REGGIO CALABRIA Torna in carcere Rocco Santo Filippone, imputato nel processo “‘Ndrangheta stragista”, al quale erano stati concessi gli arresti domiciliari il 10 aprile scorso in relazione all’emergenza Covid-19. La Corte d’assise di Reggio Calabria con un’ordinanza depositata ieri, ha respinto la richiesta dell’imputato di essere ricoverato in ospedale e disposto invece nei suoi confronti il ripristino della custodia cautelare in carcere. Filippone, che è stato detenuto a Torino, sarà trasferito in carcere a Bari. La decisione dei giudici è avvenuta in applicazione del decreto Bonafede, approvato il 9 maggio scorso in Consiglio dei ministri, e sulla base dell’iniziativa del Dap, che aveva comunicato la disponibilità per Filippone, 80enne affetto da cardiopatia ipertensiva e di altre patologie e portatore di un pace maker, di un posto nel penitenziario barese, dove vi è «ampia offerta – si legge nell’ordinanza della Corte d’assise – specialistica interna ed esterna». La Corte d’assise ha accolto la richiesta del pm, il quale sollecitava il ripristino della misura cautelare in carcere «per essere venute meno le ragioni che avevano giustificato la sostituzione della predetta misura con quella degli arresti domiciliari». Determinante per la decisione il fatto che secondo la Corte restano “sussistenti” le originarie esigenze cautelari per cui era stata disposta la detenzione in carcere. E in particolare rimane “il pericolo di reiterazione” dei reati contestati alla luce della loro “gravità” e della personalità dell’imputato, già condannato per reati contro il patrimonio,detenzione illegale di stupefacenti e di armi. Pericolo che, scrivono i giudici, non può ritenersi attenuato dal lasso di tempo trascorso dal momento della sottoposizione al provvedimento restrittivo».
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