LAMEZIA TERME L’Italia dei tamponi, quella che cerca più o meno bene il Coronavirus, è divisa in quadranti. E la Calabria, in questa ripartizione, sta sul confine tra le Regioni virtuose e quelle meno attente (ma più vicina a queste ultime). La classificazione arriva dal Corriere della Sera, che – contando sulla collaborazione della Fondazione Gimbe – ha incrociato i dati dei test effettuati con quelli dell’incidenza della malattia. Il senso della ricerca è che, nei giorni della fase 2, per proteggere al meglio la popolazione si deve evitare che gli asintomatici diffondano il contagio, specie ora che il lockdown è finito. E gli asintomatici li trovi soltanto se li cerchi bene.
Chi lo sta facendo davvero in Italia? Insieme con il Veneto, diventato modello internazionale, ci sono Umbria, Basilicata, Friuli: sono tra le Regioni che stanno monitorando con più accuratezza il coronavirus tra i propri abitanti. Con una bassa incidenza della malattia, la macchina dei controlli è meno stressata ed è più facile andare a caccia del Covid. E la Calabria? Queste le cifre: nel periodo compreso tra il 22 aprile e il 20 maggio, in regione sono stati effettuati 1.659 test per 100mila abitanti, con 6 nuovi casi positivi per 100mila abitanti. La percentuale di tamponi diagnostici positivi è bassissima: lo 0,3%. Ma nella “classifica” dei tamponi per 100mila abitanti la Calabria è al quintultimo posto, poco al di sotto della media italiana. “Cercano” meno soltanto Puglia (531), Campania (579), Sicilia (1.102) e Sardegna (1.521) mentre si attestano su cifre simili Liguria, Emilia Romagna. Toscana e Lombardia.
Il virus, dunque, in Calabria circola poco. Ma non lo si cerca quanto si dovrebbe. E l’idea di cercarlo di più non è legata alla “necessità” di vedere numeri che si impennano, ma alle metodiche di prevenzione.
Il grafico, che riportiamo dal Corriere della Sera, permette di valutare l’attuale livello di ricerca del virus, è stato elaborato dagli esperti della Fondazione Gimbe. Il periodo di riferimento è tra il 22 aprile e il 20 maggio, il passaggio dal lockdown alla «Fase 2». Bisogna concentrare l’attenzione su tre dati: quanti tamponi «diagnostici» al giorno ogni 100 mila abitanti (i tamponi «diagnostici» sono i primi, quelli che servono a scoprire se una persona è infetta o no, escludendo i successivi di controllo); quanti «positivi» vengono scoperti (sempre per 100 mila abitanti), e infine la percentuale di tamponi «positivi» sul totale.
La Calabria si trova nel quadrante di potrebbe cercare di più. Per intenderci, fa peggio di Umbria e Basilicata, che nel periodo di riferimento hanno fatto 2.700-2.800 tamponi e hanno trovato solo 8 «positivi» (sempre su 100 mila abitanti). Ma meglio di Puglia e Campania, che hanno scoperto solo 19 e 10 «positivi» per 100 mila abitanti, tra il 22 aprile e il 20 maggio, ma hanno fatto anche meno di 600 tamponi. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, dice al Corriere della Sera: «Il rischio è che il sistema non stia cercando abbastanza i casi e quindi non intercetti i malati asintomatici o con pochi sintomi».
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