di Giorgio Curcio
REGGIO CALABRIA Soldi, auto e la promessa di un incarico dirigenziale più redditizio del ruolo di ingegnere funzionario dell’Anas. E’ su questi punti che si basa – secondo la DDA di Reggio Calabria – il rapporto tra Giovanni Fiordaliso e Domenico Gallo, entrambi finiti al centro dell’operazione “Waterfront” condotta dagli uomini della Guardia di Finanza nella mattinata di ieri e che ha portato al fermo di decine di persone.
SCAMBIO RECIPROCO Uno scambio di favori reciproco, una sorta di “do ut des”, emerso dalle carte dell’inchiesta, avvenuto tra il 2008 e il 2016, e in grado di indirizzare attraverso le ingerenze di Fiordaliso, sospeso dall’Anas nel 2017, numerosi appalti pubblici a favore di alcune società riconducibili allo stesso Gallo, fornitrici di bitume e calcestruzzo (FABIT, VFG ed altre) e che gli hanno consentito, negli anni, di poter effettuare numerosi lavori con contratti di subfornitura o nolo a caldo e nolo a freddo e che, in realtà, celavano dei subappalti non autorizzati e utilizzazione di materiali di qualità inferiore rispetto ai capitolati di appalto.
GLI APPALTI Un sistema collaudato che ha permesso allo stesso Gallo di mettere le mani su numerosi lavori di ammodernamento, adeguamento e completamento dell’autostrada Sa-Rc, dai tratti degli svincoli di Rosarno e Lamezia Terme, ad un tratto del Ponte sul torrente Randace e i lavori di manutenzione straordinaria del sovrappasso Via Casa Savoia di Gallico (ex S.S. 184 delle Gambarie). Oltre a numerose procedure di affidamento diretto dei lavori dall’anno 2008 all’anno 2015. Il tutto con la compiacenza di Fiordaliso che ha sempre omesso di segnalare all’Anas la mancanza di requisiti soggettivi, contratti di subappalto non autorizzati e lavori di manutenzione in regime di somma urgenza senza i dovuti presupposti di legge e senza garantire la rotazione tra imprese.
I REGALI Atti di “generosità”, quelli compiuti da Giovanni Fiordaliso, ripagati dall’imprenditore Gallo attraverso alcuni bonifici eseguiti dalla “MA.ME. srl”, società intestata ad un suo uomo di fiducia, Giuseppe Varacalli, ma che in realtà era gestita proprio da Gallo, ed intestati alla moglie del funzionario dell’Anas, Caterina De Giuseppe, per un totale di € 94.415. Utilità indebite che risultavano però come “redditi per prestazioni lavorative da dipendente” ma che in realtà non erano mai state svolte. Soldi, certo, ma non solo. Tra i regali dell’imprenditore al funzionario “amico” dell’Anas c’era anche un’auto, una Mercedes Glk dal valore di alcune decine di migliaia di euro, acquistata in modo del tutto fittizio da una società (la NEW SEMINARA & G.) da parte di Domenico Fiordaliso, fratello di Giovanni, trasferita poi ad Antonino Mordà e venduta per estinguere un debito di Fiordaliso nei suoi confronti.
«UN UOMO NOSTRO» Oltre ai bonifici e le auto costose, l’imprenditore Domenico Gallo – così come si legge fra le carte dell’inchiesta – avrebbe promesso a Fiordaliso un ruolo di direttore per i lavori della stazione ferroviaria Norman Foster di Firenze su cui proprio l’imprenditore colluso aveva messo gli occhi insieme a Giampiero De Michelis, ma anche un ruolo di primo piano (e più redditizio) nella società OIKODOMUS. L’obiettivo di Gallo era «un accerchiamento su tutti i fronti» e “inserire” un uomo che fosse in grado però di capire «il meccanismo da attuare» I due, insomma, come è emerso dall’inchiesta, avevano messo in piedi un vero e proprio sodalizio con un unico obiettivo: quello di arricchirsi in modo anche spregiudicato. Senza tenere in conto la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. (redazione@corrierecal.it)
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