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Lamezia ricorda Ciccio e Pasquale. E aspetta giustizia da 29 anni

L’idea di Mangiardi e Pileggi: due alberi di limoni per commemorare il barbaro assassinio dei due netturbini. Le testimonianze di istituzioni, amici e cittadini. «Nessuna ‘ndrina può uccidere l’asp…

Pubblicato il: 24/05/2020 – 10:30
Lamezia ricorda Ciccio e Pasquale. E aspetta giustizia da 29 anni

LAMEZIA TERME «Di notte pulivano un Pezzo di Mondo, poi a giorno inoltrato andavano a riposarsi e il mondo riprendeva a sporcarsi ma loro tornavano la notte e lo ripulivano. Ciccio e Pasquale tenevano un Pezzo di Mondo più pulito». La citazione è del regista Francesco Pileggi e Rosario Piccioni, consigliere comunale di Lamezia Terme, l’ha fatta propria. All’alba di oggi la città ha reso omaggio a Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, i due netturbini uccisi 29 anni fa da mani ancora ignote.
La memoria si rinnova ogni anno. Anche oggi alle 5 del mattino, ora in cui sono stati assassinati, c’erano riuniti familiari, istituzioni (presente il sindaco di Lamezia Paolo Mascaro) e liberi cittadini. «Quel sangue a terra di 29 anni fa, oggi si è tramutato in linfa vitale che scorre di nuovo in “Ciccio e Pasquale” così li abbiamo chiamati i due alberi limoni – spiega il regista Francesco Pileggi -. È un gesto simbolico per dimostrare vicinanza ai familiari delle vittime, è una forma di rivalsa contro l’oblio e contro l’abbandono verso chi subisce così tanta violenza, ma anche un gesto da teste dure, due semplici e liberi cittadini che non appartengono a nessun partito, movimento, associazione antimafia, che non si arrendono e non aspettano che sia qualcuno dall’alto a cambiare ciò che non va».
L’intervento del testimone di giustizia Rocco Mangiardi è una poesia:
«Due limoni, sì due limoni perché la nostra terra,
questo sud del mondo doveva essere per la sua bellezza un luogo di luce e di speranza.
Un ritrovarsi all’alba per guadagnarci con il nostro sudore il pane e non certo un luogo per per morire.
Com’è accaduto a Francesco Tramonte
Com’è accaduto a Pasquale Cristiano.
Un luogo dove veder crescere i figli
Accudire i genitori vederli
Serenamente invecchiare
Doveva essere questo la nostra terra.
E invece, ci ritroviamo all’alba per commemorare, a 29 anni dalla loro barbara uccisione, due lavoratori onesti che non hanno avuto ancora giustizia.
I mandanti di questo efferato fatto di sangue, girano ancora liberi e indisturbati ma noi non ci arrendiamo e andremo avanti con la certezza che la Verità e la Giustizia per Pasquale e Francesco arriveranno, perché esse non sono perdute ma soltanto momentaneamente sospese».
Dietro suggerimento di Rocco Mangiardi, testimone di giustizia, e Francesco Pileggi, da oggi Francesco e Pasquale mettono radici. Nel loro nome sono stati piantati due alberi di limone (la foto di copertina è di Stefania Tramonte, ndr) «che – dice ancora Piccioni – cresceranno e porteranno il frutto dell’onestà, del lavoro e dell’amore per la famiglia. Ancora oggi non sappiamo chi non voleva che quel Pezzo di Mondo fosse più pulito, chi ha ucciso Ciccio e Pasquale. Ancora oggi Lamezia chiede giustizia e vuole conoscere la verità».

IL SINDACO: «GIUSTIZIA, LAVORO E LEGALITÀ» Rimarca il bisogno di giustizia anche il sindaco Paolo Mascaro.  «Giustizia per Francesco, Giustizia per Pasquale – scrive in un post su Facebook –. Alle 5, nel luogo ove si è consumato uno dei più barbari omicidi che la storia calabrese ricordi, abbiamo ancora una volta doverosamente ricordato Francesco e Pasquale e ciò anche con due alberi di limoni che, piantati nel luogo della strage, sostituiranno con il loro profumo l’odore acre di ogni gesto criminale. 29 anni dopo chiediamo con forza che venga resa giustizia facendo piena luce sul duplice omicidio: non per desiderio di vendetta ma per scoperchiare in maniera definitiva una buia pagina di inaccettabile commistione tra mafia, politica ed affari. Ciò servirà ancora di più ad insegnare ai giovani quanto un agire politico privo di trasparenza e privo del doveroso muro da erigere rispetto al malaffare possa condurre a gesti criminali e nefandi. 29 anni dopo chiediamo con forza che le nostre terre non restino ancora abbandonate ad un futuro privo di occasioni di lavoro che rischia inevitabilmente di condurre ad emigrazione e delinquenza. Ciò servirà a far sviluppare una terra stupenda e radiosa, baciata dal sole e dalla natura, ad oggi abbandonata da politica miope ed affarista. 29 anni dopo chiediamo dignità e sicurezza per tutti i lavoratori in favore dei quali deve essere rispettato ogni diritto. Ciò servirà a far emergere in pieno il concetto di legalità, massacrato oggi da comportamenti percepiti purtroppo da tanti quali naturali nel mentre offendono la dignità dell’uomo del quale spesso si sfrutta il lavoro e l’operosità. Giustizia, lavoro e legalità: li chiediamo per le nostre terre, li chiediamo per Francesco e Pasquale.
Libera Catanzaro ha raccolto una serie di testimonianze e ricordi in occasione della celebrazione. Ve li proponiamo di seguito.

Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte sono stati uccisi il 24 maggio 1991, per la strada, mentre lavoravano. Di mattina presto, come spesso gli capitava, a raccogliere la spazzatura – che quello era il loro lavoro – secondo i turni e i compiti che gli venivano assegnati. Brava gente, lavoratori onesti, caduti non per propria colpa ma per l’avidità insaziabile e la ferocia delle cosche lametine.
Detta così è una storia crudele ma come tante altre, come tutte le altre storie di vittime innocenti cadute per mano mafiosa. E così la conoscevamo anche noi, per averla letta all’epoca o in qualcuna delle rare ricostruzioni successive. Poi, quando nacque il coordinamento di Libera Catanzaro si dovette scegliere a chi intitolarlo, e quella storia riemerse chissà da quale meandro della memoria di qualcuno di noi e divenne presto, subito, un pezzo della nostra memoria collettiva.
Fu quasi casuale quella scelta, fu molto fortunata. Perché da allora conoscemmo i Cristiano e i Tramonte, le due famiglie che custodivano nel proprio scrigno i gesti, la dolcezza, i ricordi, il dolore, l’aspettativa di giustizia, la solitudine, lo sconcerto, il rimpianto. E ce lo consegnarono quello scrigno, ce ne fecero dono rendendoci così parte, per sempre, di tutto quello che non finisce con la morte, di tutto quello che nessuna ’ndrina può distruggere.
Da quel momento abbiamo cercato di ricordarli in tanti modi – con una partita di rugby, con i premi per le scuole e per le tesi, con una manifestazione all’alba, con la presenza ogni volta che era possibile – ma soprattutto da quel momento Pasquale e Francesco sono divenuti parte di noi e con noi attraversano questa terra in attesa che qualcosa accada. Che venga giustizia finalmente, che i buoni vincano contro i cattivi, che non si muoia più per un appalto pubblico, che venga l’aria dolce di una mattina di maggio senza portare l’odore della morte.
Libera Catanzaro
Che cosa c’è di più devastante e innaturale della sopravvivenza di un genitore ad un figlio?
Un dolore che diventa ancora più grande e lacerante se a portare via tuo figlio è la mano della ‘ndrangheta. Storie di genitori di vittime innocenti dell’ndrangheta, ai quali, per dare un senso alla loro vita, non resta che la speranza di avere verità e giustizia per i loro figli.
In Italia, il 70% dei famigliari delle vittime innocenti non conosce ancora la verità e ci sono genitori che non avranno giustizia, almeno quella terrena. E’ il caso di Rosa Gigliotti madre di Pasquale Cristiano, barbaramente ucciso insieme al collega Francesco Tramonte. Una sconfitta per tutti noi.
Nel giorno del 29esimo anniversario della loro uccisione si rinnova per tutti noi l’impegno di mantenere viva la loro memoria e, al contempo, quello di portare avanti quella lotta di dignità e civiltà di mamma Rosa e dei tanti famigliari ancora in attesa di verità e giustizia per i loro cari.
Giuseppe Borrello – Referente provinciale Libera Vibo Valentia

La partecipazione del nostro Istituto ai percorsi che Libera Catanzaro propone annualmente alle scuole come preparazione alla manifestazione del giorno della Memoria delle vittime innocenti delle mafie e la successiva partecipazione ai premi Tramonte e Cristiano continua ad emozionare ogni anno sia noi insegnanti che i nostri studenti.
Conoscere le storie e i forti valori morali di cui sono stati testimoni con le loro scelte di vita tante vittime innocenti, e di cui lo sono tutt’ora i loro familiari,  i testimoni di giustizia che abbiamo avuto l’onore di incontrare, è per noi tutti una fonte inesauribile di ricchezza e di bellezza che ci spinge verso forme di una cittadinanza sempre più attiva capace di dare a noi tutti la forza e la determinazione per un cambiamento radicale nella nostra amata Calabria.
Caterina Mazzuca
29 anni hanno il poter di far sbiadire qualunque cosa. Qualunque cosa rimanga ferma. 29 anni fa, invece, ci mettemmo in marcia. Decidemmo di metterci silenziosamente in marcia: fiaccole, striscioni improvvisati, cera sulle mani, sguardi bassi in strade altrimenti allegre. Spalla a spalla. 29 anni e si va avanti. Forse anche per quel calcio nel culo che, vostro malgrado, quella mattina ci avete assestato.
Vittorio Mete (Università di Firenze)

Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano

Dignità. È questa la parola che associo quasi istintivamente a Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte. La dignità delle mani sporche solo di lavoro, la dignità dei sacrifici fatti per portare il pranzo e la cena a casa; la dignità dei familiari, del loro dolore composto, del loro coraggio a denunciare l’ingiustizia e l’arroganza di una criminalità che crede di poter disporre liberamente degli altri. Finanche della loro vita.
La dignità cui siamo invitati, come calabresi, imprenditori, esponenti della società civile, la dignità che nasce dal rifiuto del compromesso e dalla consapevolezza di camminare con la schiena dritta.
Florindo Rubbettino (editore e partner dei premi intitolati alla memoria di Cristiano e Tramonte)
Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, onesti lavoratori trucidati dalla ‘ndrangheta in contrada Miraglia a Sambiase il 24 maggio 1991. Vittime innocenti ed inconsapevoli di una guerra fra ‘ndrine la cui presenza, pervasività, capacità di corruzione, di comparaggi e collusioni, ha provocato nel corso di quasi trent’anni lo scioglimento per ben tre volte del consiglio comunale di Lametia Terme per infiltrazioni mafiose. Brevemente, intendo fare appello alle coscienze dei componenti le ‘ndrine, di chi si lascia corrompere o ammaliare dal facile guadagno con lo spaccio di droga, ospitando le slot nei propri esercizi commerciali, o semplicemente di chi sa e non ha il coraggio di parlare di denunciare la presenza del cancro più terribile che ha colpito la società calabrese: la ‘ndrangheta. Tutte le volte che ciò accade, si calpesta il sangue innocente e di Francesco e Pasquale, di tutte le vittime innocenti delle mafie. Si oltraggia il dolore dei loro familiari. Le loro attese di verità e di giustizia. Liberiamoci da questo male che provoca solo dolore e morte.
A nome di Libera Calabria dico semplicemente grazie a tutti coloro che assieme a noi ricordando il loro barbaro omicidio, s’impegnano a stare accanto ai familiari delle vittime innocenti e con ogni mezzo decidono di combattere la bella battaglia per il riscatto della nostra Terra.
Don Ennio Stamile – Referente regionale Libera Calabria
L’insufficienza di prove, la ritrattazione sopraggiunta, le dimenticanze procedurali ed i silenzi omertosi, determinarono l’esito assolutorio del processo per la morte di Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano. Il resto è storia, quella indegna di un delitto di matrice ‘ndranghetista e di due uomini onesti che credevano nella famiglia e nel lavoro.
In ricordo di Francesco e Pasquale, nessuno oggi si senta escluso dal grido di ingiustizia e dolore dei familiari. Quel puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità, è oggi, come allora, all’opposto del fresco profumo della libertà.
Per questo, dopo 29 anni dalla scomparsa di questi due uomini, ‘eroi del quotidiano’, ci uniamo al bisogno di verità di molti, convinti che la lotta repressiva contro la ‘ndrangheta debba essere accompagnata da  un’azione culturale sistematica, capace di smantellare quel ‘quarto girone della zona grigia’ rappresentato  dall’intricata e magmatica corresponsabilità sociale. Non vogliamo celebrare o commemorare, ma rendere vivi, anno dopo anno, lo sdegno e la sofferenza di chi chiede il coraggio della verità.
Patrizia Surace (Università della memori a dell’impegno “Rossella Casini”)

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