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«L'esempio di Martino e Serenella per tutte le vittime di estorsione»

Libera Calabria esorta a denunciare. Ieri la condanna in Appello per Emanuele e Francesco Quattrone dopo anni di vessazioni all’Accademia Pentakaris di Reggio. «Il camminò non sarà facile ma cittad…

Pubblicato il: 30/05/2020 – 8:23
«L'esempio di Martino e Serenella per tutte le vittime di estorsione»

REGGIO CALABRIA Sono state confermate dalla Corte di Appello di Reggio Calabria le condanne, rispettivamente, a sette anni e tre mesi di reclusione per Emanuele Quattrone e a tre anni per Francesco Quattrone, comminate loro in primo grado per il reato di tentata estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso, ai danni di Martino Parisi e Serenella Corrado, docenti e proprietari dell’Accademia di Musica “Pentakaris” di Reggio Calabria.
Il coordinamento regionale di Libera Calabria esprime la propria vicinanza ai due coniugi che, nel corso degli anni hanno subìto numerosi atti intimidatori e minacce loro recapitate, davanti alle quali «ancora più forte è stata la loro fermezza di resistere, non piegandosi mai alle logiche criminali, e di replicare a ogni episodio subito con grande dignità e puntuali denunce».
«Spesso – scrive Libera Calabria in una nota – si sminuisce la complessità o non si bilancia adeguatamente il peso che porta una famiglia intera, quando decide di non sottostare alle dinamiche estorsive, quando si convince a denunciare i soprusi. Sono anni contraddistinti da paure per l’incolumità dei propri figli, dei propri cari, dall’isolamento in alcuni casi, dall’aggravio economico dettato dall’avvio di un processo, dagli interrogativi sull’epilogo della vicenda, dall’importanza di mantenere i nervi saldi di fronte a sfide difficili. Ma sono anche anni in cui si confida nella giustizia e si diventa testimoni dei principi di democrazia e legalità, anni in cui si fa cerchio e ci si stringe attorno agli affetti più autentici. La storia di Martino e Serenella dimostra che la ricerca ostinata di vedere riconosciuti i propri diritti ha portato i frutti sperati, quelli dell’affermazione della verità e della giustizia».
«La speranza – continua la nota – è che si possa giungere a scrivere più storie con questi finali e che si possa aprire una fase nuova, che veda i cittadini ribellarsi alle distorsioni di un sistema mafioso che vuole gli imprenditori e molti cittadini asserviti. Occorre sentire forte il desiderio di un riscatto sociale, culturale e politico dei nostri territori. Non è possibile fermarsi ad un caloroso plauso nei confronti di chi ha il coraggio di dire no, e neppure si può pensare che l’impegno di tutti possa consistere in una sterile indignazione, serve la costruzione di un’etica del fare, oltre che dell’essere. Non si può restare immobili o peggio ancora rassegnarsi al fatto che scardinare il malaffare sia impossibile».
Libera Calabria sa che «il cammino non sarà facile, ma, unendo le forze si può riuscire a risanare un sistema economico e sociale viziato. È tempo che ciascuno faccia la propria parte senza remore o tentennamenti. È tempo che cittadini, istituzioni e forze dell’ordine si riconoscano in un rapporto di reciprocità, insieme dalla stessa parte: quella della giustizia, perché come ci ricorda don Luigi Ciotti “la parte giusta non è un luogo dove stare, ma un orizzonte sempre da raggiungere”. Ci auguriamo, così, che sempre più persone rivendichino i propri diritti e non si pieghino alla logica di chi li vorrebbe succubi; ci auguriamo che la lotta al racket delle estorsioni diventi impegno concreto e fattivo di tutti, nessuno escluso».

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