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Callipo: «Fondi per infrastrutture, giovani e lavoro finiscono in spot e buoni pizza»

Il capogruppo di “Io resto in Calabria” critica la scelta della giunta Santelli sulla riprogrammazione dei fondi europei. «Non è così che si affrontano i problemi del turismo e della crisi. Grave c…

Pubblicato il: 11/06/2020 – 17:20
Callipo: «Fondi per infrastrutture, giovani e lavoro finiscono in spot e buoni pizza»

CATANZARO «È chiaro a tutti che la crisi economica generata dall’emergenza Covid deve essere trasformata in un’opportunità per rimodulare la programmazione comunitaria e riprendere in mano progetti che, a causa delle politiche inadeguate del passato, non sono stati avviati e rischiano di essere persi. È questa la vera sfida che abbiamo davanti e per questo, di recente, ho invocato un’operazione verità sui fondi Ue. La Giunta regionale, invece, sembra decisa a polverizzare le risorse in interventi a pioggia e a dirottare fondi destinati a importanti infrastrutture su misure che potrebbero rivelarsi solo mere operazioni di immagine e che rischiano di non portare a nessun investimento strategico sul territorio». Il capogruppo di “Io resto in Calabria” Pippo Callipo avrebbe riprogrammato diversamente la quota di fondi comunitari stanziata dalla giunta Santelli per i voucher estivi, corti d’autore ed eventi finalizzati ad attenuare la crisi economica dovuta all’emergenza Covid.
E invece la deliberazione di Giunta regionale n. 104 del 25 maggio che ha ad oggetto la rimodulazione dei fondi del Piano di Azione Coesione 2007/2013 «sembra andare» proprio nel verso degli interventi a pioggia. «Con questo provvedimento, i cui contenuti – ricorda Callipo – sono stati rivelati dal Corriere della Calabria, la Regione decide di spostare 34 milioni di euro per finanziare due tipi di intervento: uno prevede dei voucher turistici da 200 euro per i giovani e da 320 euro per le famiglie, l’altro riguarda la produzione e la messa in onda di “opere artistiche audiovisive d’appeal con testimonial d’eccezione” e l’organizzazione di eventi “virtuali”».
Per il leader di “Io resto in Calabria” si tratta di «una grande operazione d’immagine, con spazio a consulenze per comunicazione e pubblicità, che ha l’obiettivo di migliorare la “reputazione” della Calabria. Posto che avremmo una migliore reputazione se la politica regionale non fosse costantemente al centro di scandali e inchieste giudiziarie, è certamente una scelta politica legittima quella della Giunta regionale di spendere diversi milioni di euro per cercare di veicolare una “narrazione” positiva della Calabria. Il problema però è anche da dove quei milioni di euro vengono tolti. Dei 34 milioni al centro della delibera del 25 maggio, infatti, ben 23 erano destinati al progetto mai avviato della nuova aerostazione di Lamezia Terme; poi c’erano, tra le altre cose, 1,6 milioni per misure a tutela dell’occupazione collegate agli ammortizzatori sociali in deroga; 1,2 milioni per interventi di efficientamento energetico dell’UniCal e dell’UniMed; 513mila per l’occupazione di giovani donne e di giovani laureati».
«Siamo sicuri – si chiede l’imprenditore – che pagare la pizzeria ai ragazzi o un weekend in hotel alle famiglie servirà ad evitare la grave crisi delle strutture ricettive calabresi? Siamo sicuri che dirottando i fondi che erano destinati a infrastrutture strategiche si affronti efficacemente il problema del turismo, settore che risente in maniera decisiva proprio della mancanza di trasporti adeguati? Se la gente non riesce ad arrivare in Calabria, se i calabresi hanno grandi difficoltà a muoversi nella loro stessa regione per evidenti carenze nella rete viaria e ferroviaria, se le aree interne sono praticamente irraggiungibili e le potenzialità dei territori non vengono mai valorizzate con progetti di ampio respiro sociale e culturale, a cosa serviranno cortometraggi e spot televisivi e sul web?».
«La ripartenza – per Callipo – deve basarsi su una progettualità proiettata verso un futuro di sviluppo e non può essere occasione per “mascherare” un utilizzo improprio dei fondi europei che rischia di tradursi in valore aggiunto solo per pochi e non per la collettività. Pensare che possiamo rialzarci parlando di mega opere come il Ponte o con progetti effimeri che non vanno a incidere concretamente sui territori rischia di consegnarci all’ennesimo, irreparabile fallimento».

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