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20.20 | Bevilacqua: «Il lockdown ha prodotto la rivincita della montagna»

L’ambientalista Francesco Bevilacqua ospite del talk 20.20 andato in onda sull’Altro Corriere Tv: «Per i turisti del Centro e del Nord Europa i nuovi lussi sono lo spazio, il tempo e il silenzio. I…

Pubblicato il: 23/05/2020 – 8:07
20.20 | Bevilacqua: «Il lockdown ha prodotto la rivincita della montagna»

LAMEZIA TERME «L’emergenza coronavirus ha prodotto quella che io chiamerei la rivincita della montagna e dell’interno». Lo ha detto Francesco Bevilacqua, avvocato nonché ambientalista e naturalista, ospite del talk 20.20 andato in onda sull’Altro Corriere Tv.
Uno stereotipo duro a morire, quello del “turismo da spiaggia”, ma il turismo montano si riaffaccia all’orizzonte: «Innanzitutto perché – ha spiegato Bevilacqua – nelle montagne e nelle campagne il lockdown è stato vissuto con molta più tranquillità. Io stesso vivo in una zona di campagna in mezzo ad orti, cortili, case sparse di contadini, gente che vive ancora di agricoltura, e ho visto questa gente come vive. Per loro non era cambiato praticamente nulla rispetto ai cittadini che vivevano magari in condomini, stipati in piccoli appartamenti, immaginiamo soprattutto nelle grandi città del centro e del nord».
LA RIVINCITA DELLA CAMPAGNA Dopo oltre 2 mesi tappati in casa, con la prospettiva di dovere andare al mare con metro e ombrellone, cresce l’interesse per le mete alternative. «Intanto secondo me – ha affermato Bevilacqua – c’è già una vera e propria rivincita della campagna. Quella gente ha vissuto tutta la fase più drammatica della pandemia, anche nei piccoli paesi, in modo molto più semplice, più naturale, più autentico, senza quel panico e quel terrore che abbiamo visto nella vita in città e secondo me a molta gente che vive in città è venuta la voglia di andare in montagna o in campagna. Al di là delle cose che vengono fuori dalle dichiarazioni ufficiali delle istituzioni, dai comunicati stampa, dalla normativa, che sono quasi tutte concentrate sugli stereotipi, sulle distanze tra gli ombrelloni, quando riapre il campionato di calcio, i parchi cittadini, in quanti si può andare a correre, in realtà c’è tutto un mondo quasi completamente sconosciuto ai più dove si vive una vita parallela, una metaesistenza, che è molto più naturale, è molto più vicina a quell’equilibrio che ci è mancato in tutti questi anni e che potrebbe rappresentare il modello per il futuro. Molte riflessioni sotto questo punto di vista ci sono state, adesso si tratta di dare attuazione».
DA CRISI A OPPORTUNITÀ Il turismo ha molte forme ed il turismo consapevole in una regione come la Calabria può avere un luogo d’elezione. Tra le colline e le montagne calabresi è un susseguirsi di piccoli centri ricchi di risorse storiche, culturali ed artistiche, ma non solo. «Direi anche economiche – ha osservato Bevilacqua – perché è su questa filiera della cultura, dell’enogastronomia, del paesaggio, delle tradizioni, che si è creata negli ultimi dieci anni almeno in Calabria e in tutto il Sud Italia, una sorta di economia parallela. Conosco centinaia di persone che in Calabria vivono delle meraviglie di questa filiera. Chi guida la gente alla scoperta dei beni ambientali e culturali, chi fa da mediatore tra la gente che non conosce la nostra cultura e le culture e i paesaggi locali, chi accoglie la gente nelle proprie case, nei b&b, negli agriturismi, chi è tornato a coltivare la terra. In Calabria c’è una quantità di persone che sono tornate a coltivare la terra, ho un elenco infinito di persone che si occupano di questo, che porto ad esempio ogni volta che mi capita di dovere andare in quelle che io chiamo le cliniche dei risvegli, queste occasioni di riscoperta, di rigenerazione, di rinascita dei luoghi, su base locale. Nei paesi, piccole frazioni, nei parchi, in tutte le altre aree interne anche che non abbiano alcun tipo di protezione dal punto di vista formale e legislativo ma che di fatto vivono come delle aree protette. Queste sono le occasioni da non perdere e a differenza di altri settori, come quello industriale o commerciale, queste attività sono nate spontaneamente, qui non c’è stata pianificazione, qui non c’è stata una Regione o Stato che abbia pianificato lo sviluppo di queste cose, tutto questo è nato spontaneamente, è venuto dalla gente». Il valore aggiunto di tutto ciò è che la gente, i calabresi, hanno smesso di piangersi addosso, hanno smesso di pensare a chiedere incentivi, a chiedere il posto fisso, si sono rimboccati le maniche e si sono inventati imprenditori di se stessi. Il valore aggiunto di tutto questo è il cambiamento di mentalità e ne abbiamo riscontro anche nei social media e nei media in generale, anche la vostra iniziativa del portale è in linea con questa tendenza nuova che si vive anche in Calabria». Insomma una Calabria che piano piano torna ad affondare le radici nella tradizione ma che così facendo guarda al futuro. Basterà? «Non sarei pessimista – ha assicurato Bevilacqua – certo queste cose vanno aiutate e se c’è un aiuto che viene anche dagli enti pubblici è importante ma secondo me queste iniziative aiuteranno le istituzioni a comprendere qual è il vero volano della nostra regione. Recentemente dissi in pubblico a uno degli ex assessori delle attività produttive della Calabria che forse il suo assessorato andava abolito. Mi guardò esterrefatto e mi chiese perché, gli risposi che basta un assessorato al paesaggio perché l’unica attività produttiva della Calabria è il paesaggio con tutti i suoi annessi e connessi, non ne esistono altri».
I NUOVI LUSSI La Calabria, però, ha ancora molti luoghi da “scoprire” e valorizzare. Un’occasione mancata, proprio ora che cresce l’interesse per questo tipo di mete, che però cela anche in questo caso una grandissima opportunità. «È un’occasione mancata – ha spiegato Bevilacqua – perché siamo molto indietro in Calabria da questo punto di vista rispetto ad altre regioni però abbiamo un vantaggio. Nelle regioni che da questo punto di vista hanno fatto molto più di noi, penso ad esempio al Trentino Alto Adige, in quelle regioni è avvenuta una sorta di apocalisse culturale. Tutte quelle persone che vivevano in montagna e che avevano delle tradizioni sostanzialmente nel settore agro-silvo-pastorale, si sono dovute reinventare a partire dagli anni ’70 in avanti, tutte quante come gestori di impianti di sci alpino, albergatori, commercianti. Ecco in quelle regioni c’è stato questo improvviso cambiamento che ha squilibrato un po’ la loro essenza e oggi stanno correndo ai ripari, stanno recuperando tutto quello che in realtà avevano perso. In Calabria invece non abbiamo avuto questa distruzione e ricostruzione della nostra identità culturale, è ancora lì ed è quella che ci salva. La gente che vive nei paesi è esattamente come era 30 o 40 anni fa, le modifiche sono state marginali rispetto al Trentino Alto Adige. Siccome l’obiettivo di questo turismo di qualità è l’autenticità, trovare quelle cose, come dice Thierry Paquot che è un filosofo francese che ha scritto un libro che si intitola “Elogio del lusso”, che sono i nuovi lussi delle società opulente. Per i turisti del Centro e del Nord Europa sono lo spazio, che nelle grandi città non hanno, il tempo, che nelle grandi città non hanno, e il silenzio di cui non riescono mai a godere nelle grandi città. Ora ditemi voi – ha concluso Bevilacqua – se in Calabria non abbiamo un’abbondanza di questi nuovi lussi, spazio, tempo e silenzio. Quindi io credo che sì, l’occasione sia stata mancata ma oggi abbiamo tutte le possibilità per recuperare».

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