di Roberto De Santo
TORANO CASTELLO «Non ci aspettavamo un’attenzione mediatica così elevata. Perché avevamo seguito tutti i protocolli previsti in questi casi e ci siamo attenuti rigidamente a quelli. Mettendo in campo la nostra massima esperienza e con trasparenza offrendo la piena collaborazione con le istituzioni. In primis con l’Asp». Il dottor Luigi Pansini, geriatra e storico responsabile di “Villa Torano” per la prima volta parla di cosa sia successo nella Residenza sanitaria assistenziale di Torano Castello epicentro di uno dei focolai di Covid-19 scoppiati a metà aprile in Calabria. Pansini, allievo del professor Rosario Mattace dell’Università di Catanzaro che dal 1999 dirige la prima RSA in Calabria, parla con il Corriere della Calabria all’indomani della conferenza stampa indetta dalla task force dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza per fare il punto sulla gestione dell’emergenza sanitaria legata al diffondersi dell’infezione di Covid-19 anche nel Cosentino. Proprio nel corso di quel faccia a faccia con la stampa, i vertici dell’Asp hanno illustrato il protocollo di gestione applicato per contenere e gestire in massima sicurezza il focolaio epidemico del Covid 19, definendo il “Modello Torano” il metodo a cui ci si dovrà ispirare per affrontare con successo l’infezione virale sempre in agguato e di cui si teme un ritorno nei mesi invernali. Un modello dunque di cui Pansini risulta tra i principali ispiratori.
Direttore, facciamo un passo indietro, come vi siete accorti di cosa stava accadendo?
«Avendo già applicato dalla fine di febbraio ogni norma prevista dalle ordinanze regionali e dalle indicazioni dell’Istituto superiore di sanità, per la prevenzione dell’infezione ed avendo pazienti totalmente asintomatici al Covid 19 non ci saremmo mai aspettati che di fronte all’unico paziente ricoverato in Ospedale, appena ha manifestato un grado di insufficienza respiratoria (come prevedevano le indicazioni), ci fossero un numero cosi elevato di pazienti ed operatori positivi. Trattandosi poi di soggetti tutti asintomatici qualcuno ha pensato che fossero sballati i risultati per errori nella metodica dei test con il tampone».
La storia dei tamponi ha suscitato più di qualche perplessità sia per il fatto che fossero stati prelevati direttamente dalla protezione civile che per le modalità di esecuzione. Cosa è avvenuto?
«Quando dall’ospedale mi hanno comunicato l’esito del tampone della paziente appena ricoverata il giorno di Pasquetta ho subito avvisato l’Amministratore della società che la sera stessa ha fatto recapitare in clinica i tamponi per eseguire immediatamente i prelievi perché eravamo seriamente preoccupati non solo per “Villa Torano” ma anche per le altre strutture del Gruppo nel Cosentino che vedono impegnati dirigenti medici ed amministrativi che sarebbero potuti essere veicolo di contagi. I prelievi per il tampone sono stati fatti dal sottoscritto, come prevede l’ordinanza regionale, secondo le procedure standard e sono rimasto alquanto sorpreso quando qualcuno, di fronte al numero elevato di pazienti ed operatori positivi – ma asintomatici – asseriva che ci fosse stato un errore nel metodo di prelievo. I risultati del secondo tampone, fatto dai medici dell’Asp di Cosenza sono stati sovrapponibili ai primi fatti dal sottoscritto che quindi non sono stati mai invalidati ma utilizzati per la valutazione complessiva. Solo dopo ho cominciato ad intuire che ad ogni atto sarebbe scoppiata una polemica fatta ad arte per altri motivi che, per me che faccio solo il medico, è difficile da comprendere».
Subito dopo aver acquisito i risultati quali sono stati i provvedimenti che avete adottato?
«Intanto abbiamo fatto subito formale richiesta all’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza di inviare propri specialisti per constatare lo stato asintomatico dei pazienti al Covid 19 e le condizioni di salute degli stessi, perché si rischiava di non essere creduti per l’elevato numero di pazienti positivi asintomatici. Quando sono venuti gli specialisti dell’Asp ed hanno accertato quanto da noi illustrato, gli stessi hanno proposto di utilizzare tutta la struttura come Centro Covid individuando moduli per pazienti positivi, per pazienti in osservazione e per i pazienti negativi. Abbiamo accettato questa sfida perché il Gruppo di cui fa parte “Villa Torano” è molto organizzato. Lo hanno dimostrato i fatti: rapidamente sono stati predisposti tutti i lavori necessari ad isolare i vari reparti, reperire il personale (considerato che oltre la metà di quello di “Villa Torano” era stato messo in quarantena perché positivo al Covid 19) e dotarlo di tutti gli ulteriori dispositivi di sicurezza individuali di fronte all’infezione in atto. Abbiamo assicurato la presenza sanitaria specialistica in modo ininterrotto, diurna e notturna, festivi compresi, rispetto a quanto invece è previsto dalle normative per le RSA dove il medico è presente per frazione di ore e nei festivi il servizio è assicurato dalla Guardia medica. A “Villa Torano”, anche prima del Covid 19, il medico è sempre stato presente in struttura».
Siete stati supportati dalla task force che l’Asp di Cosenza vi ha affiancato?
«Si, fermo restando che la responsabilità di ogni atto sanitario era in capo al sottoscritto, ho avuto il piacere di confrontarmi con medici specialisti come il dottor Giampaolo Malomo, il dottor Vincenzo Gaudio, il dottor Sisto Milito, il dottor Filippo Luciani, il dottor Vincenzo Pignatari, il dottor Antonio Lopez. Tutti coordinati dal dottor Mario Marino, responsabile del Dipartimento di prevenzione. Con i colleghi specialisti ci siamo costantemente interfacciati anche grazie al servizio di telemedicina che la struttura si è fatto carico di implementare. La sinergia che si è creata con la task force dell’Azienda sanitaria provinciale cosentina, anche per i risultati ottenuti, credo che rappresenti il modello di assistenza territoriale previsto nell’ultimo decreto legge (n.34 del 19 maggio). Un modello che prevede l’attività di sorveglianza attiva e di monitoraggio da parte dei medici specialistici delle Asp in caso di emergenza epidemica nelle residenze sanitarie. A “Villa Torano” tutto ciò è stato messo in pratica prima del decreto legge e sperimentato con successo. Un aspetto che oggi nessuno può disconoscere, al netto delle polemiche strumentali create da qualcuno per avere visibilità mediatica nazionale».
Siete stati al centro di un’attenzione mediatica straordinaria. Con dirette televisive per più giorni. Più di uno ha paragonato il “caso Torano” a quanto successo al “Pio Albergo Trivulzio” di Milano. Cosa pensava in quei momenti?
«Non riuscivo a spiegarmi tanto clamore, nemmeno minimamente comparabile con quanto successo per situazioni più gravi in altre realtà della Calabria o in Italia, ma soprattutto perché ero cosciente e tranquillo sullo stato di salute dei miei pazienti dei quali non temevo problematiche legate al Covid 19. Cosi è stato, se si esclude la paziente n.1, i 4 pazienti ricoverati in Ospedale avevano tutti gravi patologie pregresse non riconducibili all’infezione virale. Cosi come sono a disposizione in ogni sede per eventualmente chiarire qualsiasi aspetto sulle procedure adottate per la gestione del Covid 19 ma anche per rispondere a falsità mediatiche fatte circolare per alimentare il clamore su quello che sarebbe successo a “Villa Torano” sulla base di servizi parziali e non documentati».
Cosa si sente di dire dopo questa esperienza?
«Intanto devo ringraziare tutto il personale che con uno spirito di squadra difficilmente riscontrabile di fronte a situazioni che mettono a rischio la propria salute e quella dei familiari, si è adoperato giorno e notte per assicurare la migliore assistenza. Un personale ormai perfettamente formato anche per il trattamento di pazienti positivi e negativi al Covid 19. Lo dimostra la circostanza che tutti i pazienti negativi al doppio tampone iniziale – rimasti ricoverati nel padiglione a loro assegnato – non abbiano contratto l’infezione durante tutto il periodo che ha portato alla guarigione degli altri ospiti risultati positivi al test. Inoltre a “Villa Torano” non si è registrato alcun contagio tra lo stesso personale impegnato nell’assistenza. Ciò vuol dire che sono state osservate in modo scrupoloso tutte le indicazioni impartite e quindi non c’è stata alcun trasmissione dell’infezione tra pazienti di moduli diversi. Poi devo ringraziare la proprietà, i dirigenti ed il mio direttore amministrativo Gianmario Poggi, oltre naturalmente a mia moglie, che mi sono stati particolarmente vicini, anche fisicamente quando ho avuto qualche momento di sconforto perché il clamore mediatico aveva coinvolto anche i miei figli».
Ed ora cosa succede al “Villa Torano” dopo che il focolaio di infezione è definitivamente archiviato. Riprenderà la routine dei ricoveri ordinari?
«Adesso aspettiamo che l’Asp di Cosenza ripristini le autorizzazione ai ricoveri ordinari in RSA ed in Riabilitazione, riprendendo con ancora più forza per il fatto che siamo nelle condizioni di poter gestire qualsiasi situazione sia per le caratteristiche strutturali della clinica, che permettono anche di tenere in osservazione i nuovi ricoveri in attesa dei secondi tamponi, sia per la preparazione del personale maturata con questa esperienza. Purtroppo dobbiamo mettere in preventivo che la pandemia possa ritornare così come singoli focolai si possono presentare in qualsiasi momento ed in ogni luogo. L’importante è essere pronti ed attrezzati ad isolare i casi e saper gestire l’ordinaria assistenza per non interrompere trattamenti vitali e non procrastinabili tipo quelli riabilitativi. In altre parole quello che abbiamo saputo dimostrare sul campo». (r.desanto@corrierecal.it)
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