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Trafugate acquasantiere antiche in una Chiesa del Catanzarese

È successo a Martirano, dove i ladri, pur muovendosi in pieno centro, hanno potuto rubare gli oggetti dal grande valore storico e culturale

Pubblicato il: 02/06/2020 – 14:56
Trafugate acquasantiere antiche in una Chiesa del Catanzarese

CATANZARO Due acquasantiere “a muro” sono state trafugate dalla Chiesa di San Francesco d’Assisi, in piazza Giacomo Leopardi, a Martirano, piccolo centro della provincia di Catanzaro. Si tratta di due oggetti sacri, ma che hanno anche un alto valore dal punto di vista storico e culturale. Risalgono, infatti, ad un periodo compreso tra il Settecento e l’Ottocento e una di queste risulta catalogata dalla Soprintendenza per i beni culturali che e’ stata informata dell’accaduto. I ladri hanno potuto agire indisturbati, dal momento che la chiesa è in interessata da alcuni lavori di restauro e si trova in una zona decentrata del paese. Non è chiaro ancora quando il furto sia stato messo a segno, probabilmente tra il mese di aprile e l’inizio del mese di maggio. Le due acquasantiere provengono dall’ex cattedrale di Martirano, sede di diocesi sino al 27 giugno 1818 quando fu incorporata a Nicastro, ora Lamezia Terme, con Bolla di Papa Pio VII. Le acquasantiere hanno una forma a conchiglia, in pietra di colore verde scuro intagliati da uno scultore ignoto e hanno un peso di 30-40 chilogrammi ciascuno. Le indagini sono seguite dai carabinieri della Stazione di Conflenti, competente sul territorio di Martirano, con il forte sospetto che le due acquasantiere possano essere immesse sul mercato nero degli oggetti sacri di antiquariato o su siti web dedicati all’e-commerce. Oltre ai militari della Compagnia di Soveria Mannelli si e’ interessato della vicenda il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza. I dati acquisiti verranno infatti incrociati con quelli presenti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando Tutela Patrimonio Culturale di Roma, la più grande banca dati di opere d’arte rubate al mondo. Ovviamente dei fatti è a conoscenza anche la Curia lametina, proprietaria dei beni sottratti.

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