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Confesercenti-Swg: «Solo 6 attività su 10 intenzionate a riaprire»

Secondo il sondaggio svolto su un campione nazionale di negozi, bar e ristoranti, gli imprenditori intenzionati ad aprire sono circa il 62%. La maggioranza trova «non conveniente» una riapertura ed…

Pubblicato il: 17/05/2020 – 7:03
Confesercenti-Swg: «Solo 6 attività su 10 intenzionate a riaprire»

ROMA Sta per partire una nuova fase, quella che in molti hanno definito «dell’autoresponsabilità» e della «convivenza con il virus». Il Governo ha comunque tracciato una serie di linee guida per le persone, ma sopratutto per le tante aziende che da questo lunedì 18 maggio potranno riaprire i battenti a determinate condizioni. Condizioni, secondo molti, poco convenienti.
E così «circa 6 imprese su 10, tra negozi, bar e ristoranti, sono intenzionati a riaprire lunedì 18 maggio, data prevista della ripartenza. A trattenere le imprese dalla riapertura è soprattutto il timore di lavorare in perdita, ma anche il rebus delle regole di sicurezza e la paura del coronavirus».
Tali dati emergono da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un campione di imprenditori del commercio al dettaglio e della somministrazione sparsi su tutto il territorio nazionale.
Gli imprenditori intenzionati ad aprire il 18 maggio sono il 62%, contro un 27% che ha invece già deciso di rimanere chiuso. È ancora incerto l’11%, e deciderà durante il fine settimana.
Tra chi rimarrà sicuramente chiuso, il 68% indica come motivazione la mancata convenienza dell’apertura. Ma c’è anche un 13% che comunque continua ad avere timori legati alla sicurezza, anche per la lunga incertezza sulla normativa relativa. Un caso emblematico è quello dei mercati: ogni comune sta provvedendo al proprio protocollo, spesso contrastante con gli altri, gettando nell’incertezza gli imprenditori.
La poca chiarezza incide anche per il 13% di operatori che non ha ancora adeguato il locale e/o l’organizzazione del lavoro alle nuove disposizioni. Un compito aggravato dall’onerosità dell’adeguamento, tra sanificazione e Dpi per i lavoratori ed i clienti: 8 negozi e pubblici esercizi su 10 certificano di non essere riusciti a procurarsi le mascherine a prezzo calmierato.
Cresce, in generale, la paura di non riuscire a superare la fase difficile: il 36% degli imprenditori teme di chiudere l’attività, ed un ulteriore 41% ritiene di essere a rischio in caso di inattesi prolungamenti dell’emergenza. Entrambi i dati sono in crescita, rispettivamente del 4 e del 6%, in confronto alla rilevazione precedente, condotta lo scorso 14 aprile. Quasi tutti (l’82%) sono comunque preoccupati per il futuro.
«Per le imprese la riapertura è una corsa ad ostacoli e contro il tempo. L’accordo di questa notte tra Conferenza Stato-Regioni e Governo apre uno spiraglio importante, forse decisivo per uscire dall’incertezza che ha caratterizzato il tema delle riaperture fino ad oggi», scrive Confesercenti. «Più di tutti è pesata la previsione di essere costretti a lavorare in condizioni antieconomiche. Gli imprenditori temono l’impatto della rigidità delle linee guida sulle attività, e di rimanere schiacciati tra l’aumento dei costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi. Sono preoccupati, inoltre, anche dal tema delle responsabilità legali. Bisogna cambiare passo: servono linee guida applicabili e aiuti economici diretti alle imprese per sostenerle anche in questa delicata fase della ripartenza».

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