COSENZA L’operazione “Demetra” condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla procura di Castrovillari, evidenzia tutta una serie di rapporti tesi a capire quanto fossero fitte la reti del caporalato nella piana di Sibari. Braccia e dignità chiamate «scimmie», acqua pescata nei fossi di scolo per saziare la sete di chi, sotto il sole e contro ogni intemperie arricchiva le mani del padrone, anche tramite i matrimoni combinati per ottenere la documentazione per poter solcare i campi (qui la notizia). In questo quadro si inserisce la figura del dipendente del comune di Rossano, Giuseppe Virelli, conosciuto come Pino. Per l’accusa, a incastrarlo sarebbero tutta una serie di intercettazioni con Giuseppe Abbruzzese e con alcuni braccianti reclutati. Telefonate tese a dare e rendere favori, perlopiù lavorativi. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere di cui è stato destinatario Pino Virelli, il gip al termine delle intercettazioni evidenzia come l’indagato «intrattiene rapporti con il caporale Giuseppe Abbruzzese. Nel dettaglio, le conversazioni captate hanno evidenziato come Virelli coadiuvi l’Abbruzzese nel regolarizzare i documenti dei braccianti reclutati. Talvolta, poi, Virelli si attivava per reperire braccianti da destinare al caporale Abbruzzese».
Oltre trenta pagine di intercettazioni, segnalano che il dipendente comunale si «attivava per garantire la regolarità dei documenti prodromici alle assunzioni», reo secondo gli inquirenti, di favorire l’organizzazione, abusando del suo ruolo, con il rilascio di documenti di identità e certificazioni che attestavano la residenza in loco per consentire l’assunzione fittizia.
Giuseppe Virelli non solo viene tirato in ballo da Giuseppe Abbruzzese e dalla bracciante agricola Aimona Vizitiu nelle loro conversazioni telefoniche, ma manifesterebbe l’adesione alla rete in molte altre. Tra le tante intercettazioni a partire dal 2018, Virelli chiama Abbruzzese per parlare della bracciante e dell’attività di reclutamento. Riferisce di aver parlato con un’amica per due braccianti da impiegare. Dalla conversazione si evince «chiaramente» come Virelli regolarizzi la posizione residenziale dei braccianti reclutati da Abbruzzese. A tal punto da consentire a quest’ultimo di procedere con le assunzioni dei lavoratori. «Io posso spostare la residenza, la cosa, se capita qualcuno, ha detto, telefonami, che subito che noi gli facciamo l’ambasciata (il servizio). Più di questo, Giusè, che posso fare?». Per quest’impegno, Pino Virerlli riceverà da Giuseppe Abbruzzese mandarini e arance. In un altro dialogo si evince il rapporto collaborativo esistente tra il caporale e di dipendente pubblico. E’ Virelli stesso ad attivarsi per tentare di contattare la bracciante agricola Vizitiu. Ed ancora, a marzo 2018 Abbruzzese contatta Virelli per riferirgli che una delle due braccianti reclutate e fittiziamente allocate in una residenza di contrada Lampa Patire se n’è andata. Abbruzzese è preoccupato che possano esserci delle conseguenze. «Chissà se poi cammina quel documento, che risulta, non è qualcosa». Virelli, che si mostra consapevole della pratica fittizia di residenza richiamata da Abbruzzese, risponde tranquillizzando il suo interlocutore dicendo che sentirà un suo collega per poi fargli sapere: «Eh, non ti preoccupare che me la vedo io, vai tranquillo» e che provvederà lui a regolarizzare i documenti. «Che te li preparo tutti, belli puliti, dentro la busta che poi quando ci vediamo… te le faccio tutte le copie e le cose, te le metto nella busta, belle belle, così poi te le conservi, tu, hai capito? Me le tengo io nella macchina che poi quando ci vediamo alla stazione…». A fronte di questo interessamento, secondo gli inquirenti, Abbruzzese offre a Virelli una bottiglia di vino. In questo caso le attività investigative hanno permesso di riscontrare come Giuseppe Abbruzzese ospitasse braccianti agricoli nella sua abitazione di Lampa Patire. Ancora a marzo, in un’altra conversazione, Abbruzzese chiama Virelli per chiedere notizie sulle pratiche di cui si sta occupando e, nello specifico, di quelle relative al rilascio delle carte d’identità che, alla luce delle conversazioni, si riferiscono a braccianti reclutati da Abbruzzese. In un’altra telefonata Virelli riferisce alla presunta caporale di aver parlato con una donna bulgara che e andata da lui, al Comune di Rossano, per una voltura. Virelli vuole reclutare la donna per Abbruzzese con una retribuzione di 29 euro al giorno. Poi dice al caporale che se gli porterà quella «cosa», riferendosi ai documenti. Che l’oggetto della conversazione sia il reclutamento della manodopera emerge dar riferimento alla “Coccinella”, ditta citata e che risulta effettuare reclutamento su larga scala. Al riguardo, Virelloi dice al suo interlocutore di aver paarlato di lui come «ditta seria», riferendosi alla ditta Abbruzzese. In un altro colloquio telefonico, ad aprile 2018, la conversazione evidenzia il ruolo di Virelli nell’illecita attività di reclutamenti fattivamente, posta in essere dal suo amico, Giuseppe Abbruzzese. Una donna straniera si rivolge al dipendente comunale per trovare lavoro al figlio. In un altro dialogo si capisce come Virelli abbia reclutato il figlio della donna. Quindi contatta Abbruzzese per informarlo e comunicargli che ha bisogno dei documenti del ragazzo per procedere con l’assunzione, codice fiscale e carta d’identità. Abbruzzese: «Va bene Pinù va bene… a me però mi servono i documenti». Dall’altro capo del telefono il dipendente risponde:«Come documenti cosa ti serve? … che io non ho chiesto… ti ho solo fatto la mmasciata». Ad caporale servono carta d’identità e codice fiscale per un bracciante.
«Ho capito… il codice fiscale di qua e la carta d’identità ho capito… che ora glielo dico» spiega il dipendente pubblico. In definitiva, secondo gli inquirenti «appaiono sussistenti gravi indizi di colpevolezza a carico di Giuseppe Virelli».
x
x