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Le mani della 'ndrangheta sul cimitero di Reggio – VIDEO

Dieci arresti della Squadra Mobile nell’ambito dell’operazione Cemetery Boss. Ai domiciliari il dirigente del servizio cimiteriale, è accusato di concorso esterno

Pubblicato il: 26/05/2020 – 11:12
Le mani della 'ndrangheta sul cimitero di Reggio – VIDEO

REGGIO CALABRIA Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, la Squadra Mobile ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa – su richiesta della Dda – dal gip presso il locale Tribunale il 15 maggio 2020, nei confronti di 10 soggetti, ritenuti presunti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa.
I NOMI DEGLI ARRESTATI Si tratta di: Nicola Alampi, di 51 anni; Giuseppe Angelone, di 51 anni; Massimo Costante, di 37 anni; Natale Crisalli, di 62 anni; Salvatore Claudio Crisalli, inteso “Peppe”, di 50 anni; Francesco Giordano, di 55 anni; Roberto Puleo, di 55 anni; Rocco Richichi, di 40 anni (detenuto per altra causa); Demetrio Missineo, di 41 anni; Carmelo Manglaviti, di 66 anni (Dirigente Comunale Responsabile del Servizio Cimiteri del Comune di Reggio Calabria). I primi nove sono accusati di associazione mafiosa per aver fatto parte, con ruoli diversi, della cosca Rosmini e Zindato operanti nei quartieri Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. Al dirigente del servizio cimiteri, invece, è contestato il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa.
LE INDAGINI L’attività di indagine – svolta dalla Sezione Reati contro il Patrimonio della Squadra Mobile, sotto le direttive dei Sostituti Procuratori della Dda Stefano Musolino e Sara Amerio, a seguito della recrudescenza di episodi delittuosi di natura estorsiva verificatisi nella zona sud di Reggio Calabria – ha permesso di accertare l’esistenza e l’operatività, all’interno del “locale” delimitato dai quartieri Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra, di due distinte e pericolose organizzazioni mafiose, comunemente denominate: cosca Borghetto-Zindato-Caridi, operante nell’ambito della potente cosca Libri; cosca Rosmini legata alla più affermata consorteria dei Serraino.
LA SECONDA GUERRA DI MAFIA Le due cosche risultano storicamente connotate quali articolazioni territoriali della ‘ndrangheta che avevano preso parte attiva alla cd. “seconda guerra di mafia” (1985-1991), militando la cosca Rosmini (unitamente alle famiglie Imerti, Condello, Saraceno, Fontana, Nicolo e Ficara) sul fronte antidestefaniano, avverso il quale si erano coalizzate le famiglie De Stefano, Libri, Tegano, Zito, Zindato, Postorino, Latella e Barreca (cartello destafaniano).
LE OPERAZIONI PRECEDENTI La ripartizione di quella porzione di territorio cittadino – tra le suddette cosche – costituisce un dato acclarato da pregresse attività investigative, svolte anche da questa Squadra Mobile, convenzionalmente denominate “Wood”, “Testamento” e “Alta Tensione”. In particolare nell’ambito di quest’ultima operazione di polizia, eseguita in data 29 ottobre 2010, sono stati tratti in arresto esponenti di vertice della cosca Rosmini, ovvero Diego Rosmini 1972, Natale Paolo Alampi classe 1974 e Osvaldo Massara 1965. Analogamente, all’esito dell’operazione denominata “Cartaruga” del 19.10.2012, sempre questa Squadra Mobile, traeva in arresto ulteriori affiliati alla stessa consorteria tra cui Francesco Rosmini classe 1964, Antonino Casili classe 1949 e Carmelo Mandalari classe 1985.
INTERCETTAZIONI E COLLABORATORI DI GIUSTIZIA Grazie alle attività tecniche disposte nell’ambito della presente indagine in capo ai fedelissimi di Francesco Giordano (storico esponente della cosca Rosmini), ovvero i fratelli Natale e Salvatore Claudio Crisalli inteso “Peppe”, Massimo Costante e Giuseppe Angelone, inteso Pino, nonché alle dichiarazioni rese principalmente dai collaboratori di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, Federico Greve ed Enrico De Rosa, è stato possibile individuare ulteriori associati che garantivano non solo una fattiva collaborazione ai componenti di vertice della cosca – quali devono essere considerati i predetti Diego Rosmini, Francesco Rosmini e Natale Paolo Alampi – ma anche linfa vitale e concreto contributo alla vita e all’attività dell’associazione stessa, soprattutto sotto il profilo materiale dell’operatività delittuosa.
IL RUOLO DI FRANCESCO GIORDANO Nello specifico, l’attività investigativa ha messo in luce il ruolo apicale ricoperto, in seno alla consorteria Rosmini, dal carismatico Francesco Giordano, referente imprenditoriale della cosca tanto per tutti i lavori edili da realizzarsi sul territorio di influenza e in particolare per quelli da eseguirsi nell’ambito del plesso cimiteriale di Modena. Egli è ritenuto infatti il vertice dei Rosmini nel quartiere Modena.
Rilevano in merito le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, soggetto di indubbio spessore criminale (in quanto già appartenente al sodalizio dei Rosmini) il quale riferiva sull’ascesa criminale di Francesco Giordano – che Giuseppe Angelone (altro storico affiliato) aveva presentato alla cosca – fino ad assumere il ruolo di referente della consorteria nel quartiere di Modena.
Anche il collaboratore di giustizia Federico Greve lo indicava come uomo di fiducia di Diego Rosmini detto “il nano”, il quale lo battezzò presso il proprio domicilio prima del 1991 e attualmente, con il grado della santa, è il capo locale di Modena, nonché dominus indiscusso dei lavori al cimitero.
In merito alla posizione del Giordano, medesime argomentazioni provengono dal collaboratore di giustizia Enrico De Rosa il quale lo ha indicato come esponente della cosca Serraino nel quartiere di Modena.
Nel corso dell’indagine è emerso che tutti hanno come punto di riferimento per quel territorio Francesco Giordano. Ed invero, le dichiarazioni dei collaboratori sulla centralità della figura di Francesco Giordano trovavano riscontro nelle risultanze dell’attività investigativa in quanto era proprio al Giordano che Filippo Chirico ed il suo braccio destro Gaetano Tomaselli – esponenti di vertice (il primo) della cosca Libri – si rivolgevano per occupare un immobile da consegnare alla compagna del Chirico. Il ruolo del Giordano, in altri termini, è da ritenersi paritetico al ruolo del Chirico in seno alla consorteria mafiosa di appartenenza (cosca Libri). Inoltre due emissari di Maurizio Cortese, storico affiliato alla cosca Serraino, cosca quest’ultima federata ai Rosmini, chiedevano a Francesco Giordano di intervenire presso i componenti la comunità rom per ottenere la restituzione di un motorino rubato.
IL RUOLO DEGLI ALTRI INDAGATI Giuseppe Angelone, storico e carismatico affiliato alla cosca Rosmini, collaborava con le imprese edili di comodo e nella totale disponibilità dei Rosmini al pari degli altri sodali; egli era punto di riferimento per l’esecuzione dei lavori edili all’interno del cimitero del quartiere Modena, dove la cosca era egemone grazie alla collaborazione del pubblico funzionario Carmelo Manglaviti.
Durante l’attività investigativa si era riscontrata, anche, la presenza constante – a fianco del cognato Francesco Giordano – di Salvatore Claudio Crisalli, inteso “Peppe”, figura poliedrica nell’ambito dell’associazione mafiosa e legato allo stesso da un legame di natura criminale. Crisalli ha dato prova di essere capace di muoversi sul territorio di Modena e di interfacciarsi con gli esponenti della comunità rom per la restituzione delle autovetture rubate. Si è, infatti, accertato come questi, in ragione della sua appartenenza alla locale criminalità organizzata al pari di Massimo Costante, sia stato più volte chiamato in causa da amici o parenti che avevano subito il furto di un’ autovettura nel territorio appannaggio della cosca Rosmini. Il Crisalli era il factotum del Giordano. Era lui che veniva costantemente chiamato dal cognato per i lavori edili di ogni tipo o per incontrare i clienti presso il cimitero di Modena e si metteva a completa disposizione del capo società. In altri termini Salvatore Claudio Crisalli era il terminale ultimo delle direttive del Giordano. Il collaboratore di giustizia Liuzzo lo indica come storico appartenente alla cosca Rosmini che aveva fatto la gavetta criminale sin dai tempi in cui militava anche Diego Rosmini classe 1959.
In merito alla posizione di Massimo Costante vanno, innanzitutto, richiamate le dichiarazioni accusatorie del collaboratore di giustizia Liuzzo che lo indica come affiliato alla cosca Rosmini, particolarmente vicino al capo società Giordano ed in grado di operare per conto della cosca in diversi settori: edilizio, commerciale, nel recupero di autovetture trafugate, ecc. Massimo Costante espletava la funzione di autista di Francesco Giordano occupandosi, altresì, della tutela dello stesso.
Tra gli indagati rileva anche la figura di Natale Crisalli il quale, da quanto emerso dalle investigazioni, in forza della parentela con il fratello Salvatore Claudio Crisalli, inteso “Peppe” e con il più carismatico Francesco Giordano, è un punto di riferimento della cosca Rosmini tanto da essere contattato da un esponente della cosca Pesce di Rosarno per cercare un posto di lavoro per due ragazze; immediata la messa a disposizione dell’appartenente ai Rosmini che mandava un’imbasciata e nel giro di pochissimo tempo combinava un appuntamento di lavoro e si impegnava, infine, per garantire vitto ed alloggio, nel pieno rispetto delle logiche di ‘ndrangheta e nel buon nome della comune militanza nei circuiti unitari della criminalità organizzata. Nell’alveo del sodalizio godeva di prestigio criminale in ragione della sua vicinanza al Giordano ed al fratello, come poteva cogliersi nel corso di una conversazione in cui lo stesso dava atto di vantare un credito nei confronti del genero del boss Giovanni Tegano, Edmondo Eddy Branca, e di non avere timore della pesante parentela.
Roberto Puleo (parente di Francesco Giordano), associato di lungo corso, disponibile a curare la latitanza di affiliati, provvedeva alle necessità economiche dei congiunti di Natale Paolo Alampi, esponente di vertice della consorteria Rosmini detenuto.
Nicola Alampi, appartenente alla cosca (fratello del più noto Natale Paolo Alampi, esponente di vertice della consorteria Rosmini, di cui ha ereditato il ruolo) svolgeva compiti organizzativi partecipando alle decisioni inerenti la vita dell’associazione ed impartendo le direttive agli associati. Il collaboratore di giustizia Liuzzo lo indica come storico affiliato alla cosca Rosmini che aveva fatto la gavetta criminale sin dai tempi in cui militava anche Diego Rosmini classe 1959, sempre attivo nei settori criminali di interesse dalla cosca.
Demetrio Missineo e Rocco Richichi erano a disposizione della cosca Zindato. In particolare, Missineo su incarico di Francesco Zindato, detto “Checco”, si occupava dello spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, deteneva armi da sparo e provvedeva alla risoluzione in stile mafioso delle controversie che coinvolgevano i sodali ed i terzi. Richichi era deputato all’attività di spaccio, assieme a Missineo e a Fabio Franco Quirino (ucciso in data 03 marzo 2014 nel Rione Modena). La loro capacità di agire anche con metodologia violenta, tipica dell’associazione cui appartengono, è un dato che non proviene solo dalle dichiarazioni del collaboratore De Rosa, ma anche dagli esiti delle captazioni compendiate nella presente indagine come ad esempio quando Richichi riferiva a Massimo Costante che avrebbe voluto bruciare il bar del Natale Crisalli.
IL RUOLO DEL DIRIGENTE DEL SERVIZIO CIMITERIALE A lato della ricostruzione associativa, spicca la figura di un pubblico ufficiale, Carmelo Manglaviti, Dirigente responsabile del servizio cimiteriale del Comune di Reggio Calabria che – pur senza essere affiliato – prestava un costante ed effettivo contributo al perseguimento degli scopi illeciti dell’associazione mafiosa, assurgendo ad uomo chiave nello scacchiere criminale dei Rosmini. Lo stesso vantava un rapporto particolareggiato, esclusivo e confidenziale con il referente imprenditoriale della cosca Francesco Giordano e gli altri sodali Salvatore Claudio Crisalli, inteso “Peppe” e Massimo Costante. Manglaviti, in più occasioni, contattava telefonicamente Francesco Giordano e Salvatore Claudio Crisalli, inteso “Peppe”, pianificando con gli stessi incontri de visu e gli stessi dipendenti del Manglaviti fungevano da segretari del duo Crisalli-Giordano. Acconsentiva che gli appartenenti alla cosca Rosmini, senza essere titolari di alcuna ditta, operassero indisturbati nella realizzazione di ogni lavoro edile all’interno del cimitero di Modena.
I LAVORI AL CIMITERO Il collaboratore di Giustizia Liuzzo ha riassunto in maniera plastica i rapporti economico-criminali tra il prevenuto ed i Rosmini riferendo che, al cimitero di Modena, il monopolio assoluto sui lavori (tumulazioni, estumulazioni, edificazione e ristrutturazione di cappelle funerarie) era in mano a Francesco Giordano e Giuseppe Angelone e che tante ditte avevano tentato di “entrare” nei lavori in quel cimitero, ma difficilmente erano riuscite nel loro intento. Dall’attività tecnica emergeva che nei locali dell’ufficio comunale, all’interno del cimitero, era di fatto ubicata la sede amministrativa del Giordano e del Crisalli dove, in diverse occasioni, i due ricevevano clienti, stipulavano accordi, formalizzavano vendite con i privati cittadini che richiedevano interventi edili all’intemo del cimitero. Il contributo che forniva il Manglaviti alla cosca era indispensabile per imporre il monopolio dei lavori edili in favore del Giordano (e dei suoi sodali), contribuendo alla conservazione ed al rafforzamento dell’associazione, consapevole che senza il suo apporto i Rosmini non avrebbero mai potuto lavorare all’interno del cimitero. Il funzionario comunale, cosi facendo, aveva consegnato agli uomini dei Rosmini l’intero plesso cimiteriale, mettendo a disposizione del sodalizio i suoi sottoposti e la sede degli uffici comunali.
LE ATTIVITA’ IMPRENDITORIALI SEQUESTRATE L’inchiesta ha dimostrato anche come alcuni soggetti, in ragione della loro appartenenza alle cosche Rosmini e Zindato e della consapevolezza di potere essere destinatari di provvedimenti di custodia cautelare o di misure di prevenzione personale e patrimoniale, consapevolmente abbiano posto in essere un’accurata attività di fittizia attribuzione della titolarità di attività imprenditoriali al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine e le disposizioni di legge in tema di misure di prevenzione. Ed invero, su richiesta della D.D.A., il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro preventivo delle seguenti imprese (nelle more divenute non operative) che è stato notificato dalla Squadra Mobile contestualmente agli arresti: Impresa individuale Nicolò Rosaria sedente a Reggio Calabria, intestata a Nicolò Rosaria, avente ad oggetto la gestione della impresa di pulizie denominata “Starbrill” e quella dell’esercizio commerciale denominato “Valery Bar” sedente a Reggio Calabria; Impresa individuale “Sette Veli di Mirella Patrizia Crisalli”, sedente a Reggio Calabria, di fatto di proprietà di Natale Crisalli.

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