ROMA La criminalità organizzata è pronta ad inserirsi nella crisi sociale ed economica innescata dallo scoppio della pandemia. Di questo hanno discusso il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri e il giornalista Giovanni Tizian nella puntata di Quante Storie su Rai 3, condotta da Giorgio Zanchini ed in titolata, visto il tema: “I giorni degli sciacalli”. Il pm antimafia ed il cronista autore del libro “Mafie e pandemie” hanno ragionato su come la ‘ndrangheta così come le altre élite criminali presenti in Italia siano pronte ad approfittarsi della crisi economica per inserirsi con prepotenza nel controllo del territorio. «Ho lanciato l’allarme nei primi giorni di marzo. Le mafie sono presenti dove c’è da gestire denaro e poteri e sono pronti ad acquistare tutto ciò che è in vendita». Gratteri ha ricordato come le grandi disponibilità economiche delle mafie siano riconducibili al florente mercato del narcotraffico. «Dobbiamo tenere in considerazione una cosa – aggiunge Gratteri – la ricchezza vera è concentrata nelle mani del 2 o 3 % degli ndranghetisti. I capi mafia hanno soldi come le balle del fieno, il resto sono morti di fame servitori dei capi locali. Parliamo di questo con cognizione di causa, ci sono intercettazioni che confermano come nelle disponibilità dei clan ci siano talmente tanti soldi che una parte sono addirittura sotterrati». Clan pronti a tutto, a sfilare dalle mani di proprietari hotel, ristoranti, attività commerciali, pizzerie piccole fabbriche. «Il meccanismo è sempre lo stesso ed è collaudato anche in tempo di pace – dice Giovanni Tizian-. Il settore turistico alberghiero perderà 16 miliardi, ma è quello in cui già le imprese dei clan sono presenti da tempo. Con delle crisi forti di liquidità i criminali si avvicineranno anche in modo affabile».
GLI AFFARI DEI CLAN Si rincorrono i proclami e gli annunci sullo sblocco delle grandi opere. E anche in questo caso a farne il palo sono gli appetiti dei clan. «Bisogna controllare a priori le ditte che possono partecipare ai bandi di gara – dice Nicola Gratteri -. Io coinvolgerei prima le prefetture, le procure non hanno compiti di prevenzione in senso stretto». Ma non ci sono solo le costruzioni, per il capo della Dda di Catanzaro le élite si stanno muovendo su due direttrici. «La prima è quella dei piccoli prestiti. Erogano bonus di spesa nei propri territori dove si presentano come dei benefattori. Sostengono chi lavorava in nero. Questo li porterà ad avere maggiore consenso – sostiene Gratteri -. Quando sarà tempo di votare ricorderanno ai cittadini chi in difficoltà gli ha teso la mano. Il secondo aspetto è quello del prestito ad usura. Mi risulta che gli usurai mafiosi stanno facendo pressione sugli usurati a chiedere il prestito di 25 mila euro per pagare il prestito usuraio già contratto». Attenzione dunque alle fasce più deboli, da parte di tutti, dall’opinione pubblica ai funzionari di Governo.«Le fasce più deboli sono ostaggio del potere criminale e dunque in questo modo si inseriscono le dinamiche politiche – aggiunge Tizian -. In questo momento di crisi in cui il paese si è compattato spero mantenga questa unità anche nella lotta alle mafie». Un obiettivo comune sul quale riflette anche Nicola Gratteri: «Secondo l’Istat nel 2017 i calabresi sono quelli che hanno più fiducia in giustizia in Italia. Non ci potevo credere. Vuol dire che in questi anni abbiamo costruito e investito bene e se continuiamo siamo sulla strada giusta, non vorrei che adesso si rompa l’incantesimo».
LA SCARCERAZIONE DEI BOSS Incalzati dalle domande di Giorgio Zanchini, i due ospiti della puntata di Quante Storie hanno discusso anche su due argomenti di cronaca recente, la scarcerazione di alcuni boss detenuti al 41bis e l’indagine della procura di Reggio Calabria che ha scoperto come 101 ritenuti affiliati a locali di ‘ndrangheta godevano dei soldi elargiti dallo Stato con il reddito di cittadinanza. «Non mi scandalizza perché accade da sempre – spiega il pm antimafia -. Gente milionaria, evasore totale,risulta essere nullatenente e per questo riesce da sempre ad avere case popolari o prendere la disoccupazione. Gente in latitante in Germania, risultava lavoratore nella forestale. Si trova di tutto e di più». Mentre sulle scarcerazioni Gratteri specifica: «Un capomafia può comandare anche con il movimento delle ciglia e su di una sedia a rotella. Dopo 20 anni di 41 bis se non si è pentito, merita rispetto e i suoi desiderata vanno esauditi. L’ergastolano fa una scelta. Non intende collaborare con la giustizia e spiegare quello che ha commesso. Fa una scelta ben precisa».
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