di Michele Presta
CETRARO Gianni Tufano contava i giorni che lo separavano dal 15 giugno. Avrebbe inaugurato la sua pizzeria dopo anni di pala e farina lontano dalla sua famiglia. Ha messo la pummarola ncoppa e dato forme a pizze in stile napoletano nelle migliori pizzerie del cosentino. Il ritorno a Cetraro dopo moltissimi anni di peregrinaggio avrebbe dovuto rappresentare un momento di rinascita insieme ai ai suoi figli, ma così non è stato. Alzando le serrande della saracinesca per definire gli ultimi ritocchi nel suo locale si è ritrovato dinnanzi ad una scena che non avrebbe mai immaginato di vedere. Il forno (in foto da copertina ndr) completamente distrutto. I calcestruzzi della struttura e delle decorazioni sono adagiati dinnanzi alla bocca che invece avrebbe dovuto ricevere l’impasto e il condimento. Indagano i carabinieri di Cetraro ai quali è stata sporta regolare denuncia. L’affabile accento napoletano non lo abbandona neanche in questo momento di sconforto. «Sono 25 anni che sto a Cetraro, mi dividevo tra il lavoro e la famiglia – ci spiega – ma la morte di mia moglie ha cambiato tutto. Ci ha lasciato a causa di un male incurabile e io ho deciso che era arrivato il momento di stare insieme ai miei figli sempre». Per questo ha investito i soldi di una vita per creare una pizzeria con al centro della sala il forno, nel quale cuocere le pizze ma anche i panuozzi napoletani ed altre prelibatezze della cucina tipica di chi vive alle pendici del Vesuvio. «Solo nel forno avevo investito tutti i miei risparmi – aggiunge – io non sono un imprenditore, sono una persona che ha sempre fatto il suo lavoro nel migliore dei modi e i soldi che avevo messo da parte li ho spesi per dare vita a tutto quello che mi è stato portato via. Per fortuna ancora non mi avevano portato i marmi, altrimenti sarebbe stata una vera tragedia». Le domande e i pensieri si rincorrono nella testa di Gianni mentre cerca di riassettare tutto. Di cosa si è trattato? Un avvertimento della criminalità organizzata o una bravata di qualche ragazzo del posto? «Sono ben voluto e conosciuto da tutti a Cetraro – ci racconta – è stato un gesto vigliacco che ha fatto piangere i miei figli e questa è la cosa che più di tutte mi dispiace e mi ferisce. Io sto cercando di crearmi un lavoro, qualcosa che mi permetta di lavorare in autonomia e che di riflesso aveva permesso ad altre famiglie di sperare in un futuro in questa terra». Gianni Tufano viene da Secondigliano, è lontano da quella Napoli dove ha carpito i rudimenti del mestiere. «Io lo so che cosa significa quando la criminalità organizzata ti prende di mira – racconta -. Ti fanno saltare il locale e non ci rimane niente. Questo non è un paese di mafiosi, la mafia esiste è chiaro, ma in questo gesto vigliacco secondo me si nasconde la volontà di rallentare la mia apertura». Tutto esaurito per i giorni prossimi all’inaugurazione, dovranno aspettare i clienti della “Zero-81”. «Io lo so che spesso queste situazioni generano gare di solidarietà – conclude – io non voglio fare pietà e se ho pianto l’ho fatto soltanto perché ho visto il dolore che hanno provato i miei figli. Ho sentito e continuo a sentire un affetto indescrivibile nei miei confronti, questo mi fa molto piacere. Per anni ho fatto la fortuna di molti imprenditori con le mie pizze, adesso volevo semplicemente fare la mia». (m.presta@corrierecal.it)
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