«Adesso più che mai dobbiamo vigilare. Le mafie si nutrono delle difficoltà dei cittadini. Di fronte alla pandemia che sta danneggiando il tessuto occupazionale, il sistema produttivo, la risposta dello Stato deve essere forte, rapida e incisiva». L’ultimo appello in ordine di tempo è quello del premier Giuseppe Conte. Che ci sia un “piano” organico delle mafie è una semplificazione che gli studiosi del fenomeno ritengono errata. Di certo le organizzazioni criminali non si fermano. E anni di inchiesta mostrano la loro tendenza a sfruttare i momenti di grande crisi per allargare i propri business o riattivarli appena possibile. In questo senso, gli interessi sono trasversali. Alcuni – il welfare per i più bisognosi – alimentano consensi. Altri – l’usura – massimizzano i profitti della crisi. Altri ancora – lo smercio di coca sulle rotte del narcotraffico – si rimodulano sulla base delle limitazioni imposte dalla pandemia. Ciò che mette le mafie in una posizioni di vantaggio è l’enorme disponibilità di capitali. E in questo la ‘ndrangheta è la prima mafia del mondo, la più pronta e pericolosa.
Il ministero dell’interno – attraverso l’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso costituito presso la Direzione centrale della polizia criminale – ha fissato alcuni punti riguardo alle conseguenze criminali della crisi economica. Lo scenario sembra tagliato sulle capacità finanziarie e di adattamento dei clan calabresi.
Viene valutato che le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nell’obiettivo di trarre vantaggio dalla situazione emergenziale in corso e dalla fase di ricostruzione che seguirà, potrebbero muoversi lungo tre direttrici. In linea generale, nell’attuale fase emergenziale le organizzazioni criminali tendano a consolidare la sfera di influenza e di controllo mafioso nei settori economici che non hanno interrotto la propria attività (a titolo esemplificativo filiera agroalimentare, approvvigionamento dispositivi medici e di protezione individuale, servizi cimiteriali). Inoltre, tenderanno a rafforzare il “welfare mafioso” per ampliare la base di consenso sociale. Nella successiva fase di ripresa economica saranno prevalentemente orientate ad assumere il controllo delle piccole e medie imprese in difficoltà economica.
Più flessibili e veloci, le mafie non si muovono all’interno di regole farraginose. Non aspettano click day né chiedono documentazioni. Così, il primo ambito nel quale potrebbero estendere la propria sfera di influenza è quello del sostegno sociale (“welfare mafioso” di prossimità) ai cittadini in difficoltà. Lo scopo dei sodalizi – è l’analisi del Viminale – è quello di accrescere il consenso offrendo servizi, ovvero organizzando forme di protesta rispetto a problematiche che proporranno di risolvere in assenza di un intervento tempestivo dello Stato. Le famiglie in difficoltà, i lavoratori in nero e/o stagionali, che ora affrontano i problemi legati alla mancata realizzazione degli introiti, potrebbero, infatti, rappresentare un ulteriore bacino d’utenza per la malavita; i gruppi mafiosi potrebbero proporsi con attività “assistenziali” di sostegno utili a rafforzare il consenso sociale e ad arruolare nuova “manovalanza” a basso costo.
La seconda direttrice verso la quale le organizzazioni criminali verosimilmente si orienteranno è rappresentata dall’infiltrazione nei settori dell’economia legale. A tal proposito la normativa emergenziale ha previsto forme di finanziamento, garantite dallo Stato, alle imprese in difficoltà da parte del settore bancario. L’Osservatorio evidenzia come la fase di erogazione dei finanziamenti (che devono essere finalizzati ad assicurare la continuità produttiva dell’azienda) costituisca un passaggio molto delicato a cui porre particolare attenzione per prevenire il rischio di una possibile alterazione delle procedure e la conseguente distrazione delle risorse rispetto alle finalità di rilancio dell’economia legale. La platea di potenziali beneficiari di tali misure è, infatti, estremamente ampia; le istanze di accesso al credito dovranno essere corredate, come previsto dalla normativa citata e dai tavoli tecnici presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, di un’autodichiarazione in formato digitale e indicare conti dedicati che garantiscano la tracciabilità dei flussi e il controllo della destinazione delle risorse. In tale ambito il monitoraggio e il controllo preventivo svolti dal settore bancario ed in particolare le attività antiriciclaggio riconducibili all’Unità di Informazione Finanziaria (Uif), che si esprime essenzialmente attraverso le Segnalazioni di Operazioni Sospette che vengono tempestivamente inviate, ratione materiae, alla Guardia di Finanza ed alla Direzione Investigativa Antimafia, costituiscono fondamentali presidi (già operativi) a tutela della legalità di queste operazioni di finanziamento. Al riguardo, è una delle proposte dell’Osservatorio, potrebbe essere opportuna l’istituzione attraverso uno strumento di soft law di una sorta di Codice Rosso delle Sos che garantisca un approccio tempestivo, attraverso le articolazioni specialistiche della Guardia di Finanza e della Direzione Investigativa Antimafia, con gli uffici giudiziari che potrebbero così avviare direttamente attività investigative oltre che continuare ad alimentare le indagini già in atto. La tracciabilità dei flussi finanziari, con riferimento ai conti dedicati in parola, costituisce una specifica competenza della polizia Economico Finanziaria che, pertanto, in un’ottica preventiva ricoprirà un ruolo strategico sia nella fase emergenziale sia nella fase di ripresa economica.
È plausibile, secondo la valutazione del ministero dell’Interno, ipotizzare il rischio di un’imponente operazione di “doping finanziario illegale” dell’economia da parte delle organizzazioni criminali, che potrebbe articolarsi su più livelli, dalla concessione di prestiti usurai a famiglie, lavoratori autonomi e piccole imprese operanti in ambito locale fino alla partecipazione ad operazione di acquisizione di pacchetti azionari di “global player” attivi nei mercati internazionali.
Le forze di polizia, pertanto, stanno monitorando fortemente i segnali che potrebbero indicare un cambiamento delle strategie da parte dei sodalizi mafiosi per prevenirne le azioni. Nello specifico, viene rivolta grande attenzione ai comparti economici che non hanno mai interrotto la propria operatività, come la filiera agro-alimentare, il settore dell’approvvigionamento di farmaci e di materiale medico-sanitario, il trasporto su gomma, le imprese di pulizia, di sanificazione e di smaltimento di rifiuti. Le indagini degli ultimi anni hanno già evidenziato che i gruppi criminali in tali settori possono riuscire agevolmente a offrire servizi a prezzi concorrenziali in quanto molto spesso le società controllate da questi ultimi non rispettano le prescrizioni normative in materia ambientale, previdenziale e di sicurezza sul lavoro.
Inoltre, in questo frangente di criticità non viene sottovalutato il rischio di crisi di liquidita’ soprattutto per le piccole e medie imprese, che, in conseguenza della sospensione della loro attività, potrebbero non essere in grado di far fronte ai propri impegni finanziari. Esponenti della criminalità organizzata potrebbero, infatti, sfruttare il momento di difficoltà per insinuarsi nella compagine societaria apportando il denaro necessario o proponendo prestiti usurari. Al termine dell’emergenza, quindi, le associazioni criminali potrebbero vedersi riconosciuta un’accresciuta sfera di influenza in società in precedenza non infiltrate, secondo un meccanismo purtroppo ben noto agli investigatori delle Direzioni distrettuali antimafia.
Il terzo settore di interesse per i sodalizi mafiosi, in particolare in questo momento storico, è rappresentato dai flussi di denaro pubblici (che saranno assicurati dallo Stato italiano e dall’Unione Europea) destinati a rilanciare l’economia soprattutto nella fase post emergenziale che potrebbero risultare molto appetibili da parte delle mafie. Le matrici criminali probabilmente tenteranno di acquisirne la disponibilità ricorrendo anche a pratiche corruttive o a modalità di condizionamento dei processi decisionali nell’ambito dell’iter di aggiudicazione degli appalti pubblici.
Non solo le dinamiche, il Viminale entra nel merito dei settori più esposti. E rileva che le mafie sono pronte a mettere mano sui settori della ristorazione e della ricettività turistica, tra quelli più colpiti dalla crisi. Grande attenzione viene infatti dedicata da parte delle forze di polizia ai comparti legati alla ristorazione o al turismo (alberghi, villaggi turistici, stabilimenti balneari, tour operator, aziende di promozione culturale, etc) che hanno subito gravi perdite e danni e che dovranno ripartire con rinnovato slancio una volta superata la crisi. «Si tratta di settori nei quali le mafie hanno già ampiamente investito in Italia e all’estero ed è concreto il rischio – dice il report dell’Osservatorio – che le stesse possano indirizzare in questa direzione gli interessi illeciti. Nello specifico gli investimenti pubblici che saranno erogati per la realizzazione di infrastrutture e altre opere pubbliche oppure per il potenziamento, a titolo esemplificativo, del sistema sanitario nazionale potrebbero essere oggetto di interesse da parte dei sodalizi criminali per rafforzare la propria presenza in settori in cui si sono già inseriti da tempo, come quello del ciclo del cemento o nei quali sono comparsi più di recente, come quello della fornitura di beni e servizi per le cure mediche». (ppp)
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