REGGIO CALABRIA «Le modalità che hanno caratterizzato la designazione del coordinatore dell’Avvocatura regionale da parte della presidente Jole Santelli (qui la notizia data dal Corriere della Calabria) lascia alquanto perplessi e richiedono una spiegazione». È quanto sostengono i consiglieri regionali Francesco Pitaro (Gruppo misto) e Luigi Tassone (Pd), secondo cui «si è trattato di una nomina diretta, intuitu personae, che però non pare rientrare nelle facoltà della presidente che, in tal modo, disattende il diritto degli avvocati interni, che sono una notevole risorsa dell’apparato della Regione, di partecipare ad una regolare selezione di cui, da quanto si apprende, non c’è traccia. Inoltre, cosi facendo – aggiungono Pitaro e Tassone – la presidente non considera la peculiarità e la specificità della funzione legale all’interno di un Ente pubblico, di chi la interpreta e di chi la coordina. Nell’espletamento corretto ed obiettivo delle loro delicatissime funzioni (e a tutti è nota l’enormità e l’importanza istituzionale ed economica del contenzioso regionale), non solo gli avvocati, ma in particolare la figura del coordinatore deve assolutamente usufruire della più ampia autonomia decisionale. Il che, però, come s’intuisce, non sarebbe possibile, o di sicuro darebbe adito a molti dubbi, se il capo dell’Avvocatura regionale, anziché essere al servizio della Regione fosse persona di fiducia del suo presidente».
Per i due consiglieri regionali «è necessario, pur rispettando le prerogative della presidente e sicuri che Santelli è animata dall’esigenza di porre all’apice di questa branca dell’Istituzione una professionalità con spiccate competenze e comprovate abilità, che le modalità di scelta si svolgano nel pieno rispetto della legislazione vigente e garantiscano l’indipendenza e l’autonomia di tali professionisti. E non c’è altro modo, salvo voler incorrere in dispute evitabili attenendosi alle basilari regole della buona amministrazione (efficienza, efficacia ed economicità), che procedere, per l’individuazione del coordinatore dell’Avvocatura – concludono Pitaro e Tassone – con una selezione tra i profili degli avvocati interni ed eventualmente, nel caso questi ultimi non avessero i requisiti richiesti, rivolgendosi all’esterno».
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