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Microbiologia a Lamezia, la pandemia "rianima" l'eccellenza soppressa dal Piano di rientro

Da punto di riferimento per tutta la Calabria, e non solo, ad ambulatorio con un medico e un infermiere. L’apertura del reparto di Malattie Infettive nel 1996, il trasferimento nel 2009 e la soppre…

Pubblicato il: 16/05/2020 – 9:31
Microbiologia a Lamezia, la pandemia "rianima" l'eccellenza soppressa dal Piano di rientro

LAMEZIA TERME Quella dei reparti di Malattie Infettive e Microbiologia di Lamezia Terme è la storia dello smantellamento di una struttura di eccellenza, di una unità operativa complessa, punto di riferimento anche per le regioni confinanti, ridotta a mero ambulatorio con un medico e un infermiere. E’ la storia dell’ennesimo colpo d’ascia alla sanità lametina inferto con lo strumento, più politico che tecnico, del Piano di rientro. I mesi difficili della pandemia da coronavirus hanno dimostrato quanto costi – in termini di servizi, livelli essenziali di assistenza, qualità del lavoro del personale sanitario – ammazzare quello che di buono la sanità calabrese aveva da offrire. Quello che resta oggi lo racconta al Corriere della Calabria il presidente della terza commissione consiliare di Lamezia Terme – Sanità, Servizi sociali, Ambiente – Giancarlo Nicotera. «In questi mesi di attese infinite per avere il risultato di un tampone (da 24 a 48 ore, ndr), per quanto appreso, giacevano nel reparto di Microbiologia un estrattore Dna/Rna (Biomeriè), che può processare anche fino a 48 campioni ogni 6 ore per la ricerca del virus Sars CoV2, e un estrattore Gene Xspert, attualmente utilizzato per la ricerca di virus influenzale che può processare 2 campioni, in caso di urgenza per la ricerca del virus Sars CoV2, in tempi ridotti», spiega Nicotera.
La terza commissione nelle ultime settimane ha ascoltato associazioni, comitati e acquisito informazioni utili per richiedere la riapertura dell’unità operativa complessa di Malattie infettive.

Giancarlo Nicotera

Al momento si attende l’attivazione, nel solo settore di Microbiologia, dei due macchinari per processare i tamponi alla ricerca di infezioni da Covid-19. La richiesta è stata inviata dalla terna commissariale Latella-Tancredi-Gullì, che governa l’Asp di Catanzaro, al dipartimento regionale Tutela della Salute guidato da Antonio Belcastro che il 28 aprile scorso ha dato parere favorevole. Da quanto si apprende si attende ora l’ok da parte del Ministero, l’arrivo dei reagenti e del personale. Poca cosa, una piccola breccia aperta dal fatto che la Regione, con l’acqua alla gola e decine di tamponi ancora da processare, tanto da averne inviati parte in Campania nei giorni scorsi, abbia deciso di sfruttare i mezzi che già possiede. Quello che la politica locale si è finalmente decisa a chiedere è l’apertura dell’intera struttura, compresa Malattie Infettive che a Lamezia vanta una storia di tutto rispetto.
STORIA DI UN’ECCELLENZA CALPESTATA «Malattie Infettive iniziò la sua attività nel 1996, è stata la prima unità operativa aperta nell’attuale ospedale, con sede al secondo piano, nella palazzina attualmente destinata agli uffici amministrativi», spiega Nicotera. La scelta di distaccare il reparto era dettata dall’esigenza di seguire le linee guida internazionali che prevedono la sistemazione di questi reparti distaccati dalle altre unità operative, ma, nello stesso tempo era direttamente collegata all’unità operativa di Microbiologia che si trovava al primo piano, considerata la stretta collaborazione dei due reparti. «Malattie Infettive – prosegue Nicotera – era dotata di 8 posti di degenza ordinaria (di cui 2 in camere singole di isolamento) e 8 posti di day hospital». La Microbiologia era diventata centro di riferimento regionale per la ricerca del micobatterio della Tubercolosi, Malattie Infettive era uno dei centri calabresi che ricoverava pazienti affetti dalla patologia che affigge soprattutto i migranti che giungono con gli sbarchi sulle coste del Sud. «Attualmente per quanto emerso – spiega Nicotera – le attrezzature utilizzate per la ricerca del micobatterio tubercolare sono state cedute all’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro».
IL DECLINO Il declino della struttura ha inizio a partire dal 2009 quando, non considerando il fatto che il reparto ospitasse pazienti contagiosi, l’unità operativa di Malattie Infettive viene spostata nel corpo centrale dell’ospedale, quinto piano torre A. Cambia la distribuzione dei posti letto: 10 posti in degenza e 4 in day hospital. Ma è il 2016 l’annus horribilis per l’ospedale di Lamezia. Il 5 luglio 2016 viene emanato il decreto numero 64 del commissario ad acta per il piano di rientro (all’epoca era Massimo Scura) per la riorganizzazione della rete assistenziale Regionale. Lamezia viene falcidiata. E l’atto aziendale adottato con delibera 545 del 25 luglio 2016, firmato dal dg Giuseppe Perri, da Carmine dell’Isola e da Giuseppe Pugliese, segue la stessa linea del Dca. Microbiologia e Malattie Infettive vengono soppresse il 31 dicembre 2016. Due eccellenze con numeri in attivo e pregio per l’ospedale. Al momento della chiusura vi erano ricoverati tutti pazienti affetti da tubercolosi.
TENTATIVO DI RIANIMAZIONE Un tentativo di rianimare la situazione in tutta la regione si manifesta nel 2017. «La Società Italiana di malattie infettive e tropicali, Simit Calabria, aveva valutato – spiega Nicotera –che l’organizzazione della rete assistenziale infettivologica, come previsto dal decreto di Scura, era insufficiente a far fronte alle necessità della Regione». Viene chiesto un incontro con l’allora commissario ad acta nel quale viene stimato l’aumento della malattia tubercolare, dei ricoveri dovuti a malattie causate da germi resistenti ai comuni antibiotici e l’aumento dei pazienti con Hiv. Il pensiero torna a Lamezia Terme, alla sua posizione centrale e ricettiva e al fatto che ospitasse nel circondario centri di accoglienza di migranti e Sprar. «Si era deciso di cambiare il disegno della rete infettivologica – spiega Nicotera –, le città sede di ospedali Hub dovevano ospitare 20 posti letto ciascuna e le città sedi di spoke, 10 posti letto. Dovevano essere coinvolti commissari, direttori generali delle Aziende ospedaliere e Aziende sanitarie provinciali. Ma la bozza del nuovo Dca è rimasta lettera morta, con grave danno per Lamezia e per tutta la regione. Un fiore all’occhiello è diventato un ambulatorio con un infettivologo e un infermiere che servono i reparti e il Pronto soccorso di Lamezia e il Pronto soccorso di Soveria Mannelli».
Una pandemia mondiale ha smosso appena le acque: dopo mesi, dopo le polemiche delle associazioni e dei comitati lametini, dopo i dati raccolti dalla Terza commissione consiliare, e soprattutto dopo lo scandalo dei tamponi congelati e dei calabresi che stanno aspettando da giorni un esito, la Regione ha deciso di rispolverare due macchinari preziosi. «Adesso puntiamo ad avere risultati migliori – commenta Nicotera –, questo è un primo passo. Occorre ora riaprire i reparti di Microbiologia e Malattie Infettive». (ale. tru.)

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