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Processo al maresciallo Greco, si allunga l’attesa per la testimonianza di Facciolla

Cambia il collegio giudicante e slitta l’udienza che avrebbe portato l’ex procuratore di Castrovillari sul banco testi. I rapporti tra il militare e il magistrato e le inchieste intrecciate della D…

Pubblicato il: 27/05/2020 – 21:48
Processo al maresciallo Greco, si allunga l’attesa per la testimonianza di Facciolla

di Alessia Truzzolillo
CROTONE
Mercoledì doveva essere il giorno dei testi della difesa, compreso l’ex procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla. Un’udienza non da poco quella che si prospettava nel processo contro Carmine Greco, ex comandante della Stazione di Cava di Melis (frazione del Comune di Longobucco, nella Sila Cosentina) accusato dalla Dda di Catanzaro di associazione mafiosa (che il primo Riesame aveva mitigato in concorso esterno), rivelazione del segreto istruttorio, omissioni d’atti d’ufficio e favoreggiamento, reati aggravati dal metodo mafioso. Greco ha anche un altro processo istruito a Salerno nel quale è coimputato insieme a Eugenio Facciolla, al poliziotto Vito Tignanelli, alla società Stm alla moglie di Tignanelli, titolare della Stm, la cui udienza si terrà il prossimo 3 giugno. Il magistrato, agli inizi del procedimento, era stato nominato come teste a difesa. In seguito gli avvocati Franco Sammarco e Antonio Quintieri – legali di Greco – avevano deciso di depennare il nome dalla lista testi ma la escussione sarebbe dovuta avvenire ugualmente per volontà del collegio giudicante. Collegio che nell’udienza di mercoledì era mutato dei due terzi: presidente e un giudice a latere, situazione che ha indotto l’avvocato Sammarco a chiedere la trasmissione del verbale d’udienza al presidente della Corte d’Appello di Catanzaro. Richiesta giudicata inammissibile e “irrituale” dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo.
Dopo una breve camera di consiglio l’attuale collegio ha deciso di rinviare l’udienza al prossimo 23 giugno, data utile per verificare la composizione definitiva della triade giudicante. In quella data verranno ascoltati tre testi della difesa ma non Facciolla la cui testimonianza dovrà essere ammessa col favore dei nuovi giudici visto che la difesa ha ribadito la propria decisione di sostituire la testimonianza dell’ex procuratore capo con un fascicolo documentale.
INCHIESTE INTRECCIATE Le posizioni dell’ex comandante e dell’ex procuratore capo sono strettamente intrecciate da un filo che passa dal processo che vede coinvolto Greco a quello che li vede legati insieme nel procedimento a Salerno. Ma procediamo con ordine. A luglio 2018 i carabinieri del Noe hanno tratto in arresto il maresciallo Greco. L’operazione è uno stralcio della maxi-inchiesta “Stige” condotta contro le ingerenze sul territorio crotonese e cosentino da parte della cosca Farao-Marincola di Cirò e da suoi affiliati e sodali. Secondo l’accusa Greco avrebbe illecitamente favorito un cartello di imprese dedite al taglio boschivo, tra queste la ditta Spadafora. Negli atti di indagine sono emerse vicende penalmente rilevanti a carico del procuratore capo di Castrovillari che sono state trasmesse e Salerno, Procura competente per gli illeciti commessi da toghe del distretto di Catanzaro.
Lo scorso 10 ottobre i magistrati campani Luca Masini e Vincenzo Senatore hanno chiesto il rinvio a giudizio di Eugenio Facciolla; dell’agente della Polizia stradale di Cosenza Vito Tignanelli, amministratore di fatto della Stm srl, che fornisce apparecchiature per intercettazioni; Carmine Greco, comandante della forestale di Cava di Melis (Cosenza); Alessandro Nota, carabiniere in servizio anche lui a Cava di Melis, e Marisa Aquino, moglie di Tignanelli e titolare della Stm. I reati per i quali sono imputate le persone coinvolte nell’inchiesta sono corruzione e falso e riguardano presunti illeciti nell’affidamento alla Stm del noleggio di apparecchiature per intercettazione. Secondo l’accusa, il procuratore Facciolla avrebbe, in cambio di utilità personali, «affidato il noleggio di apparecchiature nell’ambito di attività di intercettazione alla Stm srl, formalmente intestata a Marisa Aquino e di fatto amministrata da Vito Tignanelli, con il quale il magistrato intratteneva relazioni personali risalenti a circa venti anni addietro» e che «a riprova del rapporto fiduciario, era risultato, nell’ottobre 2018, depositario presso la propria abitazione di copiosa documentazione affidatagli in custodia dallo stesso dottor Facciolla». Il capo di imputazione che lega Crotone a Salerno è quello che riguarda Greco e Facciolla.
Dopo l’arresto di Antonio Spadafora il 9 gennaio 2018, nell’ambito dell’operazione antomafia “Stige”, Facciolla e Greco avrebbero concordato la redazione di un’annotazione nella quale fossero descritte le attività informative che lo stesso Greco, imputato nello stesso procedimento “Stige” per concorso esterno in associazione mafiosa, aveva acquisito «mesi prima nel corso di interlocuzioni con Antonio Spadafora». Tale documento, però, per l’accusa, sarebbe «risultato materialmente falso» poiché reca la data del 31 dicembre 2017, giorno in cui Greco non risultava in servizio. Sulla base di accertamenti eseguiti sul computer di Greco, inoltre, «il file risultava generato il 15 dicembre 2018 e modificato l’ultima volta il 19 febbraio 2018». Risulterebbero false, inoltre, determinate attività compiute da Greco: un incontro in data 20 ottobre 2017 nella stazione di Cava di Melis con Antonio e Rosario Spadafora, quest’ultimo anche lui imputato nel processo “Stige”, «laddove in quella data l’ufficiale di polizia giudiziaria era risultato permanere per l’intera giornata nell’area urbana di Cosenza e intorno alle ore 20, nel comune di Rende». Falsa sarebbe anche l’informazione telefonica «ricevuta il 3 novembre 2017 da Antonio Spadafora circa un controllo eseguito dai carabinieri in località Russi, laddove la telefonata risultava essere stata fatta in realtà da Rosario Spadafora». Sempre secondo l’accusa, «il procuratore Facciolla suggeriva a Carmine Greco la redazione dell’atto e la sua retrodatazione e, a seguito della consegna avvenuta da parte dell’ufficiale di polizia giudiziaria nelle mani della segretaria in servizio nella Procura di Castrovillari, in epoca successiva e prossima al 19 febbraio 2018, non essendo stato apposto sul documento alcun timbro di avvenuta ricezione, ne approvava il contenuto dopo l’avvenuta lettura, provvedendo al suo inserimento all’interno del fascicolo di cui era contitolare, con provvedimento ‘visto agli atti d’ufficio’ che recava la data del 28 giugno 2018». Infine il carabiniere Nota, su istigazione del comandante Carmine Greco, nel protocollare la nota, datata 31 novembre 2017 firmata da Greco e indirizzata al procuratore Facciolla, avrebbe attestato falsamente al protocollo dell’ufficio di avere ricevuto l’atto nella data 31 novembre 2017 «quando in realtà l’atto risultava essere stato ultimato dall’effettivo estensore in data 19 febbraio 2018, avendo commesso il fatto al fine di garantire all’autore della nota contraffatta nella data l’impunità dal reato di falso ideologico».
TRASFERIMENTO A POTENZA Questa vicenda ha portato la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura a disporre «in via provvisoria il trasferimento di ufficio del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla presso il Tribunale di Potenza con le funzioni di giudice nel settore civile». Secondo la prima sezione del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso presentato da Facciolla, il magistrato avrebbe «posto in essere condotte gravemente scorrette» nei confronti di un magistrato di Castrovillari e dei magistrati della Dda titolari del procedimento “Stige”. «Con tale condotta il dottor Facciolla poneva in essere una grave scorrettezza nei confronti sia della collega» contitolare del procedimento a Castrovillari «nel quale l’atto falso veniva inserito di sua iniziativa esclusiva», «sia nei confronti dei magistrati della Dda di Catanzaro che stavano svolgendo indagini a carico di Antonio Spadafora e Carmine Greco», «indagini che potevano essere inficiate dal contenuto del predetto falso».
Ecco come si intrecciano le due vicende. Un doppio binario che collega le aule di giustizia di Crotone e Salerno. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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