ROMA I casi di Covid-19 sono in calo in tutte le Regioni italiane, inclusa la Lombardia, anche se permangono marcate differenze sul territorio. Pure l’indice di trasmissibilità Rt è sotto il valore 1 pressoché ovunque, mentre aumentano gli asintomatici individuati. È la fotografia dell’andamento della curva epidemica che arriva dall’ultimo report settimanale di monitoraggio della Fase 2 dell’Istituto superiore di sanità, con dati aggiornati al 20 maggio e relativi ai giorni dopo la fine del lockdown. Ma è proprio l’Rt, l’indice di contagio, il pomo della discordia e per quanto l’Istituto Superiore di sanità si affretti a spiegare che non è una pagella ed è un dato molto mobile, le regioni si sentono chiamate in causa e scendono in campo. In Valle D’Aosta, ad esempio, l’Rt è definito pari a 1.06, il valore più alto anche se momentaneo. Ma i responsabili regionali hanno replicato che «negli ultimi dieci giorni l’indice Rt in Valle d’Aosta è tra 0.5 e 0.6. Il calcolo è monitorato settimanalmente e anche pochi casi possono produrre una oscillazione. Ma possiamo senza dubbio affermare che l’indice di contagio Rt è marcatamente sotto l’1». C’è una «grande oscillazione dell’indice Rt sul territorio. Anche dalla Lombardia arriva una segnalazione: «il nostro Rt è passato da moderato a basso – spiega l’assessore al walfare Gallera – e l’Istituto superiore di Sanità ha sottolineato l’efficacia messa in campo dalla nostra regione». «Ma Rt – ha spiegato il presidente Iss Silvio Brusaferro – non è una pagella ma uno strumento dinamico che ci aiuta a capire cosa succede e va letto con altri dati». Questo indice, tra i 21 indicatori previsti dal ministero della Salute per il monitoraggio, varia infatti ora dallo 0.17 della Calabria (il più basso) allo 0.71 del Lazio e 0.86 dell’Abruzzo. Cautamente ottimista il ministro della Salute Roberto Speranza: “I dati sono al momento incoraggianti. Ci dicono che il Paese ha retto bene le prime aperture del 4 maggio. Ma guai a pensare che la partita sia vinta. Serve massima cautela. Basta poco per vanificare i sacrifici fatti finora”. Il trend in calo è confermato anche dai numeri odierni della Protezione civile: sono infatti 59.322 i malati di coronavirus in Italia, 1.638 meno di ieri, e sono saliti a 136.720 i guariti e i dimessi con un incremento rispetto a ieri di 2.160. I contagiati totali (attualmente positivi, vittime e guariti) sono quindi 228.658, 652 più di ieri. Di questi, 86.384 sono in Lombardia. Altro dato positivo è quello delle terapie intensive: 595 i pazienti ricoverati, 45 meno di ieri. Resta invece alto il numero dei decessi, anche se in otto regioni non si sono registrati morti per coronavirus nelle ultime 24 ore: sono 130 le vittime ed in totale i morti salgono così a 32.616. Quanto ai tamponi effettuati finora, sono arrivati a 3.318.778, 75.380 più di ieri, mai così tanti in 24 ore. E sono 2.121.847 le persone sottoposte a test.? La situazione generale del primo periodo di post lockdown – con i dati monitorati dall’11 al 20 maggio – sembra dunque non destare particolare allarme. Il parametro dell’incidenza settimanale dei casi risulta infatti “basso” o “intermedio-basso” in tutte le Regioni, tranne 5: in Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Toscana e Valle d’Aosta, infatti, è definito “intermedio-alto”. Ciò vuol dire, si rileva nel monitoraggio, che «l’incidenza settimanale è molto eterogenea. In alcune Regioni il numero di casi è ancora elevato denotando una situazione complessa ma in fase di controllo». Ma in generale, ha sottolineato Brusaferro, «non si registrano segnali di sovraccarico dei servizi ospedalieri sul territorio nazionale”. L’allerta, però, deve restare alta: «Oggi il virus ancora circola e non possiamo allentare le misure di protezione individuale. Non possiamo escludere un incremento dei casi nelle prossime settimane», ha detto Brusaferro. Quanto alla questione della «mobilità tra le Regioni, va affrontata con un numero di nuovi casi ancora più ridotto rispetto a quello che abbiamo», ha avvertito Brusaferro. Ma sulla base di quali criteri? «L’indice Rt cambia su base settimanale e lo escluderei come criterio per gli spostamenti. Ma sono importanti anche le modalità di movimento, cioè – ha concluso – il come ci si sposta».
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