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Mafia e politica, Santelli «non esclude» nuovi scandali (per gli altri)

La presidente, intervistata da Peter Gomez, garantisce solo per la propria condotta nel percorso che ha portato al voto: «Mai fatto cene né incontri privati». E il resto della compagnia? «Alcuni in…

Pubblicato il: 16/05/2020 – 11:40
Mafia e politica, Santelli «non esclude» nuovi scandali (per gli altri)

di Pablo Petrasso
CATANZARO Metterebbe la mano sul fuoco soltanto per se stessa. Per il resto della compagnia (politica), Jole Santelli «non esclude» problemi giudiziari. L’osservazione della presidente della giunta regionale si basa, più che sulla statistica, sulla storia del regionalismo (non solo calabrese), che è costellato di scandali e commistioni tra mafie e politica. Fa specie, però, che il «non lo escludo», ripetuto per due volte non sia riservato a una chiacchiera nel “cerchio magico” della Cittadella ma diventi un’esternazione pubblica, televisiva e rilanciata dal canale social istituzionale della Regione Calabria.
«INCHIESTE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO» Nel diluvio mediatico di dichiarazioni e interviste delle ultime settimane, Santelli è ospite della trasmissione condotta, sul Nove, da Peter Gomez, direttore del Fatto Quotidiano online. Gomez, dopo otto minuti e mezzo di considerazioni sull’emergenza Coronavirus in Calabria e sul caso dei tamponi conservati in frigo dall’Asp di Cosenza, sposta l’attenzione sul cruccio di molti presidenti di Regione. «Tutti gli ultimi governatori e consigli regionali hanno avuto problemi enormi, per usare un eufemismo, sul fronte giudiziario. Ha timori di questo tipo?».
Santelli non ci pensa un attimo. «Non lo escludo, non lo escludo. Faccio politica da tanti anni; in Calabria puoi conoscere una persona, ma una persona in campagna elettorale cambia completamente». Perché «la possibilità di avvicinamento da parte di forze criminali è forte».
La presidente lo sa e, per questo, «in tutta la campagna elettorale non ho mai partecipato a una cena, non sono mai andata a casa di nessuno, ho fatto solo incontri pubblici. Però questo l’ho fatto io da candidato presidente». Come dire, mi sono tenuta al riparo da strette di mano imbarazzanti, ma per il resto dei consiglieri regionali non posso garantire. Insomma, «una possibilità di situazioni criminali o di inchieste in Calabria è sempre dietro l’angolo».

QUANDO NON SI PARLAVA DI LEGALITÀ E non si capisce se sia rassegnazione, premonizione o profonda conoscenza della realtà. Fatto sta che la governatrice non si stupirebbe davanti a un’inchiesta sugli intrecci tra ‘ndrangheta e politica. D’altra parte, se i clan calabresi hanno terremotato anche i vertici della Valle d’Aosta… 
È una Santelli diversa rispetto a quella che, nel giorno della presentazione della sua candidatura «scelta dal fato» disse «non mi sentirete mai parlare del termine legalità, perché la legalità è una precondizione della politica». Certo, capita che le persone cambino in campagna elettorale. E il centrodestra se n’è accorto prima dell’insediamento del consiglio regionale con l’arresto di Domenico Creazzo, neoletto – dopo il salto dal centrosinistra – e accusato dalla Dda di Catanzaro di essere in combutta con i clan aspromontani proprio per ritagliarsi un posto al sole di Palazzo Campanella.
L’AUTOINTERCETTAZIONE Santelli garantisce per sé, per la sua campagna elettorale e per il futuro della propria presidenza. Lo ha fatto fin dal principio, poche ore dopo la vittoria (con tarantella) delle Regionali. La neo governatrice ha avvertito subito di «avere la penna facile, le Pec a Procura e Corte dei Conti partono veloci perché io difenderò prima di tutto i calabresi». E poi ha previsto per sé una misura sui generis: l’auto intercettazione. «Visto che la Calabria è una terra difficile – dice – sarò io a mettere le telecamere e il sistema di registrazione nella mia stanza e nella mia macchina, chiunque parla con me saprà di essere registrato». Diceva sul serio? «Non lo escludo», direbbe qualcuno. (p.petrasso@corrierecal.it)

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