria. Con costi maggiorati e nessun intervento reale sul sistema, servirebbe quanto meno a prendere tempo rispetto al default incipiente e pianificare interventi efficaci. Proprio come è accaduto negli ultimi quindici anni. (p.petrasso@corrierecal.it)

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