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Danneggiato il sentiero del Reventino. «Tagliato via un pezzo di storia»

Inaccessibile la “Grotta del Brigante”, legata alla cruenta storia di Pietro Bianco. «A questo luogo hanno tolto la vita. Le istituzioni facciano qualcosa»

Pubblicato il: 08/06/2020 – 12:26
Danneggiato il sentiero del Reventino. «Tagliato via un pezzo di storia»

CATANZARO Appello dell’associazione Discovering Reventino in seguito al danneggiamento del “Sentiero del Brigante Pietro Bianco” e del taglio del bosco circostante nel territorio di Bianchi. «Un luogo simbolo della storia e della memoria collettiva- si legge nell’appello – è stato tagliato via. A Bianchi, in localita’ Malisirici, la “Grotta del Brigante” oggi non è più accessibile: il “Sentiero del Brigante” e l’accesso alla grotta sono danneggiati irrimediabilmente, a causa del taglio di parte del bosco circostante e della rimozione degli alberi che reggevano il sentiero e le poche infrastrutture di legno costruite per raggiungere la grotta. La “Grotta del Brigante” – si legge – rappresenta uno dei più importanti attrattori storico-naturalistici dell’area del Reventino e dell’alta Valle del Savuto. Dal punto di vista storico in questa grotta ha trovato rifugio Pietro Bianco, uno dei briganti dalla storia più cruenta e affascinante dell’epoca post-unitaria».
Dal punto di vista naturalistico, si fa rilevare, «l’area intorno alla grotta è immersa in una natura a tratti selvaggia, fra boschi di castagno, cerro, ontano e agrifoglio. Questo luogo dall’identità così marcata ha rappresentato uno dei punti di forza nel complesso dei sentieri realizzati e promossi dall’associazione Discovering Reventino, attiva sul territorio dal 2015. Infatti, la “Grotta del Brigante” in questi anni è stata meta di diverse escursioni organizzate dall’associazione, con numerose presenze da tutta la regione e anche dall’estero. Inoltre, per favorire l’accessibilità di quest’area sono stati realizzati – da parte dell’amministrazione locale – alcuni interventi mirati, tra cui la costruzione di una passerella in legno che agevolava l’ingresso alla grotta. Il cammino, in linea con gli obiettivi di Discovering Reventino – prosegue il documento – è una forma di resilienza e di recupero dell’identità locale e del rapporto con l’ambiente e il paesaggio: conoscere i luoghi, come la “Grotta del Brigante” e i boschi intorno, ed essere consapevoli del loro valore naturalistico, storico e culturale consente di amarli e di tutelarli. Oggi, però, a questo luogo hanno tolto la vita. La sua identità è scomparsa, tagliata via insieme ai boschi».
Discovering Reventino, «oltre a segnalare l’accaduto alle autorità competenti affinché verifichino la liceità del taglio», si rivolge alle istituzioni e agli enti preposti, nonché alle comunità locali, «per invitare tutti ad una maggiore attenzione e a rispondere a quanto avvenuto a Bianchi con una proposta di azione condivisa e partecipata. L’obiettivo comune vuole essere quello di favorire la tutela dei luoghi e la creazione di percorsi e di economie sostenibili. I boschi a ceduo che oggi sono funzionali per produrre pali da siepe, o molto più verosimilmente, vengono trasformati in cippato e destinati agli impianti di produzione di biomassa, possono invece essere al centro di un’economia forestale ecocompatibile che crei nuova occupazione e magari anche un nuovo paesaggio. I boschi possono essere concreti strumenti di sviluppo economico, sociale e territoriale. Occorre ridare valore al legno, attraverso la valorizzazione del prodotto e, allo stesso tempo, ridare valore alla biodiversità e agli habitat forestali come risorsa paesaggistica e ambientale». L’appello di Discovering Reventino, dunque, è motivato dalla necessità «di intervenire insieme, al più presto, perché ciò che è successo a Bianchi non accada in altri luoghi cari a noi tutti».

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