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Turismo, la denuncia della Fisascat Cisl: «Senza stipendio almeno il 70% degli stagionali»

Appello del segretario regionale Lo Papa per aiutare i lavoratori del settore tagliati dal sistema di sussidi: «Estate da incubo. Occorre sostenere i lavoratori»

Pubblicato il: 05/06/2020 – 13:20
Turismo, la denuncia della Fisascat Cisl: «Senza stipendio almeno il 70% degli stagionali»

CATANZARO «Senza soluzioni strutturali per il sostegno al reddito sarà un’estate da incubo per gli stagionali del turismo calabrese. Almeno il 70 per cento di questi rimarrà a casa. Un bacino importante, fondamentale per l’economia, composto da camerieri, bagnini, guide turistiche, barman». Ad affermarlo è il segretario regionale della Fisascat Cisl, Fortunato Lo Papa, che ricorda come la nuova NASpI abbia leso i lavoratori del comparto turistico dimezzando la durata e il valore del sussidio. «Non vogliamo parole ma fatti – afferma Lo Papa – non si puo’ accettare che un numero così alto di lavoratori rimanga senza occupazione e che la Regione non faccia nulla ne’ che il governo continui a rispondere con il silenzio alle nostre richieste di incontro sul settore turistico. Da tempo come Fisascat Cisl chiediamo che per gli stagionali la NASpI venga calcolata superando la riduzione del 50 per cento della durata e del valore del sussidio, e quantificando l’effettiva corrispondenza delle settimane di lavoro prestato».
«Un aiuto ai lavoratori – aggiunge il sindacalista – è sicuramente quello che puo’ fornire la contrattazione attraverso la Bilateralità recuperando risorse e promuovendo corsi di formazione. Ma è fondamentale il ruolo dello Stato nel sostegno al reddito e, invece, al momento le misure del governo sono insufficienti, così come quelle a livello regionale».
«Non basta riaprire, con rigide regole che tutelano la sicurezza ma limitano i numeri, le attività per potere sopperire ad un lockdown di più di due mesi – incalza ancora Lo Papa – ci sono padri e madri di famiglia, spesso monoreddito, a casa e che non sanno quando e se potranno ritornare al lavoro, perché affinché il circuito turistico abbia bisogno degli stessi numeri occupazionali di prima, servirà un tempo indefinito, nelle cui more i lavoratori non possono essere abbandonati».

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