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Paziente psichiatrica «uccisa» da un farmaco al Gom, due infermieri arrestati per omicidio

Gli agenti hanno fermato un 52enne ed un 51enne accusati di omicidio preterintenzionale. Devono rispondere anche di falsità in atto pubblico, peculato e truffa ai danni del ministero. L’indagine do…

Pubblicato il: 20/05/2020 – 9:49
Paziente psichiatrica «uccisa» da un farmaco al Gom, due infermieri arrestati per omicidio

REGGIO CALABRIA La Polizia di Stato di Reggio Calabria, al termine di indagini coordinate della locale Procura ha eseguito l’ordinanza degli arresti domiciliari di due infermieri ritenuti responsabili di omicidio preterintenzionale aggravato ai danni di una donna, falsità in atto pubblico, peculato, truffa aggravata ai danni del ministero della Sanità e false attestazioni della loro presenza in servizio all’interno del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Si tratta di Giuseppe Laganà, 52enne e Salvatore Angelo Tomasello, 51enne, entrambi di Reggio Calabria.
L’INCHIESTA Le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria prendevano le mosse dall’improvviso decesso di una donna di 41 anni, avvenuto il 24 febbraio 2018 all’interno del Reparto di Psichiatria del Grande ospedale metropolitano dove la paziente era ricoverata per sindrome bipolare, su consiglio del proprio medico specialista, da quattro giorni.
I Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, allocati in Ospedale, dipendono direttamente dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria.
Dalla cartella clinica e dal diario infermieristico, dalle dichiarazioni rese a seguito del decesso dal Personale sanitario che aveva in cura la paziente e dalle informazioni dei parenti, era emerso che la donna versava in condizioni di benessere durante la sua degenza in ospedale – a parte alcuni episodi di insonnia e incontinenza – e non mostrava particolari problematiche di salute fisica. Gli accertamenti svolti hanno consentito di verificare che lo stato di agitazione, l’iperattività e l’insonnia avevano reso difficoltosa la gestione della paziente da parte dei medici e degli infermieri del Reparto di Psichiatria, costantemente impegnati a far fronte alle richieste della donna o ad impedirle alcuni comportanti legali alla malattia psicotica da cui era affetta.
A seguito di ciò la ricostruzione operata consente di ritenere che durante la notte del 24 febbraio 2018, a causa dei suoi problemi di incontinenza, la paziente avesse richiesto più volte l’intervento degli infermieri, i quali infastiditi dalle sue insistenze le somministravano, in assenza di qualsiasi consulto medico, una dose massiccia di psicofarmaci che portava alla morte della degente.
IL DECESSO CAUSATO DA UN FARMACO I consulenti medico-legali della Procura della Repubblica accertavano che la morte della donna era stata determinata dalla somministrazione di un farmaco avvenuta nel corso della notte. Farmaco non prescritto in cartella clinica, né annotato nel diario infermieristico e né portato a conoscenza dei medici che avevano in cura la donna, compreso il medico di turno reperibile. L’interazione del farmaco somministrato clandestinamente nel cuore della notte dagli infermieri con quello somministrato dal medico, ignaro di tutto, la mattina seguente, determinava l’insorgenza di una depressione cardiorespiratoria e la successiva catena di eventi che conducevano alla morte della paziente.Peraltro la rilevantissima circostanza della somministrazione di una dose eccessiva di psicofarmaci emergeva anche da alcuni messaggi vocali che la mattina del 24 febbraio 2018, la vittima aveva inviato a parenti ed amici ai quali aveva comunicato che durante la notte gli infermieri le avevano somministrato cento gocce di uno psicofarmaco. Emergeva inoltre come gli infermieri si appropriassero indebitamente dei farmaci e presidi ospedalieri, in parte rinvenuti nel corso di alcune perquisizioni domiciliari nei confronti degli arrestati, per destinarli alla collaterale attività infermieristica da loro svolta presso il domicilio di soggetti bisognosi di cure, senza ottenere alcuna autorizzazione dall’Azienda sanitaria per lo svolgimento dell’attività extra lavorativa.
Le indagini portavano alla luce ulteriori condotte ascrivibili al reato di truffa aggravata ai danni dello Stato consumata in concorso dai due infermieri che attestavano falsamente la loro presenza in servizio mediante la timbratura del cartellino elettronico marcatempo. I due sono anche indagati per esercizio abusivo della professione medica, perché prescrivevano e fornivano a soggetti che avevano bisogno di cure, vari medicinali tra i quali psicofarmaci.

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